L’associazione Terra di Confine – sez. A.I.Z.O Rom e Sinti di Catanzaro – in collaborazione con la Caritas e Scritturarte, organizza un momento di riflessione, all’insegna dell’arte, dal titolo “Per non dimenticare … dall’Olocausto all’intolleranza dei giorni nostri”, che si terrà il 29 gennaio alle ore 18 presso il Centro Polivalente per i Giovani di Via Fontana Vecchia a Catanzaro.
Verranno letti passi tratti dal libro “Forse sogno di vivere” di Ceija Stojka, pittrice, musicista e scrittrice rom, famosa per essere sopravvissuta ai campi di sterminio nazisti e per aver raccontato quella tragica esperienza attraverso le sue opere.
“In ogni momento della mia vita ricordo Auschwitz” racconta Ceija, e infatti, lungo tutta la sua carriera di artista, non ha mai smesso di dare testimonianza della propria esperienza, facendo conoscere al mondo il genocidio di sinti e rom, chiamato Porrajmos.
Nel libro “Forse sogno di vivere”, la scrittrice parla dell’Olocausto, raccontando i mesi trascorsi a Bergen-Belsen e descrivendo l’orrenda vita quotidiana di quei giorni. Non sembra esserci né odio né amarezza nelle sue parole, nonostante le crudeltà subite, dalle violenze alla fame, fino alla onnipresente sensazione di una morte imminente. Ci sono nel testo, piuttosto, vivide immagini di testimonianza per ricordare e non ripetere, oltre a una domanda che ricorre costante: come hanno potuto tante persone mettersi così ciecamente nelle mani di un altro uomo e di un regime sanguinario?
Ai brani tratti dal libro di Ceija Stojka verranno alternati brani tratti dal libro di Primo Levi “Se questo è un uomo”.
L’incontro proseguirà con le testimonianze degli artisti Rebecca Covaciu e Davi De Melo Santos, che dipingeranno in contemporanea sull’onda delle emozioni, trasformando in immagini e colori le parole.
Attraverso i suoi dipinti, Rebecca Covaciu racconterà la sua storia di ragazza rom, che per lei ha significato dover crescere in fretta, e imparare presto il significato di parole come intolleranza, pregiudizi, discriminazione, rifiuto. A causa del rifiuto da parte della società d’origine la famiglia di Rebecca, quando lei aveva solo sette anni, decise di lasciare Arad, in Romania (vicino a Timisoara), e di partire per un lungo viaggio: prima il Brasile e l’Argentina, poi la Spagna, la Francia e infine l’Italia, dal sud al nord. Genova e Napoli, la Basilicata e, cinque anni fa, Milano. Peregrinazioni infinite, dormendo sotto i ponti, all’aperto, a volte in baracche o nei vagoni ferroviari, oppure tra le rovine di vecchi edifici, in mezzo ai topi. In sette: mamma, papà, una sorella e tre fratelli. Ogni nuova tappa era una speranza, ma poi, puntualmente, tornavano gli sgomberi, le baracche bruciate, il rifiuto da parte della gente. «Alle scuole medie i compagni mi dicevano: “Vattene, zingara”», ricorda Rebecca. Sembrava che nulla potesse cambiare.
Fu a Napoli, nel 2008, che invece successe qualcosa di nuovo. Un dipinto di Rebecca – il suo primo dipinto a colori, in cui aveva disegnato il sole, la luna, le stelle e i topi – fu notato da qualcuno che lo segnalò all’Unicef. E finì per vincere il premio Arte e intercultura promosso dall’organizzazione (che avrebbe anche patrocinato il docu-film sulla sua storia, “La canzone di Rebecca”, girato nel 2012 da Roberto Malini). Una mostra dei suoi dipinti, The Water Carriers, è stata esposta nei mesi scorsi al Bridewell Theatre di Londra: ma è a Milano che la ragazza continua a vendere, ogni sera, i suoi quadri lungo i Navigli, per sostenere la sua famiglia che è ancora in forte difficoltà, anche se ora non vive più nelle baracche ma in un piccolo appartamento. Per il futuro, sogna di continuare a dipingere, ma anche di occuparsi di diritti umani, per difendere il suo grande popolo ovunque bistrattato e chiunque subisca discriminazioni.
Davi De Melo Santos è esperto nell’arte di strada. Inizia nel 1998 il suo cammino nel mondo dell’arte diffondendo i sui lavori legati alla street art. Acquisisce importanza a livello internazionale quando concorre al premio per il miglior writer dell’America Latina e si posiziona tra i primi tre classificati. In questi ultimi anni ha collaborato con grandi aziende per la creazione di copertine di CD, illustrazioni di libri, scenografie per il teatro e la televisione; ha effettuato mostre d’arte personali e ha partecipato a mostre collettive, con collaborazioni e azioni pittoriche in Italia, Germania, Brasile, Inghilterra, Tailandia e Palestina. Oltre ad essere impegnato socialmente nel recupero e nella rieducazione dei giovani, ha lavorato in diversi progetti finanziati dall’Unione Europea, per valutare le aree di rischio e le comunità disagiate, cambiando la prospettiva su come l’arte può servire come un bene comune.
A Catanzaro, in qualità di esperto nell’arte di strada, ha tenuto lezioni di writing al centro di aggregazione giovanile di via Fontana Vecchia con un progetto sociale educativo. Portando lo stesso progetto al Carcere Minorile, sviluppa con i giovani detenuti lezioni di arte e sensibilità attraverso l’uso dei colori, arrivando a realizzare con gli stessi ragazzi un murales all’interno delle mura del carcere.
Maria Gabriella De Luca – presidente di “Terra di Confine” Onlus – AIZO Rom e Sinti