Golden Links: oltre 36mila capi intimi per combattere la povertà
L’iniziativa, promossa da Intesa Sanpaolo con la collaborazione di enti profit e non profit, distribuirà entro il 31 dicembre capi di vestiario intimo. Un percorso innovativo che pone al centro la persona e la sua dignità
Sono tanti, troppi i volti della povertà in Italia. Ci sono la povertà assoluta e la povertà relativa. E c’è un altro volto, che taglia di netto gli indicatori statistici. Difficilmente i numeri ne parlano. È la povertà che priva di autonomia. Accade quando non sono compromessi solo i bisogni, ma viene intaccata la sfera più intima, fra dignità e riservatezza, della persona.
Non è un caso se tra i bisogni primari, che rientrano in questa sfera, delle persone in condizione di povertà, ma anche tra i meno autoevidenti, vi è la necessità – e la difficoltà – di reperire indumenti intimi per adulti e bambini. Proprio questi indumenti intimi sono difficilissimi da trovare anche da parte dei soggetti del non profit che raccolgono e distribuiscono abiti. Lo sono per ragione intrinseche (non possono essere donati indumenti usati), ma anche per ragioni culturali.
Quanta povertà
Ma di cosa parliamo, quando parliamo di povertà? Innanzitutto i numeri. L‘Istat ha stimato che si trovano oggi in condizioni di povertà assoluta 1 milione e 778mila famiglie, per un totale di 5 milioni e 58mila persone. Un numero in crescita, come quello della povertà relativa che nel 2017 ha toccato 3 milioni 171mila famiglie e 9 milioni 368mila persone.
L’ultimo Rapporto Censis sullo stato del Paese rileva d’altronde che il 12,4% degli occupati nella classe d’età 20-29 anni è a rischio povertà. Parliamo di circa 330.000 persone: 10.000 in più rispetto all’anno precedente. Il rischio di povertà tra le persone con meno di 14 anni aumenta di quasi 5 punti percentuali, passando dal 20,4% al 25,1%. Fra i 15 e i 24 anni, però, l’incidenza è ancora maggiore, con un incremento in termini percentuali di quasi 6 punti: un giovane su quattro è a rischio povertà.
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Golden Links: la sfida della dignità
È a questo rischio che, tra le altre cose, bisogna rispondere perché la povertà non diventi non solo una condizione materiale, ma un rischio esistenziale permanente.
Per questo, spiega Elena Jacobs, responsabile della Valorizzazione del Sociale di Intesa Sanpaolo, intervenuta alla presentazione del progetto Progetto Golden Links, bisogna puntare su «una crescita civile che contribuisca alla crescita sociale ed economica del Paese». Servono interventi sociali che agiscano «sulla “Persona” nella sua totalità: non solo aiuti materiali, ma benefici sull’intera sfera personale e umana». Ed è qui che il bisogno primario, il bisogno della dignità si fa sentire.
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Il Progetto Golden Links vuole intervenire su questo bisogno. Come? Concretamente: garantendo la distribuzione di un rilevante numero di capi intimi a persone che non possono permetterselo. Lo fa attraverso un’azione di sistema innovativa che mette in rete le migliori esperienze delle istituzioni profit e non profit.
L’iniziativa è promossa da Intesa Sanpaolo nell’ambito delle attività social impact del proprio Piano d’impresa e in particolare del programma Sistema Nazionale degli Indumenti. Parliamo di numeri molto alti, per questo capaci di incidere: verranno distribuiti, entro la fine di dicembre ,oltre 36.000 capi di vestiario.
Il primo evento di comunità è stato organizzato dall’Opera Barolo giovedì 13 dicembre, ore 16,30, presso Housing Giulia via F. Cigna 14/L e ha visto coinvolte associazioni di volontariato ed enti caritativi. Un evento che ha permesso di testare il valore dell’iniziativa che, spiegano i partecipanti, è soprattutto quella di rinsaldare o ricucire legami.
I numeri
La sperimentazione del progetto ha coinvolto Goldenpoint – leader nazionale nella produzione e distribuzione di calzetteria e underwear – che ha messo a disposizione i 36mila capi intimi. Con Intesa Sanpaolo e Goldenpoint, si sono messe in gioco Caritas Torino, il Comitato S-Nodi, promosso da Caritas Italiana nell’ambito del programma nazionale “Azioni di sistema contro la povertà”.
Con gli indumenti verranno realizzati circa 9000 kit contenenti almeno 3 capi intimi per donne, bambini, uomini. Il confezionamento sarà curato da donne migranti e persone sottoposte a pene alternative, con il coordinamento della Pastorale Migranti e del Consorzio Abele Lavoro, presso il Distretto Barolo.
La distribuzione, in Piemonte e Veneto, sarà curata da prganizzazioni non profit appartenenti alla rete Caritas anche durante momenti aggregativi ed eventi comunitari, che coinvolgono la cittadinanza in generale, durante le quali le famiglie, oltre a ricevere i kit, potranno ampliare la propria rete di “legami sociali”. Un modo virtuoso di “per fare comunità”, di fronte all’egoismo e al rancore.