I giovani rifugiati saranno finanziati con le risorse del Fondo Asilo, Migrazione ed Integrazione (FAMI) 2014-2020, aggiuntive a quelle previste per il Servizio civile nazionale.
ROMA – Il Dipartimento della Gioventù e del Servizio Civile Nazionale, d’intesa con il Ministero del Lavoro e il Ministero dell’Interno ha emanato il 17 ottobre una nota aggiuntiva al bando di progettazione del servizio civile per il 2018, con scadenza il prossimo 30 novembre 2017 alle ore 14.00, per l’impiego di 3.000 giovani stranieri titolari di protezione internazionale ed umanitaria.
Questo filone di progettazione, che sarà integrato con quello ordinario e che prevede l’affiancamento dei giovani stranieri a quelli italiani (quindi non attività separate), segue la firma del protocollo d’intesa firmato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento della Gioventù e del Servizio Civile Nazionale, dal Ministero dell’Interno e dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali lo scorso 31 maggio.
Nel protocollo in particolare si stabiliva di “sviluppare azioni volte a garantire percorsi di inserimento nella vita sociale del Paese attraverso attività di impegno civico dei titolari di protezione internazionale e di protezione umanitaria nella società di accoglienza, per supportare l’autonomia, migliorare l’occupabilità e valorizzare le competenze”. Ricordiamo in proposito come già dal 2013 il Servizio civile nazionale sia aperto a tutti i giovani, italiani e stranieri regolarmente residenti in Italia, e che questa possibilità è prevista anche nella riforma del Servizio civile “universale”, con il D.Lgs. n. 40 entrato in vigore lo scorso 18 aprile.
I 3 mila giovani rifugiati saranno finanziati con le risorse del Fondo Asilo, Migrazione ed Integrazione (FAMI) 2014-2020 (ex Regolamento UE n.516/2014), aggiuntive a quelle previste per il Servizio civile nazionale. Tuttavia i progetti che prevederanno la presenza di “volontari FAMI” (così sono indicati dal Dipartimento), non avranno canali privilegiati: saranno infatti valutati con le stesse modalità di quelli ordinari e quindi soggetti ad un punteggio e all’inserimento in una graduatoria di finanziamento.
“I progetti – specifica la nota del Dipartimento – possono realizzarsi nei settori dell’assistenza, con esclusione dell’area “Immigrati e profughi”, della protezione civile, dell’ambiente, del patrimonio artistico e culturale e dell’educazione e promozione culturale”. Inoltre essi “non possono prevedere l’impiego esclusivamente di ‘volontari FAMI’, per non vanificare la realizzazione di un sistema di integrazione dei beneficiari di protezione internazionale e umanitaria”.
È inoltre stabilito l’inserimento di un numero minimo di 2 giovani stranieri per progetto, al fianco di altri giovani di servizio civile, nonché l’erogazione di un modulo formativo ad essi dedicato, della durata obbligatoria di 10 ore, per favorire l’acquisizione delle competenze e degli strumenti necessari per affrontare lo svolgimento del servizio.
Questa formazione, integrativa a quella di 80 ore già prevista per tutti i giovani in servizio civile e per la quale è stabilito un rimborso aggiuntivo di circa 70 euro all’ora agli enti, dovrà affrontare per 3 ore le tematiche della “cittadinanza attiva, comunicazione interpersonale e gestione dei conflitti, anche attraverso interventi di mediazione” e per le restanti 7 ore quelle della “conoscenza del sistema del mercato del lavoro italiano e l’agevolazione all’inserimento nel mondo lavorativo e nel tessuto sociale dei volontari titolari di protezione internazionale e umanitaria”.
Sono previsti in questo senso, con il supporto di formatori dotati di specifiche competenze in capo agli enti di servizio civile, l’approfondimento delle informazioni relative ai regolari canali d’ingresso al mercato del lavoro, alla salute e sicurezza sul lavoro in ottica di prevenzione del lavoro irregolare, alle tipologie di permesso di soggiorno che consentono l’accesso al lavoro nel sistema italiano, e alla “preparazione alle candidature e profilazione attraverso lo strumento dello Skills profile tool for Third Countries Nationals della Commissione Europea, che consentirà di identificare anche le competenze maturate durante il percorso migratorio”.
http://www.serviziocivile.gov.it/menusx/bandi/progetti-scn/2018_bandoprogord/
fonte Redattore Sociale