Poco più di 43 milioni di euro spesi nel 2016 in Calabria per i servizi sociali erogati dai Comuni. Sembrano tanti, ma sono davvero pochi, pochissimi, se paragonati al miliardo e 300 milioni di euro spesi in Lombardia. Valori assoluti estremamente distanti che non si avvicinano neppure quando si prende in considerazione la spesa pro-capite: anche in questo caso la Calabria si attesta all’ultimo posto, con 22 euro in media per residente, contro i 517 della Provincia autonoma di Bolzano che occupa la cima della classifica, a fronte di una spesa media nazionale di 116 euro.
A tracciare l’ampiezza dell’ennesimo gap è l’Istat, che prima di scendere nel dettaglio ha calcolato l’ammontare complessivo della spesa per i servizi sociali nel 2016, pari a 7 miliardi e 56 milioni di euro nel 2016, cioè lo 0,4% del Pil nazionale, con un incremento rispetto all’anno precedente del 2%.
Dei 43,6 milioni di euro spesi in Calabria, 14 sono stati impiegati per servizi alle famiglie e ai minori, oltre 10,4 milioni di euro sono stati erogati per l’assistenza ai disabili, quasi 9,5 milioni per gli anziani, 4,6 milioni per immigrati e nomadi, 3.4 milioni per situazioni di povertà estrema e persone senza fissa dimora e, infine, circa 382mila euro per interventi contro le dipendenze.
«Al Sud, in cui risiede il 23% della popolazione – prosegue l’Istat – si spende solo il 10%delle risorse destinate ai servizi socio-assistenziali. La principale fonte finanziaria dei servizi sociali proviene da risorse proprie dei Comuni e dalle varie forme associative fra comuni limitrofi (61,8%). Al secondo posto vi sono i fondi regionali per le politiche sociali, che coprono un ulteriore 17,8% della spesa complessiva. Il 16,4% della spesa è finanziata da fondi statali o dell’Unione europea. Tra questi il fondo indistinto per le politiche sociali, che ha registrato una progressiva flessione dell’incidenza sulla copertura della spesa (dal 13% del 2006 al 9% nel 2016)».
Nel periodo osservato diminuiscono gradualmente le risorse dedicate ai servizi per gli anziani, sia in valore assoluto che come quota sul totale della spesa sociale dei Comuni (dal 25% nel 2003 al 17% nel 2016). Nello stesso lasso di tempo l’incremento delle persone anziane residenti accentua la diminuzione della spesa pro-capite: da 119 euro nel 2003 si passa a 92 euro annui nel 2016.
«Sono invece quasi raddoppiate – conclude l’Istat – le risorse destinate ai disabili: da 1.478 euro annui pro-capite nel 2003 si passa a 2.854 nel 2016. Le spese per i minori e le famiglie con figli passano da 86 a 172 euro l’anno pro-capite e sono rivolte per il 40% agli asili nido e ai servizi per la prima infanzia».