Cosa c’entra la finanza con il non profit? Lo spiega Cantieri Viceversa

Cosa c’entra la finanza con il non profit? Lo spiega Cantieri Viceversa

Mercoledì 13 novembre presentazione a Milano del rapporto sugli esiti del progetto nazionale che vuole creare sinergie tra terzo settore e operatori finanziari, colmare il gap fra domanda e offerta, sviluppare prodotti adatti ai bisogni delle associazioni 

di Clara Capponi

Sempre di più si parla del non profit come un settore “in espansione” capace di produrre valore sociale ma soprattutto economico. A confermarlo anche gli ultimi numeri diffusi dall’Istat, secondo cui il terzo settore “pesa oggi nel sistema complessivo di imprese e servizi per l’8% e il numero dei suoi dipendenti è il 7% del totale”.

In questo contesto la finanza è pronta a fare la sua parte; cresce infatti l’interesse degli operatori finanziari per lo sviluppo di prodotti e servizi innovativi anche per gli enti del terzo settore e aumentano allo stesso tempo gli investimenti orientati verso imprese ad alto contenuto “sociale”.

Tuttavia i due mondi fanno ancora fatica a “parlarsi”; la finanza sostenibile non riesce ad intercettare in modo sempre efficace le reali esigenze delle organizzazioni, mentre gli enti di terzo settore spesso non conoscono gli strumenti finanziari adatti a loro che il mercato è in grado di offrire.

Per questo è nato “Cantieri Viceversa – Network finanziari per il terzo settore”, il progetto di Forum nazionale del terzo settore e Forum per la finanza sostenibile che ha messo intorno a un tavolo enti non profit e operatori finanziari per creare sinergie e colmare il gap che separa la domanda e l’offerta di prodotti efficaci per il terzo settore. A distanza di poco più di un anno dall’avvio, i promotori hanno realizzato un rapporto (Lupetti editore) che racconta i principali risultati di questa esperienza e che verrà presentato mercoledì 13 novembre a Milano.

Al centro del volume i dieci progetti esemplari realizzati da organizzazioni non profit, selezionati per entrare nei 6 “Cantieri” in cui è articolato il progetto. Si tratta di iniziative che riguardano ambiti molto diversi: dall’invecchiamento attivo al “dopo di noi”, ma anche riqualificazione delle periferie, rilancio di aree rurali e recupero di immobili abbandonati per finalità culturali. La scelta è stata dettata da indicatori ben precisi – progetti di lungo periodo (superiore a 5 anni), con un forte impatto sulle comunità locali, che vedono una partnership fra pubblico e privato e che abbiano la capacità di diventare un modello replicabile anche da altre organizzazioni.

Dopo una prima fase di analisi, all’interno dei sei cantieri tematici i referenti delle associazioni capofila hanno potuto incontrare vari esperti del settore – banche, società di gestione del risparmio fondazioni, assicurazioni, società responsabili di fondi di investimento – per esaminare insieme i prodotti finanziari esistenti e realizzare “prototipi” che potranno essere sviluppati anche in virtù della riforma legislativa che interessa il mondo del non profit.

Anche CSVnet ha sostenuto fin da subito lo sviluppo di Cantieri Viceversa: tra l’altro uno dei progetti analizzati è “Voce – volontari al centro” la Casa del volontariato che il Csv Milano ha in programma di realizzare con il recupero di uno spazio di 2500 mq nel quartiere Porta Nuova.

“L’esperienza ventennale dei Csv a fianco soprattutto delle organizzazioni di volontariato meno strutturate, conferma che in questi enti l’analisi delle problematiche finanziarie e la valutazione dell’impatto degli aspetti finanziari nella loro gestione è ancora generalmente carente”, scrive il direttore di CSVnet Roberto Museo nel suo intervento all’interno del volume, sottolineando il ruolo dei centri di servizio per il volontariato, chiamati dal Codice del terzo settore anche a fornire “servizi di consulenza assicurativa, gestionale, ricerca fondi ed accesso al credito’ per tutti gli enti di terzo settore con volontari”.

“Per la prima volta la finanza sociale entra formalmente nel sistema giuridico italiano ovvero nel ‘codice genetico’ del terzo settore – conclude Museo. – Ciò consentirà, anche al sistema dei CSV, di dare gambe alla scelta lungimirante del legislatore che riconosce ed incentiva la finanza sociale come strumento del bene comune”.

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