5 per mille: a volontariato e associazioni metà delle risorse degli ultimi 10 anni

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Per lo studio della Banca Etica presentato oggi a Roma, rappresentano una “galassia” di organizzazioni che ha una “grande capacità di attrarre fiducia dei contribuenti”. Ricerca medica e scientifica resta il primo settore sostenuto dagli italiani

È la ricerca medica e scientifica il settore che attira maggiormente le preferenze degli italiani per quanto riguarda la destinazione del 5 per mille, ma volontariato e associazionismo hanno ricevuto più della metà delle risorse. È quanto evidenzia la ricerca “Il 5 per mille e lo sviluppo del non profit” realizzata da Banca Etica e presentata oggi a Roma. Secondo quanto riportato dallo studio, nel decennio che va dal 2006 al 2016, il 36 per cento delle risorse del 5 per mille sono state devolute a favore delle Fondazioni che si occupano di ricerca, con il 27 per cento indirizzato esclusivamente a progetti di natura sanitaria. Tuttavia, è il mondo del volontariato e dell’associazionismo a rappresentare il principale beneficiario del 5 per mille in Italia. Secondo il report di Banca Etica, infatti, tra il 2006 e il 2016 la “galassia del volontariato e dell’associazionismo” ha rappresentato il 56 per cento degli enti beneficiari, ricevendo il 53 per cento del totale degli importi, ovvero 2,2 miliardi di euro. “Questa tipologia di organizzazioni dimostra una grande capacità di attrarre la fiducia dei contribuenti – spiega il rapporto – e, conseguentemente, di tradurla in risorse di cui disporre per lo sviluppo delle proprie progettualità”.

Sebbene le Fondazioni rappresentino poco più del 4 per cento degli enti, si legge nel rapporto, queste raccolgono il 36 per cento delle risorse. “Un risultato ascrivibile alla capacità che queste organizzazioni hanno sviluppato a livello comunicativo e di coinvolgimento dei cittadini”, spiega il report. Numericamente molto presenti, ma con una raccolta esigua le associazioni sportive dilettantistiche (15 per cento) e le cooperative sociali (13 per cento) che riescono a raccogliere rispettivamente l’1,5 e il 3,3 per cento del totale. “Un segnale di scarsa attrattività che si può spiegare in due modi – aggiunge lo studio -: nel caso delle associazioni sportive dilettantistiche le spesso ridotte capacità dimensionali rendono complessa l’attivazione di campagne di coinvolgimento dei contribuenti nella scelta del 5 per mille verso questa tipologia di organizzazioni, rendendo questa misura marginale rispetto alla necessità di risorse che le associazioni sportive dilettantistiche manifestano. Nel caso delle cooperative sociali invece la scarsa attrattività può essere ricondotta alla maggiore attenzione di queste organizzazioni nelle relazioni con la propria base sociale e con gli enti pubblici e alla inferiore capacità di tessere relazioni solide con le comunità in cui operano”. Resta “irrilevante”, infine, la quota di Comuni e Proloco che superano di poco il 3 per cento delle risorse assegnate.

Lo studio, infine, conferma quanto evidenziato negli anni sulla ripartizione delle risorse del 5 per mille, ovvero l’alto grado di “concentrazione della distribuzione” delle risorse. Tra il 2006 e il 2016, infatti, “i primi 10 prenditori hanno raccolto il 29 per cento del totale, pari a 1 miliardo e 200 milioni di euro”, specifica lo studio. Inoltre, “il valore medio del contributo ricevuto annualmente dagli enti beneficiari del 5 per mille riflette le differenze strutturali e organizzative – conclude il rapporto -: le associazioni sportive dilettantistiche percepiscono circa 2 mila euro in media all’anno; le associazioni 9,2 mila; le fondazioni per la ricerca sanitaria 1,5 milioni di euro”.

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