(FOTO - Sergio Mattarella)
Giornata della Memoria
A confronto con oltre 600 familiari di vittime di mafie e giunti da tutto il mondo.
A Locri arriva il Capo dello Stato.
Papa Francesco assicura preghiera per chi lotta per una società più giusta.
LOCRI – Oggi è il giorno del Capo dello Stato a Locri. Sergio Mattarella tra i familiari delle vittime innocenti delle mafie. Luoghi di speranza, testimoni di bellezza. Il Presidente della Repubblica arriva in Calabria per la terza volta in due anni. Il velivolo militare atterrerà intorno alle 10 di questa mattina nell’aera del teatro greco romano di Locri Epizefiri. Poi subito allo stadio comunale di Locri per incontrarsi con gli altri familiari delle vittime innocenti della criminalità organizzata, già da ieri nella cittadina calabrese. Sarà una visita di poche ore ma molto intensa e significativa. Oltre seicento familiari di vittime innocenti sono giunti da ogni parte d’Italia, dal Messico, dall’Argentina e dall’Albania. Il fratello del presidente della Repubblica, Piersanti Mattarella, il 6 Gennaio del 1980 venne ucciso da un killer con 8 colpi di pistola a Palermo. Quel giorno, il primo a soccorrerlo fu proprio il fratello Sergio. Respirava ancora il Presidente della Regione Sicilia, quando suo fratello lo stava tirando fuori dalla berlina scura dove era rimasto colpito. Vittima di un agguato mafioso. La cronaca di ieri si intreccia con quella di oggiò. Sono storie dolorose e tristi. Impossibile cancellarne la memoria. Il loro lutto, il dolore e la sofferenza di tutti i familiari delle persone uccise innocentemente “devono provocare rimprovero, vergogna e condanna per coloro che questi lutti lo hanno provocato per realizzare i propri piani di sopraffazione malavitosa”.
IL MESSAGGIO DEL PAPA – Papa Francesco alza la voce contro mafiosi. Il suo è un no secco contro le ingiustizie sociali, la malavita. Paterna la vicinanza ai familiari delle vittime. Come se li coinvolgesse tutti in un unico abbraccio. Il Santo Padre, tramite il segretario generale della Cei, Mons. Nunzio Galantino, ha inviato il suo cordiale saluto e l’espressione della sua spirituale vicinanza a quanti sono convenuti a Locri, in occasione della giornata della memoria delle vittime innocenti delle mafie, per ricordare coloro che hanno perso la vita e manifestare sentimenti di condivisione con i loro familiari. Lotta per la liberazione dalla mafia. Questo è il manifesto del successore di Pietro. Il coraggio delle vittime sia più forte della disperazione. Il programma del Papa è un treno che corre veloce, deciso. L’antidoto di Bergoglio è trasmettere alle nuove generazioni il gusto del bello, della legalità della pace. Egli incoraggia la comunità cristiana e civile ad impegnarsi sempre più nella costruzione di una società giusta, libera dai condizionamenti malavitosi e pacifica,m dove siamo tutelati, dagli organi competenti, le persone oneste e il bene comune. Con tali voti Papa Francesco, mentre assicura la sua preghiera per quanti combattono, adoperandosi per un futuro di speranza di cuore invia la benedizione apostolica. Richiamo alla responsabilità per quanti amministrano a diversi livelli la cosa pubblica. “Incontrando queste persone devono sentire forte il bisogno di prendere con chiarezza le distanze dal malaffare, devono avvertire forte lo schifo del compromesso e della vicinanza di chi vi ha privato di un affetto”. E poi: “La Chiesa è lontana mille miglia da chi con arroganza e prepotenza vuole imporre logiche di sopraffazione e di malavita, da chi a volte cerca in maniera subdola di strumentalizzare la Chiesa e le realtà sacre per coprire le proprie malefatte”.
IL MESSAGGIO DEL GOVERNATORE OLIVERIO – “Un giorno importante. Il fatto che il presidente Mattarella sia a Locri per la giornata che ricorda le vittime innocenti della mafia è molto significativo. Il territorio della Locride ha pagato sulla propria pelle fatti tragici di mafia. Un comprensorio importante della nostra regione, per le risorse che esprime, per la storia, per la stragrande maggioranza della popolazione, gente accogliente e onesta”. Il presidente della giunta regionale calabrese, Mario Oliverio, sarà oggi a Locri ad accogliere il presidente Mattarella, insieme ai vertici politici della Regione Calabria, il sindaco Giovanni Calabrese, e altre autorità civile e militari. CI sarà il prefetto di Reggio Calabria, Michele di Bari, che ha coordinato tutti i preparativi per la visita odierna del Capo dello Stato. Pochi gli interventi in scaletta. Parleranno don Luigi Ciotti, anima della XXII Giornata della memoria e dell’impegno, insieme a vescovo di Locri, mons. Francesco Oliva, e due familiari di vittime innocenti, Deborah Cartisano, referente di Libera Locride, e Daniela Marcone, altra rappresentante dell’associazione contro mafie.
