Nei giorni scorsi l’associazione “L’Arca” di Montepaone, presieduta da Giovanna Vecchio, ha radunato attorno a sé i volontari della biblioteca civica “Cesare Pyrrò”, amici, sostenitori, turisti locali ed esperti letterari per la presentazione del libro “Di Trama e Ordito” di Anna Maria Ficchì. Un libro, il suo, che la Vecchio ha definito “un concentrato di memorie, che, attraverso un linguaggio fresco e immediato, ma comunque sofferto, ci restituisce pagine di storie, vissuti, che, se pur personali, ci appartengono e raccontano aspetti significativi della nostra comunità”. Il libro nasce come autobiografia, ma poi assume la dimensione di dialogo intergenerazionale, attraverso il confronto tra tempi e stili di vita diversi, e di analisi storica da cui condurre una prima indagine socio-antropologica.
La scrittura inizia come diario personale – ha continuato la Vecchio nel corso dell’incontro a Palazzo Pyrrò – in cui Anna rende testimonianza veritiera della vita, la sua vita, e dei familiari più prossimi, per poi evolvere, in intrecci generazionali, in una narrazione di vissuti plurali, che appartengono ad altri e altri ancora, per cui il diario diventa storia collettiva.
Anna parla della sua scuola, della sua insegnante, della banda, del maestro di banda che era una donna; parla dei soprannomi, le persone a volte si identificano più con i soprannomi che con i loro veri nomi; descrive con minuzie di particolari il lavaggio dei panni al fiume o la preparazione del forno per cuocere il pane, o la preparazione del telaio per tessere il lino.
Parla con immediatezza, Anna, con la semplicità e l’equilibrio di chi la vita l’ha vissuta intensamente nei legami profondi e intimi con tutto un mondo che le è familiare: la sua casa, il vicinato, assaporando profumi e sapori, respirando fatiche, momenti di gioia e spensieratezza tra vicoli, abitazioni, campi, di un Paese “Presepe”: quattro case, i telai, la chiesa, i mulini, i frantoi, i palmenti … paesaggi sterminati dell’anima. E poi, relazioni nuove costruite in città, al nord, un mondo altro diverso dal suo con il quale però è riuscita a dialogare, a rapportarsi, ad interagire costruendosi una sua identità, rispettosa sempre, però, delle sue radici, forte del senso di appartenenza alle sue origini, al suo territorio, a memorie di un sapere antico.
Rivive e fa rivivere storie, Anna, offrendo a molti l’opportunità di conoscere quanto ancora non conoscono.
E’ forte il richiamo a non ripudiare ciò che abbiamo e di cui dobbiamo saper essere custodi nel senso di tutelare e trasferire in eredità ai nostri figli, alle generazioni future: saperi, memorie, ambienti, che sono patrimonio di civiltà; il nostro passato, presente, futuro: la nostra esistenza.
E nel ritrovato, rinnovato, rapporto tra le generazioni Anna Ficchì lancia una sfida: perché i sogni si realizzino, per una società migliore, occorre cambiare prospettiva, occorre che le generazioni collaborino, occorre l’interscambio di conoscenze e competenze, occorre recuperare i valori di chi ci ha preceduto, il senso vero delle tradizioni e dei nostri costumi, in una parola della nostra cultura.
Tasselli di memorie appuntate anche in dialetto a cui il consulente letterario Francesco Saverio Russo, l’esperto in comunicazione Salvatore Russo e la critica letteraria Letizia Lanzarotti, hanno dato corpo organizzandoli, strutturandoli, sistematizzandoli.
La stessa autrice – alla presentazione moderata da Sandro Betrò, alla quale ha preso parte il sindaco di Montepaone Mario Migliarese, ed intervallata da momenti musicali curati da Vittorio Viscomi alla chitarra, e da Anna Russo al violino – non ha nascosto la propria emozione nel vedere la sala gremita. La stessa emozione che ha accompagnato la stesura del libro, sintesi efficace dei ricordi di un’epoca tramandati oralmente, e che hanno gettato le basi di quella che è la cultura sociale incorporata dentro di noi.