Vibo – La mensa dei poveri chiusa da oltre un anno I fondi disponibili potrebbero finire altrove«Devo dire grazie a Caritas diocesana e… reddito di cittadinanza»

La mensa dei poveri chiusa da oltre un anno I fondi disponibili potrebbero finire altrove«Devo dire grazie a Caritas diocesana e… reddito di cittadinanza»

La questione affrontata ieri dalla commissione consiliare Politiche sociali Alcuni degli eletti hanno chiesto «chiarimenti» sull’inversione di rotta
Le fasce più deboli continuano a rimanere ai margini delle grandi scelte amministrative È solo con l’impegno delle associazioni di laici e cattolici che riusciamo a garantire un pranzo domenicale ai bisognosiDon Piero Furci

Tonino Fortuna

La mensa dell’inclusione ha chiuso i battenti già da tempo. Per i poveri della città che vivono numerosi al centro come in periferia, le speranze di aiuto sarebbero ridotte al lumicino. I fondi regionali provenienti dalla legge 166/2013, circa 100mila euro, sono stati spesi per quasi due terzi nella passata amministrazione. Nel bilancio dell’ente erano rimasti circa 40mila euro che il Comune ha deciso, da quanto appreso ieri nel corso della Commissione Politiche sociali presieduta da Lorenza Scrugli, «di destinare ad una struttura che si occupa di assistenza agli anziani», affetti da demenza o altre patologie degenerative. Questo almeno sarebbe l’obiettivo di un progetto ancora in nuce. Progetto attuabile senza alcuna difficoltà dal momento che «quelle risorse – ha tenuto a puntualizzare ieri in Commissione Lorenza Scrugli, già assessore alle Politiche sociali nella passata consiliatura – non erano finalizzati alla mensa dell’inclusione, ma rivolti genericamente alle fasce deboli, in primis agli anziani».

La scelta dell’amministrazione, rispetto alla quale alcuni consiglieri comunali comunali avevano preteso chiarimenti nei giorni scorsi, è stata ribadita, sebbene non in via definitiva ieri mattina in Aula. E più di qualcuno ha espresso la propria preoccupazione per la situazione nella quale versano gli indigenti in città e nelle frazioni, affidati spesso alle poche risorse in mano alla Caritas diocesana, ma completamente abbandonati dalla politica. Alfredo Lo Bianco, consigliere eletto tra le fila del Partito democratico, non ha esitato a dipanare una matassa tutt’altro che semplice da districare. «Mi chiedo – ha sbottato – se quei fondi possano essere dirottati su questa struttura alla quale si fa riferimento. E comunque tengo a ribadire che don Piero Furci, sacerdote della parrocchia Sacra Famiglia, continua ad accogliere gli indigenti, garantendo loro un pasto domenicale, grazie all’aiuto delle associazioni di volontariato. Associazioni e semplici cittadini che contribuiscono – ha chiosato Lo Bianco – in modi differenti nel tentativo di alleviare la sofferenza di queste famiglie».

La situazione è forse ancor più complessa nelle frazioni, a partire da Vibo Marina dove i numeri degli indigenti, da quanto si apprende, sono percentualmente superiori a quelli del centro cittadino. «Tempo addietro – è stato ribadito ieri in Aula – si era pensato di dare ai poveri i pasti avanzati nelle scuole dell’infanzia della città». Ma non se ne è fatto nulla. Loredana Pilegi, addirittura, in vista della raccolta delle olive nel parco urbano, si è chiesta «se fosse possibile distribuire l’olio che ne deriva alle mense dei poveri». Insomma, l’intento è quello di creare una “social catena” che possa in qualche modo contribuire ad alleviare il disagio di chi ancora vive in condizioni di miseria. E che spesso, solo grazie ai volontari, laici e cattolici, riesce a trovare un minimo di ristoro.

Allegato:

Laddove la politica non riesce a dare risposte, ci pensano chiesa e società civile. In silenzio, senza proclami, agendo giorno dopo giorno a contatto strettissimo con gli ultimi. Tutelandone la riservatezza e la dignità. Uno di questi benefattori silenziosi è don Piero Furci, sacerdote della parrocchia della Sacra Famiglia, da sempre accanto ai bisognosi. Uno di quelli che non cercano mai i riflettori, muovendosi in silenzio…

Don Piero Furci, ci racconti la sua esperienza in un’area difficile della città negli ultimi anni. Cosa è cambiato?

«Devo dire che grazie al reddito di cittadinanza la situazione nella mia zona è migliorata. Spero che questo sussidio venga mantenuto perchè gli aiuta molto, più che per un pasto caldo, per il pagamento delle utenze».

Esiste una gara di solidarietà per aiutare i bisognosi, non è vero che la città è indifferente.

«Posso confermare che vi sono associazioni di laici e cattolici che garantiscono ancora oggi un pranzo quantomeno domenicale agli indigenti. Oggi la platea si è ridotta a una ventina di famiglie, molti prendono il pranzo e lo portano a casa. Tentiamo di aiutare i poveri, inoltre, anche con i viveri che lasciano in parrocchia i fedeli».

I fondi comunali non ci sono più. La mensa dell’inclusione che fine ha fatto?

«Era una buona forma di aiuto. Dal Comune i fondi sono arrivati per un certo periodo, ma da circa un anno il percorso si è interrotto, immagino, per mancanza di risorse».

Ma il sostegno ai poveri è continuato, anche senza l’apporto della politica…

«Certo, è proseguito grazie alla Caritas diocesana che continua a sforzarsi in ogni angolo del territorio. Dalla Casa di Nazareth il pasto viene trasferito con il furgoncino che porta il pasto nelle sedi preposte. E credo che a Vibo Marina venga fronteggiata una situazione ancor più critica rispetto alla nostra».

Questa non l’unica forma di povertà sul territorio….

«Il problema di fondo è l’assenza di prospettiva lavorativa su un territorio che ha mille risorse non sfruttate a dovere. Siamo tra le aree del paese con le maggiori opportunità da un punto di vista turistico. Basterebbe allungare la stagione balneare per dare opportunità occupazionali ai giovani. E poi ci sono altre forme di povertà: le famiglie disgregate, la mancanza di programmazione, la povertà culturale. In tutto questo spero che il reddito di cittadinanza venga confermato, non in una prospettiva assistenzialistica, ma come possibilità di sopravvivenza in attesa di trovare lavoro per tanti, giovani e meno giovani, che vorrebbero avere un’occupazione ma non trovano nulla. Temi importanti, dei quali discuteremo nell’ambito del sinodo diocesano dalla giornata odierna a Mileto dove prende inizio l’anno celebrativo.

t.f.

L’assessore annuncia:«Un avviso pubblico»

La mensa dell’inclusione, almeno quella prevista con i fondi regionali a disposizione del Comune, non c’è più da tempo. L’assessore alle Politiche sociali Franca Falduto ieri ha chiarito che le risorse rimaste saranno utilizzate attraverso «un avviso pubblico con l’obiettivo di affidarle a chi sia in grado di supportare le rette degli anziani che rispondendo a precisi requisiti, legati alla gravità della loro patologia, potranno essere assistiti in un centro autorizzato. Insomma, tutto avverrà nella massima trasparenza».

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