Nella giornata che ha sancito il “passaggio di testimone” da Lamezia a Catanzaro nell’allestimento della mostra “Generare bellezza: nuovi inizi alle periferie del mondo” dell’Avsi, ci si è incamminati lungo il percorso che la fondazione Avsi, avvalendosi delle immagini scattate dal regista e scrittore John Waters e riassunte in venti pannelli, ha tracciato allo scopo di ripercorrere i luoghi in cui essa opera.
Kenya, Ecuador e Brasile non sono Paesi scelti a caso, ma luoghi fisici in cui l’esperienza si fa testimonianza, ed in cui l’attenzione all’altro diventa opportunità di crescita per le comunità. E’ allo scopo di superare le barriere culturali che spesso diventano insormontabili che il Centro Servizi al Volontariato della provincia di Catanzaro, in collaborazione con l’Avsi, ha portato la mostra a Lamezia Terme ed a Catanzaro: a conclusione della settimana “lametina” – ed in vista dell’appuntamento catanzarese, che si protrarrà fino al 29 aprile all’Umberto I – il direttore del CSV, Stefano Morena, ha difatti sottolineato l’importanza del confronto che spesso è frutto di un “incrocio” di strade, com’è avvenuto già in passato tra il Centro Servizi e l’Avsi.
Il racconto di Maria Di Stasi, che per l’Avsi ha trascorso dei mesi in Kenya, è stato illuminante del cambiamento che la scuola, in quanto motore di sviluppo, ha avviato con l’apertura dell’istituto di Cardinal Otunga, della scuola per bambini “Urafiki” ed anche di un istituto professionale che apre le porte al lavoro. La Di Stasi – giunta appositamente sabato pomeriggio a Lamezia Terme, nella sede del seminario arcivescovile, su invito di Luigia Iuliano, responsabile locale dell’Avsi – ha infatti chiarito come in Kenya si sia puntato sull’educazione per cambiare il mondo, liberare i giovani studenti dalla fame ed aprirli a nuove possibilità. La bellezza è anche in quelle bellissime scuole colorate in cui, oltre ad un pasto caldo, gli studenti hanno trovato accoglienza e si sentono considerati per quello che sono.
E mentre tutt’intorno sorgono le baraccopoli, con case fatte di paglia, fango o addirittura sterco, all’interno di questi istituti, costruiti con i contributi degli italiani, gli studenti crescono nel rispetto di sé e dei valori più importanti che vanno ben oltre il profitto scolastico. Qui la bellezza è in ciascuno di loro, è nel ritrovarsi con l’altro, e diventa fonte di cambiamento della società intera come conseguenza di uno sguardo sulla realtà fatto dalle persone che la abitano. Così i piccoli studenti africani vengono introdotti al mondo: con l’incontro tra l’educante e l’educato, la letizia, il rispetto di sé e della propria vocazione e la riscoperta della dignità, simboleggiata anche solo dall’avere delle scarpe indosso. Nelle immagini illustrate dalla Di Stasi a colpire è il sorriso dei ragazzi immortalati, che rivela la gioia nel sentirsi protagonisti di qualcosa di costruito per il loro futuro, e che è ben riassunto dalla frase riportata sulle pareti tratta da “Il piccolo principe: “L’essenziale è invisibile agli occhi”. Mai frase più azzeccata per descrivere l’evolversi di una bellezza in luogo apparentemente inaccessibile ad essa.
La mostra, allestita presso l’Umberto I di via Acri a Catanzaro, ad ingresso gratuito, potrà essere visitata fino al 29 aprile dalle 9 alle 13 e dalle 16 alle 19.