DI Francesco Sorgiovanni
L’INCONTRO – Assemblea aperta dal discorso di Don Ciotti.
“Per noi sono sempre vivi e vogliamo ricordarli così”.
LOCRI – “In questo momento per noi sono vivi e noi vogliamo ricordarli sempre così: vivi”. Parole scandite durante l’assemblea dei familiari delle vittime innocenti di mafia che si è tenuta ieri sera a Locri all’interno del Palazzo della CUltura gremito da madri, padri, fratelli, sorelle e parenti di persone assassinati per mano criminale oltre che dal prefetto di Reggio Calabria Michele di Bari, dai vertici delle Forze dell’Ordine, dal Vescovo della Diocesi Locri- Gerace Francesco Oliva e da Nunzio Galantino, segretario generale della Conferenza episcopale italiana e da gente comune. E0 stata l’assemblea del dolore ma anche della riflessione e pure della rabbia manifestata pubblicamente da Pasqualina Ruffo, figlia di Nicola, ucciso il 6 febbraio del 1974 per sventare una rapina in una tabaccheria del quartiere Picone di Bari (“Io non perdono chi ha ammazzato mio padre”) che ha detto “basta con queste istituzioni che ci dicono che sono vicine a noi” e che oggi vuole chiedere al Presidente della Repubblica di cambiare la legge sul riconoscimento delle vittime di mafia ” perché le vittime innocenti dei criminali sono tutte uguali”. Ha aperto l’incontro don Luigi Ciotti e poi è stato il turno di Nunzio Galantino il quale ha letto il messaggio inviato dal Papa che ha voluto dare la sua “Spirituale vicinanza per manifestare sentimenti di condivisione con i familiari e incoraggiare la comunità cristiana ad impegnarsi nella costruzione di una società giusta e libera da condizionamenti mafiosi”. Il segretario generale della Conferenza episcopale ha spiegato la sua presenza a Locri (“dare vicinanza di tutta la Chiesa italiana a tutti i familiari delle vittime innocenti di mafia privati delle persone care che non possono restare chiusi nel dolore ma manifestare pubblicamente la sofferenza con dignità”). Nunzio Galantino ha precisato che la Chiesa “prende le distanze dal malaffare e dallo schifo del compromesso” e di fronte a chi semina morte “il nostro compito non è seppellire i morti ma strappare la macchina della violenza dalle mani della malavita” e rivolto ai mafiosi ha detto che “è inutile andare in processione e portare a spalla i “anti” perché “i mafiosi non fanno parte della chiesa perché sono stati scomunicati”. La chiusura dell’alto prelato ha strappato applausi a scena aperta e tutta la platea si è alzata in piedi per l’ovazione. Il sindaco di Locri, Giovanni Calabrese, nel suo intervento ha spiegato che è stata scelta “la via del ricordo delle persone assassinate per onorare il loro operato in vita” e la loro memoria diventa “guida spirituale di tutti noi e il percorso decisionale attraverso il quale scegliamo di farci scudo di valori etici e morali che arricchiscono le nostre vite e non rendono vano il sacrificio”. Poi è stato il turno del ricordo e della testimonianza di memoria. Pasquale Ceratti, vice sindaco di Bianco ha tracciato un profilo del padre assassinato nel suo studio medico, così come Rosaria Musolino (anche a lei hanno ammazzato il papà), Graziella Accetta (ha perso un fuglio di undici anni), Massimo Sole (il fratello è stato vittima della criminalità), Teresa Cannatà (il padre è stato dianiato da un ordigno mafioso), Serena Lamberti (gli hanno ucciso la sorella), Liliana Carbone (madre di Massimiliano ucciso a Locri), Francesca Ielasi (“è arrivata Libera a ricordare mio zio dopo 28 anni”). Ha chiuso Don Luigi Ciotti ricordando che “qui si chiede giustizia e verità” e che per ottenere verità e giustizia “bisogna saper distinguere per non confondere”.
di Pino Albanese