La gente che si spende per le “buone notizie” non ne può più di quelle cattive. Lo testimonia il fatto che fossero in tanti martedì sera a prendere posto, nella Sala Napolitano del Palazzo Municipale di Lamezia Terme (da un anno e mezzo non utilizzato per i consigli comunali perché commissariato), per essere parte attiva dell’evento che, in collaborazione con i Centri di Servizio calabresi, Fondazione con il Sud e Confcooperative, ha visto il Corriere della Sera fare tappa a Lamezia in contemporanea all’uscita dell’inserto speciale di “Buone Notizie” dedicato alle buone pratiche della Calabria.
Sono in molti, infatti, che combattono lo stigma che coinvolge tutti i calabresi con la positività delle buone azioni e la fedeltà ai valori della propria terra: a dieci di loro, espressione del mondo dell’associazionismo e della cooperazione sociale dei vari territori provinciali (Pino De Lucia di Agorà Kroton, Rosanna Durante de “Il Girasole”, Stefania Figliuzzi di “Attivamente Coinvolte”, Giancarlo Rafele della cooperativa “Kyosei”, don Davide Imeneo, direttore de “L’Avvenire” di Calabria, Roberto Gatto di Crea Calabria, Sandro La Penna di Fondazione Città Solidale, Guglielmo Merazzi de “L’Alveare”, Mimmo Rocca dei “Diavoli Rossi” ed Emanuela Gigliotti di “Casa Bambi”) la giornalista Elisabetta Soglio, caporedattore di “Buone Notizie”, ha dato la parola. Parole dettate dal desiderio di denunciare e di cambiare le cose, ma anche dominate dalla paura del futuro, visto lo stato di precarietà lavorativo della regione che perde ogni anno pezzi della sua componente più giovane. Ma la crescita del mondo del Terzo Settore calabrese, che si attesta al 5,6% (un punto in più rispetto alla media nazionale) nell’ultimo biennio, la dice lunga riguardo alla passione che muove il calabrese che sceglie di dare un contributo alla crescita della propria terra: un po’ quello che è successo ad Amalia Bruni, scienziata di fama internazionale, che ha scelto di tornare nella sua città di origine, Lamezia Terme, per fondare un centro di Neurogenetica che è un punto di eccellenza nel panorama nazionale. “C’è bisogno di passione, di preparazione, di una mentalità aperta e di un ricambio a livello delle istituzioni – è stato il commento della Bruni nel corso della tavola rotonda moderata dalla Soglio – Abbiamo assistito nel corso degli anni ad una mancanza totale di lungimiranza da parte delle istituzioni, e siamo cresciuti nella convinzione che le persone “brave” siano quelle che vengono da fuori. Non è così, non lo possono essere, perché non conoscono il contesto nel quale operano. E’ tempo di avviare un cambiamento culturale in questa regione”.
Don Giacomo Panizza, fondatore della Comunità “Progetto Sud”, era poco più di un ragazzo quando è giunto a Lamezia Terme lasciandosi alle spalle la sua nativa Brescia. Da allora sono trascorsi quarantatré anni, e il suo grido di opposizione al pizzo, alle minacce, alle ingiustizie ed al malaffare non è più il solo a levarsi: “Qualcosa si è mosso rispetto ad anni fa in Calabria, ma molto si deve ancora fare, soprattutto nell’acquisire la consapevolezza di essere destinatari di doveri oltre che portatori di diritti nei confronti della comunità. In Calabria, infatti, servono persone consapevoli, non leader ”- ha chiosato don Panizza. Gino Crisci, rettore dell’Università della Calabria, non ha invece nascosto di nutrire un certo ottimismo nei confronti dei giovani calabresi, talmente “arrabbiati” e desiderosi di mostrare quel che valgono, da emergere rispetto agli altri in ambito accademico e lavorativo: “Vi siete mai chiesti perché i calabresi, fuori, si fanno conoscere per i loro meriti? Alla domanda provocatoria lo stesso rettore ha dato risposta: “Perché hanno trovato il contesto giusto, nel quale vengono applicate le regole di base della meritocrazia. Diamoci il contesto giusto, e le cose cambieranno”. Intrisa di positività anche la testimonianza di Santo Vezzano del Consorzio “Jobel”, a riprova del fatto che il mettersi insieme ed il guardare in alto è possibile e conveniente, altrimenti non si potrebbe spiegare la crescita esponenziale del numero di imprese sociali in Calabria, in cui l’imperativo è “coltivare, non criticare”.
Dalla Calabria, poi, si sta diffondendo la sperimentazione di un programma che affranca i minori dalle famiglie malavitose definita dal Consiglio Superiore della Magistratura “inoppugnabile”. Anche la Calabria, quindi, è in grado di esportare buone prassi: come ha chiarito Mario Nasone, presidente del centro comunitario “Agape”, alla giornalista Giusi Fasano, l’idea del giudice minorile Di Bella di rendere “liberi di scegliere” (così si chiama il programma) i figli dei malavitosi – per i quali si prepara una carriera criminale – un’opportunità di riscatto, non è più vista con diffidenza come all’inizio. Ora i ragazzi entrati nel programma sono più di sessanta, e in molti casi sono anche sostenuti dalle loro mamme. Giosuè D’Agostino è stato il primo di questi ad affidarsi, anni fa, a persone carismatiche come don Italo Calabrò, ed a trovare del positivo nell’esperienza del carcere vissuta a diciassette anni: “Quando sono uscito dal carcere, ho chiesto che mi venissero fatte delle restrizioni per preservarmi dalla mia famiglia – ha raccontato Giosuè – L’incontro con don Calabrò mi ha aperto ad un futuro diverso, fatto di amore, di lavoro onesto e di speranza. Ora racconto la mia esperienza ai giovani che incontro in carcere, perché vorrei che comprendessero che un futuro diverso è possibile”.
E nel nome del “fare comunità”, per incidere in maniera importante e positiva nel tessuto sociale di questa regione, “Buone Notizie” del Corsera si è affidato al ritmo coinvolgente e dalle svariate culture e identità del “Global Chorus”, nato in seno alla cooperativa “Pathos” di Caulonia, diretto da Carlo Frascà, per prendere commiato dalla terza tappa del suo tour.
Ufficio stampa CSV Catanzaro