Vibo Valentia – “Civitas”, rinasce l’associazione.

 

 

(FOTO- Da sinistra Maurizio Bonanno e Raniero Pacetti ieri in conferenza stampa). 

“Civitas”, rinasce l’associazione.

Conferenza stampa ieri mattina del presidente del sodalizio Raniero Pacetti.

VIBO VALENTIA – Il Castello Normanno – Svevo e il Museo archeologico sono solo alcuni dei beni storici restaurati grazie all’impegno della “Civitas”. Era il 23 marzo del 1987 quando Vincenzo Nusdeo fondò l’associazione, nata con lo scopo di tutelare e valorizzare il patrimonio culturale della città. Sotto la guida del suo fondatore ha vissuto la sua intensa attività associativa rivolta ad azioni prettamente concrete, perché quando c’è da tutelare un bene antico, è di concretezza che si deve parlare. Lo sapeva bene Nusdeo e lo sa benissimo il suo successore oggi, il nipote Raniero Pacetti, che prende le redini della “Civitas” dopo che è rimasta nell’ombra per molti anni. Dalla scomparsa di Vincenzo Nusdeo, nel 1999, l’associazione infatti ha fatto fatica a continuare. Solo nel 2011 ci fu il primo tentativo di rimetterla in piedi, ma solo oggi il suo presidente e consiglio direttivo sono riusciti a riportarla in auge. La sua presentazione ufficiale è avvenuta ieri mattina presso la Biblioteca comunale. Il presidente Raniero Pacetti, accompagnato dal segretario dell’associazione Maurizio Bonanno, sin da subito ha indicato il primo obiettivo da conseguire e da cui la “Civitas”, seguendo le orme del fondatore Nusfeo, intende ripartire. 

La prima azione riguarda il recupero di una importante collezione litica “preistorica” donata nel 1984 dal professor Dario Leone, di Lamezia Terme, al nostro Museo Archeologico. Della collezione purtroppo si sono perse le tracce. a ripercorrere le vicissitudini è stato lo stesso presidente Pacetti, che con tanto di atti di donazione e documentazione in mano, eredità dello zio Vincenzo, ha raccontato la storia. Il professor Leone, dunque, decise nel 1984 di donare la sua collezione, di circa 320 pezzi, al Museo Archeologico Capialbi. A seguito dell’incontro tra il professore e Nusdeo, allora ispettore onorario alle Antichità, viene formulata la lettera di donazione inviata alla Soprintendenza archeologica di Reggio Calabria, guidato da Elena Lattanzi, e per conoscenza dell’allora direttrice del Museo Capialbi, Silvana Iannelli. La soprintendente però non nasconde una certa contrarietà per la donazione a Vibo. Il suo  comportamento non scoraggia Nusdeo, che invece organizza una esposizione al Museo Capialbi, finanziata dalla “Civitas” e dal Comune. Era ol 1988 e la mostra ebbe un grande successo. Subito dopo però si presentano altri disguidi: la morte di Leone e la decisione dei figli di tenere una parte della collezione a Lamezia, che poerò viene risolto con la decisione finale di rispettare le volontà del padre. Sarà una successiva lettera della Lattanzi a cambiare le carte in tavola. Sarà disposto infatti che i reperti vengano spostati a Reggio dovendo chiudere temporaneamente il Museo Capialbi per lavori di manutenzione. Nel documento comunque, anch’esso in mano all’attuale presidente “Civitas”, la soprintendente riconosce la proprietà all’ente museale vibonese, impegnandosi alla restituzione della collezione. Da allora era il 1990, di questi tesori non sa più nulla. Che fine hanno fatto? La “Civitas” ora vuole risolvere il caso, ponendosi un preciso obiettivo: il loro ritorno a casa.

di Antonella Furci
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