A Lamezia l’ordigno ha danneggiato il portone d’ingresso di una casa d’appoggio utilizzata dalla comunità terapeutica “Fandango”. “Ora noi aggiusteremo il portone e ricominceremo col nostro lavoro”.
LAMEZIA – Una bomba carta è esplosa questa notte davanti ad una delle strutture della Comunità Progetto Sud di Lamezia Terme, guidata da don Giacomo Panizza. L’ordigno di basso potenziale ha danneggiato il portone d’ingresso dell’abitazione che è una ‘casa d’appoggio’ utilizzata dalla comunità terapeutica Fandango che si occupa del recupero dei tossicodipendenti. Attualmente nella struttura vivono tre persone, tre uomini due dei quali provenienti dalla Sicilia ed un calabrese originario di Villa San Giovanni.
La casa in questione è nel cuore di un quartiere antico di Lamezia, il rione Bella, che in questi ultimi anni, è diventato multietnico per la presenza di molti immigrati di diversa nazionalità. “Abbiamo immediatamente denunciato il fatto al locale commissariato di polizia – dichiara Roberto Gatto, responsabile della comunità Fandango – Le persone che in questo momento vivono nella struttura stanno seguendo dei progetti per il loro reinserimento sociale e lavorativo. La casa è definita d’appoggio proprio perché le persone che vi risiedono ‘transitano’ verso altre esperienze inclusive, dopo il programma di recupero”.
L’abitazione è stata donata alla Progetto Sud dal proprietario che, diversi anni fa, partecipò ad una delle iniziative della comunità e rimase favorevolmente colpito dalla propositività delle tante attività messe in campo dalla comunità fondata e presieduta da Panizza.
“Ora noi aggiusteremo il portone e ricominceremo col nostro lavoro”, afferma don Giacomo, sacerdote bresciano che dal 1976 opera in Calabria e che in questi giorni è in giro per delle conferenze al Nord Italia. “Quello di stanotte – commenta il presidente della Progetto Sud – è un episodio che potrebbe essere un segnale di qualcuno che non so perché si fa sentire. Si tratta di disturbi, la polizia sta indagando e vagliando ogni ipotesi. Vedremo se è un’azione che ha un disegno o se è una bravata”. La comunità terapeutica Fandango è nata nel 1992 ed è inserita nel sistema dei servizi sociosanitari territoriali, regionali e nazionali. Gli operatori sociali di Fandango che attualmente sono 15, lavorano in stretta collaborazione con gli utenti, le famiglie e le realtà associative, che hanno come centralità il benessere della persona e la sua integrazione nel tessuto sociale.
La comunità terapeutica ha a sua disposizione due strutture residenziali, una semiresidenziale e una casa d’appoggio, appunto l’abitazione del quartiere Bella vandalizzata questa notte.
(Maria Scaramuzzino)
Fonte:www.redattoresociale.it