VIBO – Bonus alimentari, sono circa mille le domande presentate

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Bonus alimentari, sono circa mille le domande presentate

L’ex presidente del Consiglio comunale si interroga sull’utilizzo di eventuali residui

Tonino fortuna

Toccano quota mille le domande effettuate dalle famiglie vibonesi a palazzo “Luigi Razza” per la concessione dei buoni finalizzati all’acquisto di generi alimentari e prodotti di prima necessità, sulla base di quanto disposto dal governo.

L’obiettivo è quello di fronteggiare la crisi determinata dalla chiusura delle attività e dalla significativa perdita di reddito per molte categorie. I buoni potranno essere spesi nelle attività commerciali che abbiano sottoscritto una convenzione con il Comune. Le fatture, appositamente giustificate, verranno liquidate dall’ente che attingerà allo stanziamento di oltre 248mila euro del governo, tramite un’ordinanza della Protezione civile. Al lavoro per soddisfare le esigenze dei cittadini ci sono gli uffici del settore Politiche Sociali, coordinato personalmente dall’assessore Franca Falduto.

La redistribuzione dei viveri potrà avvenire anche direttamente, tramite il Terzo Settore, con il supporto di Croce rossa e Prociv Augustus, anche a domicilio. La macchina, dunque, è partita. Al momento senza particolari difficoltà nonostante lo smart working al quale è sottoposta buona parte dei dipendenti. Ma non mancano i dubbi e qualche strascico polemico. Qualora rimanessero fondi, affidati in questa prima fase a chi è privo di ogni altro sussidio, a chi verrebbero destinati? Con quali criteri e modalità? Stando alle modalità indicate dagli uffici, per ogni nucleo familiare potrebbero andare tra 150 e i 250 euro. Questo significa che, essendo già mille le domande, rimarrebbero briciole. Ad ogni modo, come ha sottolineato ieri l’ex presidente del Consiglio Giuseppe Muratore, «un resoconto-rendiconto alla città dovrà pur essere presentato sebbene il governo non lo richieda».

Nel caso rimanessero quattrini, «sarebbe giusto anche sapere – ha tuonato Muratore – in quale modo verrebbero utilizzati tali residui». E infine, sarebbe giusto conoscere «le parrocchie, le associazioni di volontariato e quali enti del terzo settore siano stati coinvolti nel progetto e con quali compiti». Insomma, un’operazione trasparenza che legittimi l’operato di palazzo “Luigi Razza”.

Le pratiche al vagliodel personaledei Servizi sociali

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