Semaforo verde della Camera alla proposta di legge del Pd sull’assegno unico e universale per i figli che passa ora all’esame del Senato. “L’assegno unico per le famiglie con figli è una riforma epocale. L’Italia sconta un ritardo storico nel riconoscimento del valore sociale civile ed economico delle famiglie. Se l’Europa è vecchia, l’Italia lo è molto di più essendo all’ultimo posto per natalità. Non solo quindi non nascono più figli ma pare non esservi più fiducia nel futuro”, queste le parole del capogruppo democratico alla Camera Graziano Delrio nella dichiarazione di voto sulla legge, di cui era primo firmatario.
Nei giorni scorsi a fare il punto era stata la Ministra per la Famiglia e le pari opportunità Elena Bonetti: “Stiamo lavorando, affinché l’assegno unico universale per i figli fino a 21 anni arrivi dal prossimo anno”, ha detto intervistata ad Agorà.
QUANTO VALE – “Stiamo facendo i conteggi, anche sulla base della nuova riforma fiscale che faremo; si era fatta un’ipotesi fra 200 e 250 euro, in una prima simulazione. Importante è che le famiglie potranno contare su questa cifra, tutti i mesi, erogata con semplicità”, ha anticipato sempre nei giorni scorsi Bonetti.
FAMILY ACT, DA ASSEGNO UNIVERSALE A CONGEDI – La proposta di legge è uno dei pilastri del più ampio del Family Act pensato dal Governo con l’obiettivo dichiarato di sostenere la genitorialità, contrastare la denatalità, favorire la crescita dei bambini e giovani e la conciliazione della vita familiare con il lavoro, soprattutto femminile. Un disegno organico di misure, composto da 8 articoli, pensate per le famiglie con figli, tra le quali spicca appunto l’assegno universale.
Interessanti novità anche sul fronte dei congedi parentali: Si stabilisce un periodo minimo non inferiore ai due mesi di congedo parentale non cedibile all’altro genitore per ciascun figlio. Prevede inoltre un periodo di congedo obbligatorio non inferiore a 10 giorni lavorativi per il padre lavoratore nei primi mesi di nascita del figlio e che il diritto al congedo sia concesso a prescindere dallo stato civile o di famiglia del genitore lavoratore; previsto un permesso retribuito, di almeno 5 ore nell’arco di un anno scolastico per i colloqui con i professori dei figli; prevista l’introduzione di modalità flessibili nella gestione di congedi, compatibilmente con le esigenze del datore di lavoro e nell’ambito della relativa competenza, con le forme stabilite dalla contrattazione collettiva applicata al settore.
Fonte: QuiFinanza