L’intento che muove le associazioni, nell’avanzare proposte all’interno delle scuole, è quello di avvicinare gli studenti al mondo del volontariato. Il risultato è sempre incerto, ma nel caso dell’associazione “Ali d’Aquila”, e del suo progetto “La differenza come valore”, il percorso compiuto dai ragazzi al fine di superare la paura della diversità ha una portata maggiore della meta stessa.
E nell’ultimo giorno, che sanciva la fine del progetto dopo quasi tre mesi di lavoro – alla presenza del dirigente scolastico Vincenzo Gallelli; dei rappresentanti del Centro Servizi al Volontariato della provincia di Catanzaro che ha finanziato l’iniziativa attraverso lo strumento delle microazioni partecipate; della presidente dell’associazione Gerarda Sestito, della coordinatrice del progetto Rosalba Gigliotti e dei volontari Franco Mauro, Giuliana Pironaci e Gilda Mirarchi; delle psicologhe Graziella Paparazzo e Norma Gatto, e dei docenti Antonio De Stefano e Michele Pisani – gli studenti della III B e della III E del liceo scientifico “Guarasci” di Soverato si sono improvvisati presentatori nonché animatori della giornata in cui venivano presentate le loro personali raffigurazioni della diversità. In mezzo a loro prendevano posto i ragazzi con disabilità dell’associazione “Ali d’Aquila” che si sono resi protagonisti, assieme agli studenti, della realizzazione di un cortometraggio (è il caso della classe III E) e dello scatto di alcune significative fotografie (con gli alunni della III B).
Quello che gli studenti hanno descritto a parole, si era già materializzato agli occhi dei presenti, ovvero la perfetta integrazione tra ragazzi, per così dire, “diversi”. L’abbattimento del “muro” – innalzato dalla paura che si avverte quando si sta davanti a qualcosa che non si conosce – era già avvenuto in corso d’opera, al momento i cui i ragazzi “diversi” hanno fatto il loro ingresso in classe, facendo cadere ogni iniziale ritrosia con i loro sorrisi disarmanti. C’è da dire che l’approccio al mondo del volontariato, coordinato nelle ore di religione dai volontari dell’associazione con il supporto delle psicologhe, è stato sempre frutto di una libera scelta da parte degli studenti, chiamati a partecipare solo se davvero interessati alla bontà del progetto: ma c’è anche da giurare, come ha amabilmente sottolineato il presidente del CSV di Catanzaro, Mario Cortese, affiancato dalla referente dell’area promozione Giulia Menniti, che il “virus” del volontariato, una volta iniettato, difficilmente potrà essere debellato.
La “chiamata” al volontariato arriva nei momenti e con le motivazioni più diverse, un po’ come è descritto nella parabola del buon samaritano, sceso da cavallo per dare soccorso alla persona incontrata per strada. Il volontario, così come il samaritano, è colui che osserva, ha compassione e si attiva per dare risposta ad un bisogno, anche attraverso una parola o un semplice sorriso: la rinuncia alle proprie comodità o a parte del proprio tempo non è mai un sacrifico, se si pensa che c’è sempre un ritorno nel fare del bene. Ed i ragazzi hanno dimostrato di essere riusciti a farlo, mettendoci del proprio nell’accettazione della dignità dell’altro che vuole solo essere accolto.
Il progetto si è concluso così, con la consegna degli attestati ed un taglio della torta collettivo, ma c’è già in programma un “secondo tempo” che prevede per l’anno prossimo il coinvolgimento di più scuole.
Ufficio stampa CSV Catanzaro