NO alla mediazione obbligatoria e a pagamento
NO all’imposizione di tempi paritari e alla doppia domiciliazione/residenza dei minori
NO al mantenimento diretto
NO al piano genitoriale
NO all’introduzione del concetto di alienazione parentale
Sono questi i cinque NO che verranno ribaditi giorno 8 novembre alla prima tavola rotonda che si terrà a Catanzaro alle ore 16.00, presso la sala Consiliare della Provincia, organizzata dal centro antiviolenza “ATTIVAMENTE COINVOLTE onlus” facente parte della rete nazionale di Di.Re. Donne in rete contro la violenza.
All’incontro interverranno l’Avv. Stefania Figliuzzi Presidente Centro Antiviolenza Attivamente Coinvolte, Dott. Giuseppe Iannello Presidente COA di Catanzaro e Dott.ssa Gabriella Reillo Presidente Corte di Appello di Catanzaro ed altri esponenti delle varie associazioni che hanno aderito all’iniziativa.
II centro antiviolenza Attivamente Coinvolte intende sottolineare come in questa fase appare doveroso e necessario mobilitarci per contrastare “venti” che potrebbero riportarci nel passato e che rischiano di ledere dei diritti fondamentali delle donne e dei figli minori.
Inoltre, sostiene che è fondamentale procedere in tempi brevissimi ad azioni di informazione capillare, prima che di manifestazioni, per arrivare davvero a diffondere consapevolezza e sensibilizzazione in materia, a tutta la cittadinanza.
Questa è la strada!
Pertanto, cerchiamo di stringerci, abbiamo bisogno di non perdere la speranza, abbiamo bisogno di non sentirci ostaggi di una politica che oscilla tra la strumentalizzazione e l’annientamento dei diritti, abbiamo bisogno di recuperare fiducia, consapevoli che la strada è ancora lunga.
Se verranno approvati il Disegno di legge Pillon e gli altri tre disegni di legge sulla stessa materia, attualmente in discussione al Senato, separazione e affido dei figli minorenni rischiano di diventare un campo di battaglia permanente.
Ecco in sintesi perché diciamo NO al DDL Pillon:
Di fatto si vieta il divorzio a chi è meno ricco perché le separazioni saranno fortemente disincentivate dagli alti costi imposti dalla mediazione obbligatoria ed a pagamento;
I figli minori diventeranno ostaggi di un costante negoziato, presentato apparentemente sotto forma di tutela, ma di fatto, strumentale per il mantenimento diretto a piè di lista e il piano genitoriale con doppio domicilio;
Le donne, la parte in genere economicamente più debole delle coppie, perché su di esse grava il lavoro di cura della famiglia e perché hanno mediamente stipendi più bassi anche a parità di lavoro, rischiano di restare stritolate in un percorso pensato soprattutto, per imporre ed arricchire una nuova figura professionale, quella del mediatore familiare, anche disconoscendo la pervasiva violenza maschile che è causa di tante separazioni;
Infine, preoccupa l’uso dell’espressione “alienazione parentale” così controversa a livello scientifico, che rischia di favorire la messa sotto accusa di uno dei due genitori solo perché il figlio minore si rifiuta di incontrarlo. Il minorenne può ritenere uno dei due genitori inadeguato dal punto di vista educativo o, a volte, non voler incontrare un genitore perché autore di atti di violenza domestica. Parliamo quindi, di un argomento serio e delicato che non può certamente risolversi in un’imposizione normativa.
In sintesi nei punti evidenziati, le norme del DDL Pillon appaiono inopportune e pericolose in presenza di queste situazioni, tutt’altro che rare nella quotidianità.
La mobilitazione vede unite D.i.Re Donne in rete contro la violenza – la rete nazionale dei centri antiviolenza, Fondazione Pangea, Associazione nazionale volontarie Telefono Rosa, Maschile Plurale, CGIL, CAM Centro di ascolto uomini maltrattanti, UIL, Udi Unione donne in Italia Casa
Internazionale delle donne, CISMAI Coordinamento italiano servizi maltrattamento all’infanzia, ARCI e Arcidonna nazionale e tante altre realtà, e si svolgerà con presidi e interventi pubblici in moltissime città.
Per queste ragioni invitiamo il Parlamento a ritirare il DDL Pillon.