In un periodo così difficile dal punto di vista dell’accoglienza dei migranti all’interno dei circuiti ufficiali, in seguito all’entrata in vigore del decreto sicurezza 114, la Migrantes Calabra, con la collaborazione della Caritas Regionale, venerdì 30 novembre, ha realizzato, presso la sala Sancti Petri di Catanzaro, la presentazione del XXVII Rapporto Immigrazione 2017/2018. Una scelta che vuole soprattutto mettere in luce le varie sfaccettature di un fenomeno di così forte attualità e che, nello stesso tempo, viene trattato in modo superficiale. Ad aprire l’incontro, moderato da Pino Fabiano, direttore della Migrantes regionale, l’intervento di Monsignor Vincenzo Bertolone, Arcivescovo di Catanzaro Squillace e Presidente della CEC, che ha delineato l’importanza dell’accoglienza attraverso un quadro dettagliato di quello che è il sistema calabrese, denunciando quello che ormai sta diventando un clima di terrore nei confronti dello straniero che viene da paesi lontani e che dovrebbe essere invece accolto con sentimento di carità e amore. Una tensione che viene percepita anche da Simone Varisco, ricercatore della Fondazione Migrantes, che ha presentato il Rapporto Immigrazione 2017/2018, rinnovato nel linguaggio e nel format, e che ha smentito in pieno il falso mito che l’Italia sia caratterizzata dal fenomeno migratorio dal punto di vista dell’accoglienza, mentre ha sottolineato come sia ai primi posti per quanto riguarda il rilascio della cittadinanza. Durante la serata sono intervenuti anche due giovani stranieri accolti presso le strutture di Fondazione Città Solidale Onlus che, nonostante l’emozione, hanno dato testimonianza del loro percorso virtuoso di integrazione sul territorio catanzarese, grazie al sostegno degli operatori che li hanno accolti con professionalità e amore. Un percorso che li accomuna a quello di Amed Mohamed, accolto a Reggio Calabria, che ha messo in luce come la sua vita sia cambiata radicalmente in meglio dopo essere arrivato in Italia e dopo aver superato, attraverso un percorso fatto di amore e resilienza, quello che aveva vissuto prima nel suo paese di origine, l’Egitto. A concludere la serata l’intervento di Don Antonio Pangallo, delegato regionale Caritas, che ripercorrendo gli interventi precedenti ha voluto lanciare un messaggio di speranza e di fiducia, riportando l’esistenza ad un concetto di utopia per poter sognare un futuro migliore per ogni essere umano.
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