Il volontariato in tempo di crisi “è necessario”, ma “la motivazione aumenta nelle crisi epidemiologiche e migratorie o durante le calamità naturali, rispetto ad altre tipologie di crisi”. È quanto è emerso dal congresso annuale del Centro europeo del volontariato (Cev), che si è svolto online dal 21 al 23 ottobre con oltre 200 partecipanti provenienti da 15 paesi.
Come illustrato nell’articolo di resoconto pubblicato dall’agenzia Redattore Sociale, oltre all’assemblea dei soci che ha visto la partecipazione di 30 organizzazioni impegnate ad approfondire il documento dal titolo “Progetto 2030 per il volontariato in Europa”, nel corso della giornata del 22 ottobre si sono susseguiti tre appuntamenti particolarmente interessanti: due dedicati al tema del volontariato nei tempi di crisi e il terzo sulla presentazione delle città candidate a capitale europea del volontariato per il 2022.
Diversi spunti sono emersi dalla presentazione del progetto Vocis, finanziato dal programma Europe for Citizens, nato con l’obiettivo di indagare atteggiamenti e prospettive sul volontariato e sui volontari in generale e nelle situazioni di crisi. L’indagine, che ha visto la partecipazione di cittadini da Belgio, Croazia, Italia, Polonia e Serbia, era pre-esistente ed è stata adattata all’emergenza Covid includendo alcune domande sulla situazione in corso.
Dai primi risultati, raccolti tra maggio e settembre di quest’anno, emerge il ruolo di primaria importanza che ha il volontariato in tempi di crisi e che la motivazione aumenta soprattutto nelle crisi epidemiologiche e migratorie o durante le calamità naturali. In particolare gli intervistati fino ai 40 anni sono più propensi a partecipare a compiti di supervisione presso i centri di accoglienza, nonché di aiuto e supporto alle amministrazioni locali; gli intervistati che vivono in città/centri minori e città di medie dimensioni hanno maggiori probabilità (circa il 70%) di partecipare ad attività di raccolta e distribuzione di beni di prima necessità rispetto a chi vive in grandi città e aree metropolitane (circa il 47%).
Il congresso del Cev è stato anche l’occasione per presentare la ricerca “La città si attiva: Il volontariato e la fase 1 del Covid-19” condotta dall’Università degli studi di Padova sui volontari che si sono attivati in città durante il lockdown all’interno del progetto “Per Padova noi ci siamo” realizzato dal Csv di Padova – che avrebbe dovuto ospitare il congresso del Cev – , insieme al comune e alla diocesi. Dalla ricerca, alla quale hanno risposto circa metà dei volontari attivati, emerge un quadro di attivisti giovani (età media 40 anni), dei quali l’8% di nazionalità non italiana e con un alto titolo di studio alto (54,4% con laurea). “Tre volontari su 4 sono stati soddisfatti dell’esperienza vissuta – spiega il Csv di Padova – e l’85% degli intervistati ha dichiarato di essere intenzionato ad impegnarsi in altre azioni di volontariato, per lo più in ambito strutturato e a favore del quartiere o territorio di appartenenza”.
Sempre il 22 ottobre si è svolta la presentazione delle candidate capitali del volontariato 2022: Gdansk (Polonia), Gorizia (Italia), Izmir (Turchia) e Madrid (Spagna). “Tra luglio e agosto 2020 il Centro europeo del volontariato ha consegnato gli attestati di candidate capitali del volontariato ai rappresentanti dei Comuni e dei centri di volontariato locali delle quattro città – spiega il Csv -, che hanno avuto modo di presentarsi durante l’incontro online con un video, illustrando il ruolo del volontariato nelle loro città e quali sono i progetti, passati e futuri, che coinvolgono volontari, cittadini, istituzioni. La proclamazione della capitale europea del 2022 si svolgerà nel corso della giornata del 5 dicembre 2020, in diretta streaming.
Fonte: CSVnet