Cento esperienze per accendere il futuro d’Italia
SABATO A MILANO INIZIATIVA PER «RIPARTIRE» Tutto il bene che c’è in cento storie Così Milano racconta l’altra Italia La maratona di speranza lunga una notte al San Fedele spettare l’alba accendendo una per una un centinaio di stelle. Che non sono quelle del firmamento e non brillano lontane anni luce da noi, ma sono cento storie vere raccontate dai protagonisti in 5 minuti ciascuno, le cento storie che illuminano il futuro e ci dimostrano che un’altra Italia è possibile.
L’idea è venuta ad Alessandro Rosina, professore di Demografia alla Cattolica di Milano: «Mappa celeste dell’Italia che c’è» (questo il titolo dell’evento) si svolgerà domani sera dalle 21.30 fino alle 3 del mattino successivo all’Auditorium San Fedele di Milano (via Hoepli), dando luogo a una vera maratona della speranza concreta, o per meglio dire dell’”utopia realizzata”.
A guidare la sfida, gigantesca quanto entusiasmante, saranno quattro giornaliste di altrettante testate nazionali (Avvenire, Corriere della Sera, Fatto Quotidiano e Repubblica), che condurranno il pubblico entro la notte dell’equinozio e nel cuore delle cento storie positive: «Il nostro Paese sta attraversando un periodo confuso e rischioso – spiega Rosina – nel quale sembra prevalere la logica corrosiva della divisione, dell’individuazione di un nemico da combattere, di una visione del futuro comune sempre più buia. L’Italia può dare bellezza ai processi di cambiamento di questo secolo, ma non potrà farlo se resta prigioniera di un clima di rancore,
A paura e rassegnazione. Per riaccendere la speranza in un futuro migliore è necessario partire da ciò che invece unisce, e funziona, e crea valore. Dal molto che già di bello e positivo l’Italia di oggi sa esprimere». Nell’epoca che si è dovuta inventare un neologismo, haters («odiatori»), per definire chi aggredisce a prescindere e odia senza conoscere (categoria che pullula sui social e genera un vortice negativo), la maratona dei cento testimoni dimostra che è possibile mobilitarsi “per” e non “contro” qualcuno o qualcosa, e soprattutto che per cambiare le cose occorre “fare”.
Sono decine le sigle e le associazioni che hanno aderito all’evento, diramando in tutta Italia l’invito a portare le proprie storie di vita su quel palco (Acli, Arci, Azione Cattolica, Fim Cisl, Actionaid, Confcooperative, Cnca, Federsolidarietà, Fondazione Bassetti, Forum del Terzo settore, Libera, Pfse Auxilium e molte altre), in una staffetta capace di raccontare in pochi minuti un progetto riuscito e proporre uno sguardo attivo sul Paese, l’Europa, il mondo e l’umanità. Per l’occasione il vignettista Altan ha voluto donare un disegno originale, divenuto il logo dell’iniziativa: il suo celebre metalmeccanico Cipputi impugna la chiave inglese, ma anziché in fabbrica è sotto un cielo stellato e pronuncia la frase di Galileo Galilei, «Eppur si muove», summa di ogni visione libera e non omologata. A chi vorrà sedersi a teatro ad ascoltare le cento brevissime esperienze, insomma, la notte regalerà parecchie sorprese e la possibilità di guardare il sorgere del nuovo giorno con uno sguardo inedito. Dalle 3 del mattino, finito l’incontro “fisico” con i testimoni che sarà seguito in streaming su Internet, inizierà la parte virtuale dell’evento, durante la quale da tutta Italia gli ascoltatori potranno a loro volta postare la propria vicenda, portando così la staffetta fino alle luci dell’alba. Alla fine le storie accese nella notte dell’equinozio verranno pubblicate in un ebook, vera mappa celeste dell’Italia che c’è e che funziona. «Dare protagonismo agli attori dell’apertura che produce valori parla di un’Italia da costruire insieme, non ideologicamente ma con la forza della sua evidenza positiva – conclude Rosina –, e questa idea deve diventare il Bene comune di cui prenderci cura, individualmente e collettivamente. È dal basso che costruiamo la nuova idea di Paese». In fondo non si tratta di inventare qualcosa dal nulla, ma di aprire gli occhi e il cuore per accorgerci del tanto di bello e di buono che ci circonda ma che, complici spesso proprio i media, viene seppellito sotto una coltre di cattive notizie amplificate e deformanti.