L’associazione “Terra di Confine” Onlus – sez. A.I.Z.O. Rom e Sinti di Catanzaro, il 29 gennaio in occasione della “Settimana della Memoria” ha organizzato un momento di riflessione dal titolo “Per non dimenticare … dall’Olocausto all’Intolleranza dei giorni nostri”, in collaborazione con l’associazione culturale “Scritturarte” di Anna Pascuzzo e la Caritas Diocesana di Catanzaro.
Cosa significa memoria in un’epoca come la nostra, un’epoca che va di fretta? Memoria è un esercizio che richiede fatica e lentezza, avere memoria negli umani è la capacità di segnare una traccia di esperienze fatte, vissute e, se non direttamente, l’esercizio della memoria è quella facoltà che abbiamo di rievocare le tracce lasciate dall’esperienza altrui.
Ecco cosa è accaduto la sera del 29 gennaio al centro di aggregazione giovanile di Catanzaro, Gabriella De Luca e Anna Pascuzzo hanno compiuto la fatica, lo sforzo di rievocare ai presenti fatti compiuti, avvenimenti subiti da altri ben 70 anni fa. S’è parlato dell’Olocausto, delle dieci milioni di vittime, fra esse s’è reso onore al popolo dimenticato. Porrajmos, divoramento si definisce l’olocausto del popolo rom, gli ultimi fra gli ultimi s’è detto.
Ci raccontano che il nazifascismo e lo sterminio degli ebrei, dei rom, degli omosessuali, degli oppositori politici, degli infermi, sia stato il male assoluto, ma nessuno rimembra alle nuove generazioni che, dal 1945 ad oggi, molti altri genocidi e atrocità si sono perpetuate ai danni dei più deboli. L’umanità continua ad essere ferita, molti uomini da allora hanno perseverato nell’orrore.
S’era detto “mai più” dopo l’apertura dei cancelli di Auschwitz, s’era detto “mai più ” dopo la visione di quegli scheletri, dopo aver appreso degli esperimenti di Mengele, dopo la pagina più terribile della storia che l’uomo abbia mai scritto, eppure il Ruanda, il Cile, Sabra, Shatila, la Bosnia, l’Egitto, la Siria, la Palestina, la Nigeria,la Sierra Leone ecc, ecc sono altre pagine orribili di questa storia, della storia degli ultimi 70 anni.
Dunque oggi più che mai è necessario ricordare, non bisogna mai stancarsi di farlo, non si può mai pensare che sia tutto inutile, finanche Anna Frank, Etty Illesum e altri che come loro subirono la deportazione, ci hanno riferito che è nostro dovere avere memoria per sempre di quel che è accaduto. Abbiamo tutte e tutti un debito con quei morti, ciascuno di noi può e dunque deve fare la sua parte.
Questo ha voluto significare la serata “dall’olocausto all’intolleranza dei giorni nostri”, per non dimenticare mai, per raccontare a chi è troppo giovane per sapere.
Questo s’è fatto il 29 gennaio, si è raccontato, ciascuno ha voluto farlo con i propri strumenti, Gabriella l’ha fatto leggendo il diario di Ceija Stojka, rom perseguitata e internata a Bergen Belsen, Anna, scrivendo un monologo in cui ha elencato le tante offese inferte all’umanità da 70 anni a questa parte, l’artista brasiliano Davi ha usato l’arte della “bomboletta” realizzando un’incantevole “murata” sulla bellezza che sta in ciascun essere umano, senza distinzione alcuna, Rebecca, giovane donna rom che vive a Milano, attraverso la sua pittura ci ha voluto raccontare il suo lungo viaggio fra i disagi dei “campi”. E infine alcune bambine della piccola comunità rom di Catanzaro hanno letto poesie sull’olocausto zingaro.
Una serata ricca di arte e di emozioni, una serata nella quale era importante esserci, perché mai come stavolta esserci vuol dire partecipare, prendere parte, essere dunque partigiane di una Resistenza che non può smettere mai, perché guai a voltarsi dall’altra parte, l’indifferenza può generare solo mostruosità.