Un testo teatrale per dare ascolto alle emozioni

“ARCOBALENO: LA PAROLA ALLE EMOZIONI” è un’idea nata da una serie di attività svolte insieme alle ospiti della struttura “Il rosa e l’azzurro”, centro di accoglienza per donne abusate e maltrattate. La struttura conta 9 donne e 6 bambini, che per diversi motivi sono stati allontanati dai propri nuclei familiari e dai loro paesi di origine. Il titolo di per se dà l’idea dei colori, colori “diversi” che sottolineano a loro volta un’eterogeneità ed una diversità importanti, per certi versi naturale (poiché insita nell’ordine naturale delle cose!), ma per altri rappresenta invece il punto di partenza.

Le ospiti, ognuna con le proprie caratteristiche, le proprie storie, la propria cultura, i propri punti di forza e di debolezza, sono portatrici “inconsapevoli” di risorse, di punti di vista, di prospettive, di alternative variegate e multi sfaccettate, con ruoli specifici, importanti nel loro significato, e utili per la comunità in cui sono inserite. In tal senso DIVERSITA’ fa rima con ricchezza, scambio, confronto, vicinanza…..GRUPPO; differenze che contano, poiché sono il punto per una ri-partenza, fatta di accettazione e di riconoscimento di se stesse e degli altri, che consentono loro di imparare ad avere fiducia e ad identificarsi come individui e come gruppo. Sono tutte attività strutturate, con cadenza settimanale di circa due ore, mirate a ri-costruire una immagine buona di sè e degli altri e ad attivare sensazioni e percezioni positive, innescando così un percorso di nuova conoscenza e soprattutto di nuove opportunità.

Il centro, infatti, rappresenta la possibilità di un’altra occasione, una “Seconda Chance”, da dove ripartire e riaffacciarsi alla vita abbracciandola, accogliendola …e la casa, con tutte le sue attività (gestione della casa in termini di pulizia e di ordine, gestione degli spazi, organizzazione del proprio tempo per le attività individuali e di gruppo) non è altro che la fase preparatoria a questo progetto. Tutto questo ha portato il gruppo a concentrarsi su un concetto molto importante: la COMUNICAZIONE. Attraverso l’analisi del significato dei verbi comunicare, parlare, ascoltare, si è arrivati a scoprire che esistono “diversi” stili comunicativi oltre la parola, (i gesti, il silenzio, gli occhi, la mimica facciale), ognuno dei quali viene utilizzato in base all’esigenza di chi parla e di chi ascolta e modulato in relazione alla circostanza e al contesto. Le ragazze hanno così scoperto e sperimentato l’importanza del dialogo, il potere misterioso che hanno le parole nell’esprimere un concetto o una frase. Hanno imparato a giocare con le parole…….che possono così diventare metafora, provocazione, ironia, scherzo, sarcasmo. Ingredienti questi che chiamano a loro volta in causa, (come una sorta di effetto domino), gli occhi, la voce, i gesti, i movimenti del corpo, tutti insieme…impegnati in una armonica danza emozionale. Ecco che, quasi come per incantesimo, spunta un’altra parolina magica: EMOZIONE. Hanno infatti imparato che le emozioni esprimono, comunicano, un disagio o un pensiero, un’immagine o un sogno. Concetti questi perfettamente speculari tra di loro, espressione di una relazione lineare.

Con tutto questo bagaglio emozionale ed esplorativo del sé è stato portato in scena, il 30 novembre scorso, un testo teatrale che si ispira al lavoro svolto in questi mesi con le ospiti, dal titolo “LE VOCI DI DENTRO”. E’ importante sottolineare che parti del copione sono state elaborate e scritte dalle stesse ospiti, con la supervisione del maestro Alessandro Feudale Rosellino.
Le attrici, Francesca, Marzia, Simona, Enza, Cristina e Fatima, hanno portato sul palco il loro vissuto, per ribadire il loro NO alla violenza ed il loro SI all’essere donna non sottomessa dall’uomo, con la speranza che il messaggio sia arrivato dritto al cuore degli uomini presenti. Mai come nel loro caso “l’unione ha fatto la forza”, facendole riscoprire la propria individualità come qualcosa di cui andare fiere: e come dice la giovane Fatima, “le donne sono come rose, se si maltrattano, piano piano appassiscono e poi non esistono più”.

Carmen Fragalita, psicologa, ideatrice del progetto

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