UN CORTEO SILENZIOSO HA ATTRAVERSATO IL QUARTIERE AFFACCIO RIBADENDO IL NO DI CITTADINI, ASSOCIAZIONI, SINDACATI, PARROCCHIA ALLA SOPRAFFAZIONE.
Il sindaco Elio Costa: «Un momento di ribellione della comunità contro la violenza.
(Nella foto: La marcia silenziosa. In prima fila il sindaco Elio Costa, l'assessore Raffaele Manduca, e il vicepresidente della povincia Alfredo Lo Bianco)
Per qualcuno forse non erano abbastanza, ma per quanti credono che per cambiare registro bisogna pur dare un segnale, il messaggio è passato. D’altronde l’obiettivo dell’iniziativa, organizzata da Libera e dalla parrocchia Sacra Famiglia, era proprio quello di scuotere le coscienze e rompere il muro di indifferenza che circonda la città.
È stata una marcia silenziosa quella che ieri sera ha percorso le vie del quartiere Affaccio, dove nelle scorse settimane si sono consumati due episodi di violenza. Una marcia in cui a gridare è stata la voglia di riscatto per dare voce a chi ha paura, a chi ormai ha perso la speranza.
«Questa manifestazione – ha detto il sindaco Elio Costa – costituisce un momento di ribellione della comunità contro la violenza», una presa di coscienza che secondo i partecipanti, deve scuotere la cittadinanza ormai assuefatta e demotivata. «L’idea nasce dalla volontà di non cedere il passo allo sconforto rispetto ai fatti che si sono verificati nei giorni scorsi – ha esordito Giuseppe Borrello (Libera) –. Vogliamo avviare un percorso che ci porti fino al 21 marzo, il giorno in cui Libera ricorda tutte le vittime innocenti di mafia, che quest’anno si terrà a Vibo». Parole chiare, unite al richiamo di alzare la testa e fare scelte nette, coraggiose, per sentire – come diceva Paolo Borsellino – “quel fresco profumo della libertà che si oppone al puzzo del compromesso morale, dell’indifferenza, della contiguità e quindi della complicità”. E dimostrare che «il territorio non appartiene ai pochi denigratori ma alla maggioranza – ha detto monsignor Giuseppe Fiorillo (Libera) – a tutta quella parte di società sana e laboriosa che fa tanti sacrifici per vivere. Il nostro compito – ha aggiunto il sacerdote – è quello di portare la luce in questa nostra realtà se non vogliamo che si trasformi in deserto». Dunque legalità non come concetto astratto, bensì come cultura, rispetto delle regole per garantire l’ordine sociale e alimentare valori di libertà contro ogni forma di sopruso. Su quest’aspetto hanno posto l’accento, associazioni, sindacati, movimenti, giovani pronti a non tirarsi indietro per riconquistare quegli spazi vitali che la criminalità organizzata sta sottraendo alla città. «Siamo convinti che per cambiare le cose – ha osservato Paolo Giannini, presidente diocesano dell’Azione cattolica – bisogna partecipare, senza slogan, in silenzio, abitando il territorio. Noi vogliamo dimostrare che anche in questo quartiere c’è gente onesta che vuole mettersi in gioco». Ancora più forti e incisive le parole di don Piero Furci, parroco della Sacra Famiglia, il quale ha posto l’accento sulla necessità di non consentire a nessuno di imporre la propria volontà. «Se qualcuno vuole comandare – ha detto il sacerdote – si metta a servizio del bene comune e metta da parte la prevaricazione». Perchè «con la violenza non si cresce», ha aggiunto il direttore sanitario dell’Asp Michelangelo Miceli. «Con la violenza si crea il vuoto nella società», ha sottolineato Antonio D’Agostino (Forum delle associazioni vibonesi). Diventa perciò determinante, a parere di Anselmo Pungitore (Confindustria-Vibo ), «creare un movimento forte e unito affinchè nessuno si senta solo perchè se oggi è toccato a un imprenditore domani può toccare a ognuno di noi». È importante che «i cittadini reagiscano – ha detto Franco Saragò (Legambiente) – perchè viviamo in un periodo difficile». È importante «esserci», per Gernando Marasco (Si). Molto preoccupato si è detto invece Luigi Denardo che non ha percepito la forza reattiva della città. «Non è stato indetto – ha commentato il sindacalista – neppure un consiglio comunale ad hoc». Preoccupata pure la consigliera comunale Loredana Pileggi convinta che «bisogna essere contrari a questa logica di violenza disordinata e disorganizzata, quindi pericolosa, contro cui servono azioni di contrasto mirate».
All’iniziativa erano presenti amministratori locali e il vice presidente della Provincia Lo Bianco.
Allegato:
Gli episodi
Prima un trentaciquenne colpito al piede nei pressi della chiesa Sacra Famiglia dove si sono sentiti risuonare diversi colpi di arma da fuoco. Poi spari in via Giovanni XXIII all’indirizzo del circolo “Libertas”. Il quartiere Affaccio – riscattatosi dalla nomea di rione Shanghai anche grazie all’opera svolta dalla Chiesa – si è trasformato in una sorta di far west. Sugli episodi, ancora avvolti dal mistero, stanno indagando Polizia e Carabinieri.
FONTE: Gazzetta del Sud
AUTORE: Vittoria Sicari