Il Terzo settore come scuola di democrazia: la riforma saprà valorizzarla?

Oggi nel Terzo settore si valorizzano poco le forme di partecipazione civica o di mobilitazione della comunità locale. La riforma del Terzo settore pone diverse sfide. «Non si tratta di spiegare bene la riforma né l’applicazione può lasciare che i più competenti colgano le occasioni e gli altri siano spazzati via. L’Italia, visto il basso livello di partecipazione civile, non può permettersi una riforma brutale né di perdere le organizzazioni più fragili»: l’analisi di Emanuele Polizzi e Tommaso Vitale
La partecipazione associativa è stata spesso, nella nostra storia, una scuola di democrazia, che ha favorito la collaborazione istituzionale, la progettualità, e la capacità di rivendicare presso le istituzioni interventi più efficaci di programmazione su temi di politica sociale, ambientale, culturale e sportiva. Centrale in questa funzione di apprendimento democratico è il tradizionale radicamento locale di questa partecipazione: i temi possono essere anche generali o gli obiettivi dell’azione essere attenti a problemi globali, ma la scala di azione è al livello di comunità locale.
Il quadro odierno, però, presenta alcuni chiaroscuri. Di fronte alla perdita tendenziale di autonomia dai finanziamenti pubblici, oggi nel Terzo settore la riflessione tende a privilegiare le questioni strategiche di ripensamento dei modelli economici delle organizzazioni e di rapporto con fondi di investimento, più che il rapporto con le politiche pubbliche, le forme di partecipazione civica e politica, o le modalità di radicamento e mobilitazione della comunità locale. La recente riforma del Terzo settore pone, in questo quadro, diverse sfide decisive, che si giocheranno soprattutto nel processo applicativo della riforma, su tre livelli.
Il piano amministrativo
Sul piano amministrativo la partita si gioca in termini di regolazione, ossia di definizione dei criteri di allocazione delle risorse e di composizione dei relativi conflitti di interesse fra i diversi tipi di organizzazioni. Se nella fase di elaborazione dei decreti attuativi si creeranno piattaforme di discussione e partecipazione attiva sui temi all’esame, allora la riforma potrà beneficiarne in termini di efficacia e di pertinenza nella sua formulazione.
Anche le misure di semplificazione fiscale possono essere più ambiziose, sulla falsariga delle esperienze in altri Paesi europei, per ridurre il tempo richiesto dalle procedure fiscali e aiutare le organizzazioni basate sul volontariato. Il monitoraggio dell’operato delle organizzazioni è un punto cruciale non affrontato, lasciato aperto dalla fine dell’Authority del Terzo settore. Si tratta di guardare al controllo non solo come un processo dal centro verso la periferia per prevenire abusi, ma come un continuo apprendimento fra organizzazioni, coinvolgendole nel processo valutativo e nella stessa attuazione della riforma.
I territori
Nei territori, nei Comuni in primis e in secondo luogo nelle Città metropolitane e nelle Regioni, si tratta di costituire una coalizione politica e istituzionale abbastanza forte da mantenere alta l’attenzione sul processo di attuazione, e sulle risorse e la legittimità politica che essa richiede, nell’agenda politica del Governo. Il rapporto fra Terzo settore ed enti locali è infatti alla base dell’identità stessa delle organizzazioni che ne fanno parte, nate in un dialogo (anche teso e conflittuale spesso) con gli enti locali, radicate nelle comunità locali, in relazione a forti culture politiche e movimenti sociali. Questo legame col territorio è un punto di forza e un fattore di generatività sociale unica, che si nutre di sinergie e dialogo critico con gli enti locali. La questione della misura dell’impatto sociale delle attività realizzate è, a questo proposito, cruciale; essa può diventare un cappio formalista che richiede un impegno sfibrante nella produzione di indicatori e misure di performance, o un’occasione di dialogo profondo fra gruppi, enti locali e beneficiari sugli esiti delle azioni intraprese.
Le reti, organizzazioni e persone che animano il Terzo settore
Nelle reti, organizzazioni e persone che animano il Terzo settore nella loro capacità di ricezione e rielaborazione della riforma. La sua attuazione si presenta infatti come un vero e proprio processo partecipato di co-produzione, dato che mette in gioco il tempo, la generosità, la passione, i valori e i desideri dei cittadini impegnati. Non si tratta solo di illustrare o spiegare bene la riforma e i suoi principi. Come tutte le riforme che regolano direttamente le condotte e i margini di azione di individui associati, l’applicazione non può limitarsi a dare vincoli e incentivi ai soggetti associativi, lasciando che i più competenti colgano le occasioni e gli altri siano spazzati via. L’Italia non può permettersi alcun processo di riforma brutale né di perdere le organizzazioni più fragili, visto il basso livello di partecipazione civile e il ruolo cruciale svolto dai gruppi della società civile per la coesione sociale e la qualità democratica. Gruppi e associazioni devono essere accompagnati non tanto ad adattarsi ai vincoli imposti, ma a comprendere le opportunità del nuovo quadro regolativo, assumendolo alla luce della propria storia e finalità. Tutto cambia se i cittadini attivi percepiscono le regole che strutturano le loro attività come “loro” regole, da difendere perché sono per loro una garanzia e offrono loro opportunità, e grazie alle quali possono meglio sperimentare, presentare i risultati raggiunti e imparare come innovare rimanendo radicati nelle proprie comunità locali. di Emanuele Polizzi e Tommaso Vitale
fonte www.vita.it
Gli autori
Emanuele Polizzi è ricercatore in Sociologia generale presso l’Università Ecampus, Osservatorio PolisLombardia e Laboratorio Sui Generis dell’Università di Milano Bicocca (per contatti @polema; emanuele.polizzi@uniecampus.it). Tommaso Vitale è professore associato di Sociologia a Sciences Po, ricercatore al Centre d’études européennes e direttore scientifico del master “Governing the large metropolis”, membro del LIEPP (per contatti @VitaleTommaso, tommaso.vitale@sciencespo.fr).

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