Presenti con quasi 400 sedi e sportelli in tutta Italia, i Centri di servizio confermano l’erogazione gratuita di quasi 220 mila servizi all’anno a 48 mila realtà associative, dalla formazione alla consulenza, dalla logistica alla comunicazione. E sono già pronti ad operare secondo quanto previsto dalla riforma del terzo settore.
Roma – CSVnet ha diffuso oggi ai Centri di servizio per il volontariato soci gli ultimi dati aggregati sulla loro attività annuale. Il periodo di riferimento è il 2017, cioè un anno che – come il 2018 e il 2019 – va considerato di passaggio verso il nuovo assetto previsto dalla riforma del terzo settore. Ma che è anche stato il primo anno post approvazione della riforma (L. 106/2016).
Ed è proprio leggendoli in questa chiave che i dati lasciano chiaramente intravedere come la rete dei Centri di servizio avesse già cominciato ad operare in quella prospettiva. Sia nelle assemblee che li gestiscono, dove quasi un quarto dei soci è costituito da realtà diverse dalle organizzazioni di volontariato (Odv) ex legge 266/91, sia nei beneficiari dei servizi si evidenzia come i Csv siano già da tempo aperti ai volontari di tutto il terzo settore, come la riforma dispone.
Delle oltre 48 mila realtà destinatarie del lavoro dei Centri (cresciute in assoluto dell’11,3%), le Odv iscritte ai relativi registri sono infatti la metà, mentre aumentano di un ulteriore 10% le associazioni non profit diverse da esse (Aps, cooperative ecc,) e compaiono circa 2 mila gruppi informali o associazioni di fatto: un elemento che evidenzia come i Csv stiano intercettando anche i bisogni del così detto volontariato “liquido”.
Rispetto all’anno precedente, gli altri dati confermano senza particolari scostamenti le dimensioni e la presenza dei Csv sul territorio, che mantengono quasi 400 “punti di servizio”, tra sedi centrali e sportelli, nella quasi totalità delle province italiane. Resta vicino a 220 mila anche il numero complessivo dei servizi erogati gratuitamente, pur in presenza di una lieve contrazione (-0,7%) dei dipendenti a tempo pieno: questi ultimi sono 697 e costituiscono l’85% del personale retribuito (821 unità in totale).
Riguardo ai servizi, oltre al +22% delle ore di formazione, è da segnalare l’aumento delle iniziative di promozione e orientamento al volontariato e quelle di animazione territoriale sui medesimi temi, che qualificano i Csv come aggregatori territoriali per tutto ciò che riguarda l’impegno sociale gratuito, creando reti, favorendo incontri tra pubblico e privato, progetti, idee nuove: come sottolineano gli autori del rapporto, i Csv sono dei veri ‘hub’ del volontariato.
Si conferma inoltre una impressionante quantità di servizi relativi alla comunicazione, sia in proprio che in favore delle associazioni, con la produzione di contenuti presenti con costanza su social e siti web. Emerge infine il consolidamento di una funzione per niente banale come quella dei servizi logistici: i Csv sono utilizzati sempre più dal volontariato come ambienti di co-working, grazie alla messa a disposizione di spazi e attrezzature per svolgere attività di ogni genere (dalle riunioni tra soci ai convegni), di servizi di segreteria e di supporti vari. Un ruolo vitale per la maggior parte delle realtà “servite”, che non saprebbero altrimenti come reperire tali risorse tecniche e conoscenze senza sostenere alcun onere economico.