CATANZARO
Il progetto si fondava sulla terapia del sorriso
La colazione al mattino, poi tutti a scuola e nel pomeriggio di nuovo tutti insieme a fare i compiti. Fino a due anni e mezzo fa era questa la routine dei bimbi, prevalentemente di etnia rom, che frequentavano il centro sociale diurno l’Aranceto che oggi è la terra di nessuno. Sullo sfondo l’affidamento dei locali, voluto dal Comune, a favore dell’associazione “Il mio amico Jonathan” che da Palmi, nel Reggino, sbarcò a Catanzaro per lanciare “Mission rom”. Volontari schierati contro il disagio sociale e la dispersione scolastica scrissero una bella pagina di integrazione in uno dei quartieri più difficile del capoluogo di regione. Lo fecero puntando tutto sulla possibilità di instaurare rapporti di amicizia e fiducia con la popolazione nomade del capoluogo di regione. E, in effetti, riuscirono a squarciare quel muro di diffidenza che da sempre impedisce l’integrazione.
Sullo sfondo la terapia del sorriso che divenne un filo invisibile, ma sempre più forte, in grado di tenere tanti bimbi rom agganciati alla speranza di un’infanzia spensierata e un futuro integrato. Una bella favola che ora prova a rivivere in altre iniziative di tanto in tanto messe in campo, ma che già nel 2014 mostrò i primi scricchiolii quando i volontari lanciarono il primo grido d’allarme e chiesero aiuto per poter continuare a operare. Latte, biscotti, pancarré, marmellata e cioccolata: ecco le dolcezze di cui il centro aveva un disperato bisogno per non perdere una sfida basata sull’inserimento dei bambini e sul coinvolgimento di genitori e tutori. Poi la realtà ha costretto il quartiere a svegliarsi da un sogno e l’allegria di bimbi felici che fanno colazione, studiano e giocano ha lasciato il posto a vandali e saccheggiatori che hanno trasformato quel centro in un posto sporco, degradato e insicuro.
an.sc.
I bambini avevano un luogodove poter studiare e fare merenda assieme