Rapporto Istat: nell'Italia delle disuguaglianze il volontariato è un lusso

Ecco la fotografia degli italiani che si impegnano per gli altri: sono il 24% delle persone oltre i 14 anni; anziani e ricchi possono permettersi più tempo e denaro per sostenere le associazioni. Le famiglie con stranieri sono sempre più escluse.
ROMA – È un’ Italia sempre più frammentata, dove la crisi economica lascia il posto a disuguaglianze in costante aumento, quella raccontata dal Rapporto annuale Istat, presentato oggi alla sala della Regina di palazzo Montecitorio. In questa edizione è stato realizzato un focus che classifica oltre 25 milioni di famiglie italiane in base al reddito, al titolo di studio, alla cittadinanza e non più solo in base alla professione come nelle analisi precedenti .
La fotografia, aggiornata al 2016, mostra come ad una diseguale distribuzione dei redditi, corrisponda una diversa capacità di adottare stili di vita salutari e di partecipare attivamente alla vita sociale del Paese.
In un paese di impiegati (4,6 milioni di nuclei), di pensionati (5,8 milioni per un totale di oltre 10,5 milioni di persone), dove quasi sette giovani under 35 su dieci vivono ancora nella famiglia di origine, l’impegno sociale sembra essere diventato un lusso per chi se lo può permettere. L’appartenenza a un gruppo sociale piuttosto che a un altro condiziona l’intensità e le modalità con cui si partecipa all’associazionismo.
Entrando nel dettaglio il 24% delle persone dai 14 anni in su dedica il proprio impegno agli altri, più del 17% lo fa attivamente mentre il 14,8% offre un contributo economico.
I gruppi sociali più ricchi (la cosiddetta “classe dirigente”, composta dal 9,3% del totale delle famiglie ovvero 4,6 milioni di persone), si impegnano di più nell’associazionismo: un terzo partecipa in modo concreto (31,8%) oppure finanza le attività delle associazioni (30,9%) portando il tasso dell’impegno ad oltre il 40%.
Un altro gruppo sociale “forte” in termini di attivismo sono gli anziani: si tratta 2,4 milioni di famiglie, ovvero 5 milioni di persone che per il 35,4% è coinvolto direttamente nell’associazionismo (25,8%) oppure lo finanzia (23,8%).
L’ultimo gruppo con un tasso di partecipazione superiore alla media è quello composto dalle famiglie di impiegati che rappresentano ben 12,2 milioni di persone: il 32% dedica il proprio tempo per gli altri oppure finanzia le associazioni.
Fanalino di coda sono le famiglie a basso reddito composte da almeno una persona straniera, che rappresentano 4,7 milioni di individui:  solo il 7,6% delle persone dai 14 anni in su che fanno parte di questi nuclei  si impegnano nel sociale, con una quota molto bassa sia in termini di coinvolgimento diretto (5,8%) che per quanto riguarda le donazioni in denaro (il 2,9% finanzia le associazioni). (Clara Capponi)
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Fonte Redattore Sociale

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