Piccole, giovani, dinamiche: il boom delle associazioni di migranti

La mappatura in uno studio di Idos promosso dal ministero del Welfare. Sono 2.114 le realtà attive, soprattutto al Nord, si occupano di integrazione, di promuovere la cultura d’origine e si mantengono con l’autofinanziamento. “In molti ambiti fungono da ammortizzatori sociali”
ROMA – Sono oltre 2 mila, hanno quasi tutte meno di 15 anni e si occupano principalmente di integrazione. Sono le associazioni di migranti presenti in Italia mappate dal Centro studi e ricerche Idos in uno studio presentato questa mattina a Roma e promosso dalla direzione generale per l’Integrazione e le Politiche di immigrazione del ministero del Lavoro e delle Politiche sociali. A finire sotto la lente di ingrandimento le associazioni fondate da migranti, quelle in cui sono la maggioranza dei soci o che abbiamo un consiglio direttivo formato in maggioranza da migranti o seconde generazioni per un totale di 2.114 associazioni. “Un numero pari a oltre il doppio di quello cui erano giunte le indagini precedenti più recenti”, spiega il report.
il Nord Italia ad accogliere la maggior parte delle associazioni. Solo nel Nord Ovest del paese, infatti, ci sono oltre 770 associazioni, un terzo di quelle monitorate. E’ la Lombardia, la regione a guidare la classifica: da sola ne conta ben 496 (il 23,5 per cento del totale nazionale). Poi il Lazio, l’Emilia Romagna e il Piemonte, le uniche regioni italiane che conteggiano al proprio interno più di 200 associazioni. Sono tuttavia le province e i comuni i veri protagonisti di questa fetta dell’associazionismo italiano. Provinciale o comunale, infatti, è il raggio di azione della maggior parte delle associazioni: meno di una su tre riesce ad avere un respiro nazionale, una su cinque anche sovranazionale. Anche il numero degli associati, molto spesso, non è così esteso. Quasi 6 associazioni su dieci (59,7) hanno un numero di iscritti superiore a 10, ma che non supera le cento unità. Il 12 per cento circa ha tra i 100 e 200 iscritti. Sono solo il 6 per cento, infine, quelle che superano quota 500 iscritti.
Secondo lo studio, infine, gli scopi delle associazioni più diffusi sono due: ben 8 associazioni su dieci hanno come finalità quella di favorire l’integrazione dei migranti e circa tre quarti (73,9 per cento) di promuovere le culture d’origine. Ad una certa distanza (riguarda il 44,6 per cento di associazioni) l’ambito della mediazione interculturale. Poi c’è la formazione (34,5 per cento) e l’assistenza legale (il 30 per cento circa). Tra gli scopi più gettonati, l’ultimo è quello del contrasto alle discriminazioni (il 29 per cento). “Si tratta di una rete fitta – spiega il rapporto -, sebbene estremamente variabile che, come le radici nascoste nella terra impediscono a quest’ultima di franare, contribuiscono dal basso a tenere unita e coesa la società multiculturale in cui viviamo, fungendo da ammortizzatori sociali in molti ambiti in cui ancora sussistono frizioni e dinamiche penalizzanti”. (ga)
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Fonte: www.redattoresociale.it

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