Una fattoria per dare un senso ai diversamente abili

Vibo

Il progetto dell’associazione “La Goccia” pienamente condiviso dalla dirigente dell’Asp Angela Caligiuri

Una fattoria per dare un senso ai diversamente abili

Stefania Marasco

Ci sono mondi paralleli che, a volte, non si incrociano. Mondi che viaggiano a velocità diverse. Che sono lì uno accanto all’altro, complementari. Così, la storia de “La Goccia”, l’associazione che ha dato vita alla fattoria “Junceum”, un angolo di pace e amore tra quei mondi. Dove in silenzio, a due passi dal centro, c’è la vita che si racconta. Si perde nel verde della campagna, tra gli animali da accudire e l’orto da coltivare. Piccoli semi che vengono piantati. Semi di vita, di condivisione. Agricoltura che diventa sociale, dove i diversamente abili sono i protagonisti di un percorso fatto di volontariato e crescita; per favorire l’inclusione sociale e lavorativa. E alla fattoria hanno fatto visita il dg dell’Asp Angela Caligiuri, il direttore del Dipartimento di Salute mentale Giuseppe Greco e lo psichiatra Michelangelo La Torre. Insieme per pensare ad un percorso comune.

«Sono tornata – ha spiegato la Caligiuri – per stare con i ragazzi e gli operatori che dedicano parte del loro tempo in maniera completamente gratuita per far sì che questa realtà vada avanti». Non ha escluso, in tal senso, che si possa creare una sinergia «ci dobbiamo sedere ad un tavolo e riflettere su come possiamo rendere utile questa realtà». Obiettivo non semplice ma si vuole mettere a frutto e far diventare un «beneficio per quanti non stanno molto bene» questa realtà. «Certo nessuno si può sostituire al medico ma aiutare i pazienti nella quotidianità per noi è importante». Un aiuto importante anche per il dottore Greco, che non ha nascosto la sua soddisfazione nel vedere la fattoria, nel territorio, «povero di iniziative sul piano sociale». Ma lo stesso direttore ha anche pensato come «diversi nostri pazienti proficuamente potrebbero giovarsi della frequentazione di una struttura come questa». Una struttura importante nella sua «complementarietà» in un percorso individualizzato dove «è importante anche dare attenzione all’aspetto riabilitativo». Concetto condiviso anche dal dottore La Torre convinto che «essere liberi e realizzati» dia una risposta «all’isolamento che crea la malattia». Una «testimonianza di grande attenzione» che ha inorgoglito il presidente dell’associazione Michele Napolitano, convinto che insieme si possano abbattere le barriere del disagio. E fare incontrare quei mondi.

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