Per l’8 marzo l’associazione “L’Arca” di Montepaone, su invito della presidente Giovanna Vecchio, ha voluto concentrarsi, nel fare da pungolo ad un momento di riflessione comune, sulla violenza che registra numeri esponenziali soprattutto tra le mura domestiche. L’incontro “A volte si fa prima a non dire niente” è stato voluto ed organizzato dai volontari Immacolata Procopio, Sandro Betrò, Salvatore Iemmello ed Antonio Iemmello, che con competenza e responsabile disponibilità gestiscono il servizio nella biblioteca civica di Montepaone.
Gli interrogativi che via via si sono succeduti hanno poi interessato le leggi, se bastano o no, o se invece non sia urgente accompagnarle ad una rivoluzione culturale che coinvolga tutti i settori, gli apparati, le istituzioni, in un cambiamento radicale del modo di pensare e anche di esprimersi, perché poi comunque le leggi vanno scritte, articolate, interpretate, applicate!
Da qui ha preso spunto la campagna su scala mondiale, il cui simbolo sono le scarpe rosse (Zapatos Rojos), per dare voce al silenzio di morti assurde, silenti, senza giustificazione alcuna, se non quella che siamo una società malata che fatica, nonostante gli strumenti a disposizione, ad elaborare vie d’uscita.
Nel 2009, l’artista messicana Elina Chauvet ebbe l’arguzia e la genialità di pensare ad un’installazione di arte pubblica del tutto originale avente a soggetto le Zapatos rojos per richiamare l’attenzione di tutto il mondo sul destino orrendo di centinaia di ragazze messicane della città di Ciudad Juarez, in Chihuahua, rapite, stuprate, uccise, i cui aggressori sono ancora impuniti.
Da qui il termine femminicidio: omicidio di genere.
Sono lì a testimoniare assenze e, anche si suole dire: nessuno è insostituibile, certe assenze pesano e devono pesare come macigni sulla testa di tutti, perché ci riguardano tutti, nessuno escluso; certe assenze non potranno mai essere sostituite, lasciano un vuoto pesante, incolmabile, cui nessuno di noi vuole essere complice.
Scarpe rosse che, come la rosa bianca o un semplice fiocco bianco, ci invitano a prendere coscienza di quante vite siano spezzate, abusate, violate, per soddisfare istinti malati.
In quello che non voleva essere un momento semplicemente commemorativo né celebrativo, che si è consumato sabato pomeriggio nella biblioteca civica di Montepaone, si è voluto dire basta alla violenza, e anche agli stereotipi e ai luoghi comuni, con il contributo di esponenti maschili, quali Valerio Geracitano, sociologo e mediatore familiare; Saverio Sica, comandante della Compagnia dei Carabinieri di Soverato; Stefano Morena, direttore CSV della provincia di Catanzaro ed Enrico Iemmello.
Dalla Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica, firmata a Istanbul l’11 maggio 2011, alla legge n.119 del 2013, detta legge sul Femminicidio, recante disposizioni urgenti in materia di sicurezza e per il contrasto della violenza di genere, e non solo, a livello legislativo di strada ne è stata fatta, ma ancora c’è molto da fare soprattutto a livello di sensibilizzazione delle coscienze, di presa in carico, individuale e collettiva, del problema il cui superamento è il nostro salto di qualità per garantire, alle generazioni che verranno dopo di noi, una convivenza sostenibile, una società di civiltà, di rispetto e giustizia.
Giovanna Vecchio