RIFORMA, COSA CI MANCA
L’accorato appello della portavoce del Forum al Governo e al Parlamento Per rendere operativo il provvedimento mancano ancora 35 decreti Il confronto continua, «ma bisogna fare presto nell’interesse del Paese» In questi ultimi mesi la Riforma del Terzo settore ha fatto importanti passi avanti. Prima dell’estate sono stati approvati i Decreti correttivi dell’impresa sociale (D Lgs 95/18) e del Codice del Terzo settore, che hanno meglio definito un quadro normativo ancora un po’ incerto. Si tratta di buone notizie per un mondo che, dopo oltre 4 anni di passaggi legislativi di Governo e Parlamento e numerosi confronti e dibattiti, sta vedendo arrivare a compimento il percorso di riforma. La nuova legislazione sta acquisendo un disegno coerente e le organizzazioni che svolgono «attività d’interesse generale» e che ogni giorno danno il loro contributo per la coesione sociale del Paese cominciano a misurare le opportunità e i vincoli del nuovo quadro. Tuttavia per rendere pienamente operativa la Riforma occorre ancora attendere l’emanazione di molti ulteriori atti normativi, di diversa natura. Per quanto riguarda il Codice del Terzo Settore (D Lgs 117/17) sono stati adottati solamente 5 provvedimenti a fronte dei 26 previsti; per l’impresa sociale (D Lgs 112/17) 3 su 12, nessuno dei 4 previsti dal Servizio Civile Universale (D Lgs 40/17) così come nemmeno l’unico sul 5×1000 (D Lgs 111/17). Tra i provvedimenti da adottare ce ne sono alcuni particolarmente urgenti: L’Istituzione del Registro Unico al quale dovranno iscriversi gli enti di Terzo settore (ETS) per essere riconosciuti tali e poter usufruire delle agevolazioni fiscali e della legislazione di favore. Il Registro dovrebbe essere pienamente operativonel febbraio 2019 La definizione delle cosiddette attività ‘diverse’ (art. 6 D Lgs 117/17). Assolutamente necessario per procedere agli adeguamenti statutari degli enti L’adozione di strumenti di trasparenza e accountability: la definizione delle linee guida per il bilancio, il bilancio sociale, la valutazione di impatto sociale, la raccolta fondi; la vigilanza sull’impresa sociale La definizione delle modalità di applicazione della coprogrammazione e coprogettazione, in modo da rendere sempre più praticabile una sinergia collaborativa, nel rispetto delle proprie specificità, tra i due portatori dell’interesse generale: la Pubblica amministrazione e gli enti del Terzo settore, in ossequio al principio di costituzionale della sussidiarietà; L’armonizzazione normativa delle previsioni della Riforma con alcune discipline di settore, in particolare per quello che riguarda ilmondodello sport, della cultura, dell’agricoltura sociale e della cooperazione allo sviluppo Peraltro i testi dei recenti decreti correttivi e integrativi non hannoprevistoalcune importanti e necessarie modifiche tra cui: La possibilità di autofinanziamento delle Organizzazioni di Volontariato (ODV), orfane di una disposizione che da oltre 20 anni consentiva di svolgere anche alcune attività tipiche dietro il pagamento di corrispettivi per sostenere le proprie attività La piena operatività delle Associazioni di Promozione Sociale (APS), che soprattutto nel mondo della disabilità e non autosufficienza svolgono una delicata attività per cui serve personale specializzato in numero cospicuo e comunque superiore ai limiti imposti dalla nuova normativa Il regime fiscale, che rischia di presentare ancora diverse anomalie tali da rendere di difficile comprensione e applicazione le diverse disposizioni: la distinzione tra attività commerciali, gli effetti della perdita della naturadi entenoncommerciale, le imposte dirette e indirette; la decommercializzazione o meno di diverse tipologie di attività, il regime del “de minimis” La modifica che permetta a molte delle ex Ipab che ora hanno la qualifica di onlus, di qualificarsi come imprese sociali. Nonostante l’impegno profuso in questi anni e i continui confronti con Governo e Parlamento rimane la forte preoccupazione che gli enti del Terzo settore siano costretti a compiere scelte determinanti per il proprio futuro, anche modificando i propri statuti, senza avere ancora un quadro normativo certo e completo. È necessario produrre un ultimo sforzo, bisogna fare presto e mettere nelle condizioni questo mondo, fatto di solidarietà ed impegno civico, di poter continuare ad operare per lo sviluppo sociale ed economico del Paese.