La crisi economica che sta attraversando il Paese ha ridotto in povertà estrema molte famiglie a causa di ristrettezze economiche permanenti, malattie, disabilità, non autosufficienza e spinto verso l’emarginazione e il degrado non solo i meno abbienti ma anche il ceto medio. Di fronte a questi problemi gravi e inaccettabili occorrono provvedimenti urgenti e strutturali. Pertanto ci preme reclamare una svolta nell’assistenza e nell’erogazione dei servizi universali mentre assistiamo -purtroppo – ad una politica di piccoli passi e a interventi tampone. Una legge Regionale regolatrice dei diritti essenziali delle famiglie é urgente attivarla e alquanto importante appare a noi il coinvolgimento dei Comuni che nella fattispecie conoscono bene il territorio e le situazioni di povertà in esso presenti.
Una legge regionale per le famiglie in crisi
Le associazioni di volontariato, le parti sociali, la Caritas, che operano sul fronte della solidarietà sociale, e quanti possono fornire apporti positivi all’attività giornaliera di aiuto o soccorso pur di sostenere e salvaguardare la famiglia come istituzione e centro dell’architrave costituzionale, restano quel valore aggiunto democratico da coinvolgere, utilizzare e potenziare – soprattutto – nella fase di concertazione sociale nel territorio. L’ISTAT conferma essere un milione e 725 mila le famiglie in povertà non relativa. Occorre, pertanto, studiare una misura di contrasto alla povertà nel paese, e l’Italia é l’unica a non averla in Europa assieme alla Grecia, che va resa strutturale con immediatezza se consideriamo quanto in premessa analizzato.
Non possiamo perdere altro tempo, né possiamo consentire alla nostra classe dirigente di disperdersi in decisioni o discussioni di scarso livello mentre restano esclusi da ogni attenzione quanti sopravvivono in difficoltà correnti e in povertà permanente. Inoltre va considerato che la povertà colpisce oggi settori nuovi e ancora più preoccupanti, basta pensare all’alta percentuale di quanti si rivolgono ai centri di ascolto presenti nel territorio, ha una età inferiore ai 35 anni e nella metà dei casi chiede generi di prima necessità per la sopravvivenza (cioé cibo e medicinali).
Una luce di speranza é il dibattito avviato in questi giorni a livello centrale in merito alla proposta dell’introduzione di un patto aperto contro la povertà basato essenzialmente sul Reis (il reddito di inclusione sociale) voluto da alcune associazioni cattoliche e condiviso dal mondo sindacale e dal Terzo settore. Nel dichiararci, in via di principio, favorevoli all’iniziativa che consideriamo opportuna e quanto mai attuale ci riserviamo l’approfondimento d’obbligo per eventuali nostri contributi volti a ottimizzare la proposta nata per risolvere il problema antico, anacronistico, in- giusto – oggi non più tollerabile -di quanti vivono in povertà estrema. Ma anche per il dovere sentito di leale disponibilità e fattiva collaborazione dovuto a quanti lavorano per la costruzione di una società più equa.
Cataldo Francesco Nigro
Presidente Consulta Volontariato Calabria