L’accoglienza dei piccoli Comuni che genera sviluppo

 


L’accoglienza dei piccoli Comuni che genera sviluppo

In provincia di Benevento è nato un sistema innovativo che lega l’ospitalità alla rinascita economica dei territori. La chiave di volta? Le cooperative di comunità

Accogliere, proteggere, promuovere e integrare. Sono i quattro verbi dell’accoglienza che Papa Francesco ha invitato a coniugate al presente e al futuro — sul passato, per chi la sa interrogare, la storia parla da sé — nel corso della Giornata mondiale del migrante e del rifugiato del 2 gennaio scorso.

Ma queste parole, ci spiega Angelo Moretti, coordinatore della Caritas di Benevento e promotore di un cartello virtuoso di piccoli Comuni che dell’accoglienza a 360 gradi stanno facendo la propria leva di rinascita sociale, non vanno semplicemente ripetute. Vanno declinate. E non in gesti sporadici, ma attraverso un modello capace di reggersi senza puntellatura esterne.

Il modello Sale della Terra 
Come? In primo luogo, aprendo nei piccoli comuni italiani — vera spina dorsale del Paese — il sistema dell’accoglienza a tutti. Sì, proprio a tutti. Non ci sono i migranti da un lato e i “locali” dall’altro. Si tratta di rendere il sistema dell’accogliere, del proteggere, del promuovere e dell’integrare un sistema di policy virtuoso di tutti per tutti. Questo è il cuore della rete dei piccoli comuni “Welcome”, un’idea nata nel 2014, lanciata nel 2016 con un manifesto e oggi in pieno sviluppo.

L’idea è semplice: accogliere è un movimento oscillatorio e, al contempo, una pratica di economia civile virtuosa e sostenibile dove dare e ricevere sono tutt’uno. Accogliere significa fare welfare, ma per fare welfare innovativo bisogna andare oltre il welfare. Diventare “welcome”. C’è l’accoglienza in senso classico (attraverso lo strumento dello Sprar) e c’è lo strumento della cooperativa di comunità. Questi i due perni del modello. E poi c’è il consorzio e l’idea è quella di rendere i piccoli comuni un consorzio permanentemente, in rete, di consorzi territoriali.

Ad oggi, sono 113 le persone migranti accolte negli 11 Sprar dei comuni campani che si sono riuniti nel consorzio territoriale “Sale della Terra” che raduna i Piccoli Comuni del Welcome nell’area campana. Gli Sprar della Rete Welcome si trovano a Benevento (accoglienza minori), e per gli adulti a Roccabascerana, Chianche, Pietrelcina, San Bartolomeo in Galdo; per le famiglie a Petruro Irpino, Castelpoto, Sassinoro, Baselice, Torrecuso, Santa Paolina. Attorno al sistema, sono nate 2 cooperative di comunità, formate da ragazzi migranti, e altre 8 sono in fase di incubazione.

Il consorzio offre attualmente impiego a 180 persone: 14 amministrativi, 10 psicologi, 14 fra assistenti sociali e mediatori culturali, ma anche addetti al- le pulizie, cuochi, baristi, operatori legati, addetti al market solidale e genera un fatturato di 2,4 milioni di euro. Più della metà proviene dall’artigianato, il 40% dall’agricoltura e il restante 10% dall’accoglienza turistica. L’agricoltura sociale ha una produzione complessiva di 116mila quintali, 60% di fresco e 50% di trasformato (in particolare: 960 litri d’olio di oliva).

Ma oltre la Campania, il modello si sta diffondendo: Sardegna, Sicilia, richieste arrivano dal lecchese e dal padovano. Un piccolo camper, il “Camper del Welcome” è stato attrezzato per portare il modello a conoscenza dei piccoli co- muni delle altre regioni. Il tour è cominciato e sta dando i suoi frutti. A oggi sono 15 i comuni che stanno lavorando per diventare comuni del welcome.

A Ventotene, per esempio. L’isola che fu terra d’esilio per Altiero Spinelli — che vi scrisse il suo famoso Manifesto, fondamento dell’europeismo migliore — è stato il comune di partenza del camper. Le tappe sono cento e, raccontano gli organizzatori, «stiamo già raccogliendo tantissime adesioni e iniziano i progetti, soprattutto in Sicilia, prima di dirigerci al nord, Veneto e Lombardia». La rete conta oggi 17 comuni impegnati in progetti attivi e fattivi di Welcome. Il che significa che le politiche di integra- zione sociale e quelle di sostegno al reddito, la lotta all’azzardo e all’esclusione, oltre che l’estensione di pratiche di economia di civile (consorzi, cooperative di comunità, agricoltura solidale) in questi comuni sono già una realtà di fatto.

Un brand di valore 
Welcome è diventato anche un brand per dei prodotti (generalmente vino, olio, ma viene declinato a seconda della realtà economica locale), in un’economia coesiva in rete grazie all’integrazione con Uecoop e Coldiretti. I comuni del Welcome, presenti e futuro, posso- no e potranno usare il brand per riconoscersi. Oltre il marchio etico, l’accoglienza punta infatti a generare valore economico. Non mero profitto, ma valore.

In questo senso, l’economista Leonardo Becchetti, tra i più attivi nel sostenere questo modello, ricorda che «tutti hanno il diritto di essere messi nelle condizioni di essere generativi. Tutto questo deve camminare su piedi saldi ed esempi concreti: quello del Manifesto, oltre ad essere un esempio molto bello, è anche un esempio molto concreto. Non esistono piccole battaglie locali, ma una sola battaglia nazionale e culturale di cui ognuno, a livello locale, è protagonista. La questione fonda mentale è che ci sono due tribù: quella dell’uno meno uno è uguale zero, che rende l’uomo lupo all’uomo, ed è una logica folle, e la tribù della superaddittività, quella per cui uno più uno è uguale a tre». Per Becchetti non basta «coltivare nel proprio orticello buone pratiche, oggi bisogna comunicarle». Da qui l’idea del camper…

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