Quando la scuola diventa impegno sociale

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INCONTRO DEGLI ALUNNI DI NICOTERA E JOPPOLO CON I VOLONTARI DELL’ASSOCIAZIONE “LIBERA”

Quando la scuola diventa impegno sociale

 

Orsolina Campisi

Nicotera

«Voi siete il futuro, non fatevi del male scegliendo una strada sbagliata, denunciate qualsiasi ingiustizia». Sono le parole di Marzia Prestia Lamberti, mamma di Francesco, il 15enne assassinato a Mileto, il 29 maggio scorso, da un suo coetaneo. L’occasione per ascoltare le sue parole è stata offerta dall’incontro con i volontari dell’associazione “Libera” svoltosi nella sala riunioni della scuola primaria e fortemente voluto dai docenti delle secondarie di I grado di Nicotera e Joppolo.

All’appuntamento erano presenti Maria Joel Conocchiella di Libera Vibo e membro della segreteria di Libera Calabria e Nicola Rombolà, giornalista e scrittore. Doveva essere presente anche la madre della giovane vittima di mafia, ma, per problemi di salute, ha dovuto rinunciare rinviando ad altra data il suo incontro con i ragazzi. La signora Marzia, però, ha voluto esserci ugualmente, anche se tramite telefono, soprattutto, per “adottare” i giovani nella sua testimonianza di vita.

«Siate un valore e impegnatevi a sfruttare i vostri talenti – ha affermato la dirigente Piro –. Imparate grazie a scuola e cultura a divenire adulti responsabili e persone ricche di valori per essere liberi e capaci di operare giuste scelte».

L’incontro è servito a preparare i giovani alla giornata del 21 marzo quando, a Vibo Valentia, si svolgerà la XXIII edizione della Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti di tutte le mafie, affinchè questo appuntamento non venga vissuto come un evento fine a se stesso, ma come tappa di un impegno da alimentare ogni giorno dell’anno perché «se ancora parliamo di mafia – ha detto la Conocchiella – vuol dire che c’è qualcosa che non va e noi non siamo stati abbastanza vigili per combatterla. È necessario, perciò, essere tutti uniti per riscrivere la storia di questa terra».

I numeri delle vittime della criminalità organizzata, infatti, sono impressionanti e, dal 1893, quando in Sicilia fu ucciso il banchiere Emanuele Notarbartolo, tendono ad aumentare, anno dopo anno, giungendo oggi a circa mille. «Bisogna partire dalle piccole cose – ha evidenziato Rombolà – costruendo il cambiamento dai piccoli gesti quotidiani. È una sfida verso chi tenta di inquinare la nostra vita e la nostra memoria».

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