IL DATO RILEVATO DALL’ASSOCIAZIONE “LE FOGLIE DI DAFNE”
Violenza sulle donne, in cinquanta hanno denunciato i soprusi subiti
Rosita Mercatante
Sono circa cinquanta le donne che negli ultimi tre anni hanno trovato il coraggio di abbattere il muro della paura e della vergogna per denunciare la violenza subita dal proprio compagno tra le mura domestiche.
Un dato riportato dall’associazione “Le foglie di Dafne” presieduta da Maria Teresa D’Amato e che accoglie le vittime di maltrattamenti nel centro di via Moderata Durant (nei locali dell’Asp) e offre assistenza tramite gli sportelli aperti in più punti tra cui il Valentianum, Zambrone, Cessaniti e Serra San Bruno.
Il numero che affiora è però soltanto la punta dell’iceberg: «A contattarci per avere delle indicazioni su come affrontare le problematiche di soprusi in famiglia sono tante donne, ma solo alcune di queste si presentano al primo colloquio per poter avviare un percorso di recupero e quindi sporgere denuncia nei confronti del maltrattante. Nel 75 per cento dei casi siamo noi a fare da tramite con le forze dell’ordine», ha spiegato D’Amato nel sottolineare l’importante traguardo raggiunto dal suo sodalizio, cioè far ammettere all’opinione pubblica che questo territorio non è immune dal fenomeno della violenza di genere, bensì esiste, bisogna riconoscerla , e combatterla.
«Uscire dalla fase di sudditanza è molto difficile soprattutto per timore di ritorsioni – ha proseguito – ma è importante far sapere che esiste una legge che tutela la donna e delle persone qualificate che l’accompagneranno affinché possa riprendersi in mano la propria vita». Fondamentale è stato il lavoro volto alla sensibilizzazione degli ambienti scolastici e lavorativi offrendo la possibilità alle ragazze e alle donne più giovani di riconoscere una relazione “malata” e, soprattutto a non tacere.
Un’operazione di rinnovamento culturale a cui anche la Polizia di Stato dal 2016 sta apportando un importante contributo scendendo in piazza con l’iniziativa Progetto Camper nell’ambito della campagna “Questo non è amore”. Non è amore se ti ricatta, se ti offende, se ti umilia, se ti prende a calci e a pugni, se ti isola, minaccia la tua libertà anche quella economica, se ti controlla, come si legge sull’opuscolo informativo che ieri i poliziotti della Questura di Vibo hanno distribuito per le vie del centro cittadino approfittando di qualche ora di tregua dalla pioggia. Nella giornata di San Valentino il messaggio è stato quello di ribellarsi ad un rapporto che crea sottomissione, che soffoca la libertà e calpesta la dignità.