VIBO
Storie parallele di disabili e diritti negati «Noi, prigionieri tra barriere invalicabili»Politiche sociali, i fondi per pagare il consulente ci sono sempre
Vittoria Sicari
Massimiliano Marchese, affetto da sclerosi multipla e Domenico Corso, non vedente, sono solo due dei tanti disabili presenti in città. Le loro difficoltà motorie, costringono il primo in carrozzina e il secondo ad essere sempre aiutato. Camminando con loro e con le loro mogli- che quotidianamente li accompagnano – ci si rende conto di quanto il territorio sia un vero percorso ad ostacoli. Auto parcheggiate davanti agli scivoli, o addirittura mancanza delle rampe di accesso per i diversamente abili, sono solo alcuni degli impedimenti a cui bisogna far fronte. I marciapiedi sempre più spesso sono il luogo più insicuro dove passare con la sedia a rotelle e l’unica alternativa diventa la strada con il rischio che ne consegue. «Più volte – rileva Massimiliano – sono rimasto incastrato con la carrozzina perché sui marciapiedi ci sono i pali della segnaletica stradale o gli alberi che li restringono». Anche il percorso per i non vedenti si limita solo a poche decine di metri. Ad esempio, nei pressi del municipio il tracciato è previsto solo da un lato, mentre sul tratto di viale Kennedy dove partono e finiscono le rampe non ci sono neppure le strisce pedonali. «Sono stati spesi circa 110mila euro – spiega Domenico – inutilmente, infatti il tragitto non è neppure a norma». Per chi è affetto da disabilità ci vuole una grande forza di volontà per andare avanti, perché ovunque in città si incontrano ostacoli insormontabili. Proviamo, seguendo Massimiliano e Domenico, ad entrare a Palazzo Luigi Razza, all’interno l’abbattimento delle barriere architettoniche è previsto, ma arrivati all’ascensore dobbiamo fare retromarcia. Le porte si aprono solo a metà e la carrozzina non ci passa. Uscendo Domenico ha l’auto parcheggiata a sinistra dove il percorso agevolato per i non vedenti manca. A soccorrerlo è la moglie che lo prende sottobraccio e lo conduce vicino alla loro vettura. Idem per andare in Tribunale. «Se sono su viale Regina Margherita – osserva Massimiliano – non posso attraversare all’altezza del Palazzo di Giustizia, ma devo arrivare in fondo di fronte all’edicola, poi devo andare dall’altro lato della strada e percorrere il marciapiedi sul lato opposto in senso contrario. Non posso andare neanche al cimitero a trovare mia madre». Persino per prendere un caffè con gli amici «dobbiamo prima realizzare la mappa di tutto il percorso – sostengono i due disabili – senza la possibilità di andare come fanno tutti i normodotati dove vogliamo». Più tragica ai Poliambulatori di Moderata durant «dove i parcheggi per invalidi sono sempre occupati e i marciapiedi sono sconnessi e impercorribili a piedi». Spesso rinunciano pure a uscire di casa. «Quello che per gli altri è normale per noi è impossibile – proseguono -. Anche fare una passeggiata di pochi metri diventa complicato». Ma il paradosso è che nei pressi del liceo “Colao” dove la rampa esiste è stato creato un parcheggio per auto proprio sulla stessa rampa, mentre le strisce pedonali sono un metro più avanti e dall’altro lato finiscono vicino al tronco di un albero. «Chiediamo ai nostri amministratori di aiutarci, altrimenti ci rivolgeremo al Prefetto».
Allegato:
Tonino Fortuna
I fondi per la mensa dei poveri non ci sono. I pochi quattrini rimasti in bilancio vengono devoluti ad altre lodevoli cause. Intanto, però, le politiche sociali continuano a rappresentare un ottimo serbatoio dal quale attingere risorse per consulenti che si rivelano, peraltro, uomini e donne per tutte le stagioni.
Perchè a palazzo “Luigi Razza”, in questo senso, non ci si fa mancare mai nulla. Ebbene, nella giornata di ieri, con una determina sottoscritta dal dirigente di settore, il segretario generale Domenico Libero Scuglia, il Comune ha disposto la liquidazione al dottor Pasquale Luzzo di 5879 euro.
La cifra costituisce un saldo delle prestazioni erogate nel periodo compreso tra il 15 settembre ed il 31 dicembre dello scorso anno. Le risorse sono state stanziate e liquidate a seguito di un incarico di collaborazione specialistica attribuito al funzionario nell’ambito del progetto Sia (vale a dire i fondi erogati dal ministero del Lavoro e delle Politiche sociali per il Sostegno all’inclusione attiva) alle famiglie che vivono in una condizione di indigenza.
Risorse stanziate e attribuite in perfetta regolarità ma che chiariscono come il sistema delle consulenze e degli incarichi sia decisamente collaudato nelle stanze del palazzo cittadino. L’Ente ha accertato, ovviamente, che il dipendente abbia svolto i compiti di sua competenza «con regolarità» e che la somma sia rientrante tra quelle ministeriali stanziate per i Sia. Insomma, tutto da manuale, nulla di illecito.
Ma non è la prima volta che il professionista, sempre lui, incamera fior di quattrini dall’Ente. Basti pensare ai 19.409 euro incamerati nel 2013 e ai 16.636 euro liquidati dal Comune qualche anno addietro per supporto in materia di progetti europei, oltre che agli incarichi ottenuti con i Piani locali per il lavoro. In tutto questo l’ultimo progetto di una lunga serie è il Sia che - va ricordato – ha preceduto la misura del Rei. Il progetto è stato applicato anche nell’ambito di questo distretto socio-assistenziale, del quale la città capoluogo costituisce il Comune capofila. Il ricorso al professionista – peraltro ritenuto esperto nella materia specifica – è stato a dir poco legittimo, ma non si può fare a meno di constatare che i fondi per l’inclusione si alimenti un sistema che con la povertà ha ben poco a che vedere. Non si può dimenticare che proprio per carenza di fondi la mensa dei poveri è stata chiusa. In precedenza invece palazzo Luigi Razza aveva destinato 100mila euro.
t.f.
Nessuna parità di trattamento
La questione delle barriere architettoniche è un problema esteso. Nonostante la molteplicità delle normative approvate nel corso degli anni al fine di promuovere la parità di trattamento e la piena integrazione delle persone con disabilità, per coloro che soffrono di una qualche forma di handicap continuano a permanere tantissime situazioni di disagio e sofferenza, quando non di vera e propria discriminazione. Scalini, porte strette, spazi ridotti, sono esempi classici di barriere architettoniche.