VIBO
Fase due, palazzo “Luigi Razza” in affanno«La città deve essere aperta ma in sicurezza»
Stefania Marasco
L’hanno chiamata “fase 2” ma in realtà è tutto… work in progress. Perché se anche il decreto ora c’è occorre capire come i Comuni intendano organizzarsi. Dal commercio al dettaglio che potrà ripartire dal 18 maggio per passare agli ultimi degli ultimi – bar, ristoranti, estetiste e parrucchieri – che l’1 giugno, contagio permettendo, potrebbero riaprire e, dunque, fino alle decisioni che riguardano le famiglie.
In quest’ultimo caso, il pensiero va ai parchi e alle ville: il Governo ha dato il via libera ma palazzo “Luigi Razza” sarà in grado di garantire il controllo degli accessi? Sono previste delle aree dove fare giocare i bambini? E ancora, per quanto riguarda le attività come si intenderà andare incontro alle esigenze di quanti dopo tre mesi di chiusura avranno a malapena qualche risparmio – i più fortunati – per rimettersi in carreggiata? Tante domande, nella consapevolezza che di tempo per ragionare su questa fase due ce n’è stato. Così come a Milano dove il sindaco ha già presentato il suo piano, prevedendo “strade gioco” per i piccoli, suolo pubblico aumentato e a costo zero per i commercianti che dovranno fare i conti con le misure anti contagio che inevitabilmente incideranno sugli spazi attualmente a disposizione.
Perché se un bar fino a ieri con dieci tavolini all’esterno riusciva a mantenersi e casomai ad avere a dare lavoro ad un cameriere, oggi potrebbe trovarsi a dover dimezzare quei tavolini con ricadute su tutta la gestione. Ricadute, dunque, occupazionali anche, con un serio problema di tenuta sociale per le città. E questo proprio nel capoluogo che non ha previsto alcuna sospensione di tributi a causa delle condizioni finanziarie disastrate del Comune. Niente sospensione di tributi così come il Governo non ha aiutato su utenze e affitti che i cittadini hanno continuato a pagare pur non lavorando. Queste, insomma, le questioni su cui ragionare. Quelle che ad oggi non hanno avuto ancora risposta. Perché se è anche vero che un incontro interlocutorio con la categorie produttive c’è stato, ancora mancano le indicazioni. Ergo, è tempo di passare alle strategie, perché finite le quarantene e il tempo dei divieti bisognerà dare risposte a quanti fino ad oggi stando a casa hanno consentito di contenere l’epidemia anche in città. Ma stare a casa non potrà essere l’unica soluzione. Ora è tempo di spiegare ai cittadini come tornare a lavorare, a uscire in sicurezza. Aprire i parchi, come? Sopravvivere con un’attività, come? Dagli Enti locali e fino alle autorità sanitarie. Perché l’ospedale è ancora chiuso, ma dovrà riaprire: come? La prova più difficile, nella quale ognuno dovrà assumersi le sue responsabilità. Cittadini e Istituzioni. Perché autocertificazione o meno, le famiglie devono sopravvivere. E dopo il tempo del “non dovete”, deve arrivare quello del “come potete”…
Allegato:
Tonino Fortuna
Se le domande che la città si pone sono chiare, la task force guidata dal sindaco Maria Limardo è ancora al lavoro per definirne le tappe. Certo, è più semplice fermare tutto che ripartire. Per questa ragione, si stanno valutando i passaggi da compiere «con molta attenzione».
L’imperativo categorico non cambia: «La città deve essere aperta – ha detto ieri il primo cittadino – ma in sicurezza. Dovremo adottare le mascherine e mantenere le distanze». Quanto agli aspetti pratici, «stiamo riorganizzando gli uffici per consentire l’ingresso al pubblico in Municipio». Il piano sarà pronto «entro il prossimo 30 aprile» quando «lo esporremo al Consiglio comunale».
Ma nella sostanza, cosa metterà in campo il Comune? Per i commercianti, l’idea è quella «di concedere il suolo pubblico possibilmente senza pretendere nulla salvaguardando, ovviamente, – ha tenuto a puntualizzare il sindaco – gli equilibri di bilancio. Dal suolo pubblico, infatti, l’ente incassa 270mila euro annui che bisognerà recuperare in qualche altro modo».
Quanto alle strisce blu, «stiamo discutendo con la ditta con quali modalità proseguire l’attuale blocco della sosta tariffata». Insomma, «si stanno studiando misure di vario genere». Per quel che concerne i tributi, ad esempio, «è esclusa – ha sottolineato Maria Limardo – una sospensione generalizzata. D’altronde, non tutti sono stati colpiti da questi crisi. Permetteremo a chi non ha lavorato di programmare il versamento delle imposte. Dunque, un rinvio. La nostra volontà è quella di andare incontro alle esigenze dei cittadini, delle aziende e dei commercianti». Quanto alla riapertura di ville e parchi, infine, «la patata bollente – ha chiosato il primo cittadino – è finita come sempre nelle mani dei sindaci. Mi chiedo come faremo a garantire la sicurezza assoluta con appena sette vigili urbani».
Il confronto da “remoto”
Giovedì scorso la riunione da “remoto” convocata dal sindaco Maria Limardo – affiancata dal vice sindaco Domenico Primerano, dall’assessore alle Attività produttive Gaetano Pacienza e dal segretario generale Domenico Scuglia – con Cgil, Cisl e Uil e le associazioni di categoria tra cui Confcommercio, Confindustria, Camera di commercio, Consumatori, Fenimeprese, Coldiretti per avviare il confronto. In quell’occasione il sindaco ha ribadito l’impossibilità di sospendere i tributi, considerata la situazione critica dell’Ente che ormai viaggia sempre più velocemente verso il dissesto. E proprio sospendere i tributi ha spiegato il sindaco non consentirebbe di erogare i servizi.
C’è una “task force”che si sta confrontandosu tasse, strisce blu e aiuti