Con la costituzione dell’associazione “Emodanneggiati calabresi”, le migliaia di persone che, in Calabria, si sono ammalate a seguito di una trasfusione di sangue, hanno trovato il coraggio di raccontarsi e di denunciare le umiliazioni e le disparità di trattamento subìte in questi anni. Su impulso della presidente Rosina Mendicino, affiancata dal vicepresidente Pasquale Serra – e grazie anche al sostegno del Centro Servizi al Volontariato della provincia di Catanzaro, che ha contribuito alla costituzione dell’associazione – gli “Emodanneggiati calabresi” hanno finalmente una voce, ed ai giornalisti, invitati ieri a Palazzo di Vetro per la conferenza stampa, hanno presentato le istanze che li vedono impegnati nel riconoscimento da parte della Regione Calabria dei diritti che la Corte Europea ha dichiarato inviolabili.
La stessa Regione che, a seguito della riforma del titolo V della Costituzione, è chiamata ad erogare l’indennizzo riconosciuto agli emodanneggiati dalla legge 210/92, è infatti da mesi inadempiente, nonostante per la maggior parte di loro il sussidio rappresenti l’unico mezzo di sostentamento. Eppure, coloro i quali hanno ottenuto il riconoscimento dell’indennizzo prima della riforma del 2001, continuano ad essere regolarmente risarciti ogni bimestre dal Ministero: come poter accettare, dunque, una disparità tra ammalati cronici che devono ogni giorno fare i conti con la ritrosia della gente, con le cure continue e le accortezze da tenere in casa con i propri familiari? Per tutta risposta, la Regione continua a non corrispondere e ad aumentare il livello di disagio permanente in cui i 1027 emodanneggiati calabresi vivono: lo stesso consigliere regionale di minoranza, Giuseppe Mangialavori, seduto al tavolo assieme al presidente del CSV di Catanzaro, Luigi Cuomo, ha ribadito che l’assenza della politica nella giornata di presentazione dell’associazione è un’occasione sprecata, e che non resta che fare battaglia insieme per cercare di attirare le dovute attenzioni. Specie se si considera che il bilancio regionale non consentirà di risarcire tutto il 2015.
L’associazione, dunque, è nata per farsi riconoscere i più elementari diritti, a partire dal rateo bimestrale ex legge 210, dal pagamento diretto dello Stato, dalla rivalutazione sul vitalizio e dal risarcimento del danno biologico, ed ha già avviato un’azione legale che, si spera, possa riuscire in quello in cui le reiterate richieste e le false promesse ricevute hanno finora fallito. Le vittime di complicazioni di tipo irreversibile (come l’epatite C), a seguito di trasfusioni effettuate con sangue infetto, non possono più aspettare: e tra tutte le testimonianze raccolte, quella di Gaspare Suriano di Amantea, è forse stata la più toccante. Per lui, infatti, signore di mezza età, ritrovatosi di colpo da proprietario di un ristorante molto frequentato ad ammalato che va avanti solo col sussidio, la situazione attuale è sempre più insostenibile. Eppure è un ammalato che non ha colpa. Se non quella di essersi affidato ad un sistema sanitario che non ha ben vigilato.