CATANZARO
Mascherine abbandonate Allarme di Legambiente
Potrebbero essere necessari, nel nostro Paese, fino a un miliardo di mascherine usa e getta e circa 500 milioni di guanti al mese. Numeri impressionanti, che, tuttavia, non rappresenterebbero un problema se ognuno adottasse comportamenti corretti. Secondo le stime raccolte ed elaborate da Legambiente, la produzione di questi rifiuti è di circa 70mila tonnellate annue, pari allo 0,23% di quelli urbani raccolti e smaltiti in Italia. Un quantitativo che può arrivare a 300mila tonnellate annue, tenendo conto di tutte le tipologie di dispositivi di protezione individuale, secondo i dati dell’Ispra. A trasformare questi numeri in una vera e propria emergenza è l’abbandono, sempre più diffuso, di guanti e mascherine usa e getta dalle strade delle nostre città alle spiagge fino al mare, diventando così una minaccia per l’ambiente e la biodiversità. Questo in sintesi è quanto emerge dal vademecum “ECOproteggiamoci”, elaborato da Legambiente sul corretto uso dei dispositivi di protezione individuale dal virus Sars-cov-2 e sui rischi per l’ambiente causati dall’abbandono e dai traffici illegali.
«Oltre alla possibile diffusione di microplastiche nei mari – spiega Andrea Dominijanni, responsabile Legambiente Catanzaro -, un altro aspetto da non sottovalutare per quanto riguarda l’impatto ambientale di alcune tipologie di guanti (quelli forniti a soci e clienti dei punti vendita Unicoop Firenze invece sono in mater-bi, completamente biodegradabili, a impatto zero) e mascherine è l’utilizzo di alcune sostanze chimiche per il loro trattamento. I prodotti chimici utilizzati per la produzione di questi Dpi non sono resi noti pubblicamente. A questo divieto c’è però un’eccezione, proprio per il trattamento di prodotti sanitari. Un altro prodotto chimico che preoccupa sono gli ftalati, utilizzati per trattare prodotti in Pvc come i guanti monouso, che quando vengono incenerite rilasciano inquinanti molto tossici e pericolosi. Tutte queste sostanze, se disperse nell’ambiente o gestite in maniera scorretta a fine vita, sono causa di un inquinamento molto esteso e pericoloso sia per l’ambiente che per l’uomo: possono contaminare falde, suolo e aria».
«I rischi aumentano ancora – conclude Dominijanni -se si considerano i dispositivi di protezione individuale che vengono utilizzati nelle strutture ospedaliere o nelle Residenze sanitarie assistite (Rsa), che sono classificati come rifiuti sanitari pericolosi perché a rischio infettivo. Non esistono stime attendibili, al momento, ma non c’è dubbio che la tipologia e il quantitativo di rifiuti sanitari prodotti possano fare gola a soggetti “specializzati” nei traffici illeciti di rifiuti. Un allarme raccolto in Italia dall’Arma dei carabinieri, che ha avviato specifiche attività di indagine attraverso il Nucleo operativo ecologico (Noe), come ha comunicato il ministro dell’Ambiente Sergio Costa nella sua audizione davanti alla Commissione parlamentare d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti».
Il responsabile catanzareseAndrea Dominijanni:«A rischio falde, suolo e aria»