Autoconvocazione del Volontariato. Alcune constatazioni ed un augurio di buon lavoro

Si svolgerà il prossimo 9.05.2015, presso il Dipartimento di Comunicazione e Ricerca Sociale dell’Università Sapienza di Roma, Via Salaria 113.
Finalità dell’autoconvocazione sono quelle di: a) dare voce al volontariato italiano; b) coinvolgere tutte le sue organizzazioni, dalle più grandi alle più piccole; c) rimettere al centro dell’agenda politica la necessità di valorizzare un così importante patrimonio nazionale; d) creare le condizioni che ne liberino ulteriormente le energie; e) affermare riferimenti irrinunciabili come il protagonismo del mondo giovanile e la cooperazione intergenerazionale; f) rilanciarne i valori fondanti come la gratuità, il ruolo politico e quello di advocacy.
Gli organizzatori della manifestazione hanno anche annunciato che l’autoconvocazione avviene in un momento storico, particolare per il mondo del Volontariato, in cui si discute in Parlamento la Legge di riforma del Terzo Settore; essi aggiungono che la crisi economica, sociale, culturale e politica che investe il paese richiama al necessario protagonismo quel variegato mondo della solidarietà che raccoglie oltre 4,5 milioni volontari e che esprime centinaia di migliaia di organizzazioni. Parte così una fase di mobilitazione che, favorendo un’espressione plurale, definirà il messaggio che il volontariato indirizzerà a se stesso e all’intero Paese.

E’ questa una bella iniziativa (forse tardiva), sono belle le finalità e ci auguriamo vivamente che i risultati di questo impegno possano essere visibilmente fruttuosi per il mondo del Volontariato in generale; ma una particolare attenzione auspichiamo che venga dedicata alle più piccole organizzazioni di volontariato, a quelle meno strutturate della gratuità e del dono. Attenzione che si rende necessaria per le seguenti constatazioni e segnalazioni che mi sento di lanciare in un importante momento di confronto come quello del 9 maggio:

1) la legge di riforma del terzo settore è già stata licenziata dalla Camera (al momento è al Senato) con l’estensione dell’attività dei Centri di servizio a tutto il terzo settore; prima era rivolta solo al Volontariato della “gratuità e del dono”, dedicando particolare riguardo alle piccole organizzazioni di Volontariato, dando pari dignità anche a quelle non iscritte nei registri regionali (circa il 50%);

2) come è negli intenti, c’è da auspicare che gli organizzatori della manifestazione – che sono tutti esponenti di istituzioni ben strutturate o facenti capo ad addetti ai lavori che posseggono un background di peso – e il legislatore poi, prendano concretamente a cuore gli interessi delle strutture più fragili specialmente di quelle che non fanno rete o che riescono a farla solo con organizzazioni altrettanto deboli, i cui bisogni negli ultimi tempi vengono sempre meno tutelati: Questo potrebbe anche dipendere dal fatto che finora le piccole istituzioni non hanno avuto una rappresentanza istituzionale adeguata ai loro bisogni ed alla crescita che hanno fatto registrare, grazie soprattutto all’azione dei Centri di servizio per il Volontariato;

3) il più piccolo Volontariato, pur continuando febbrilmente ad operare, sembra essersi rinchiuso in sé stesso per quanto riguarda il rapporto con le istituzioni; parla sempre meno perché pervaso da un latente senso di sfiducia sentendosi, a suo dire, abbandonato.

Nell’attuale contesto sarà bene cercare di individuare i motivi della sfiducia di quel Volontariato di primo livello, quello meno strutturato. In proposito vale la pena ricordare che da più ricerche condotte da Renato Frisanco (per 10 anni gestore della Banca Dati Fivol e già consulente del Ministero), in più regioni d’Italia, emerge che le piccole OdV, quelle che nascono per rispondere ai bisogni specifici dei cittadini di un contesto territoriale:

a) sono pervase da un senso di sfiducia verso le istituzioni da cui si sentono sostanzialmente abbandonate, tale abbandono consiste non solo nel venir meno di un sostegno finanziario (in parte connesso con la spending review) o altri tipi di aiuto, quali ad esempio la concessione di sedi in comodato gratuito, il sostegno a progetti di bandi non locali, le iniziative di formazione congiunta volontari-operatori pubblici, il rilascio di Autorizzazioni senza inutili lungaggini, il non far pagare la tassa per l’occupazione di suolo pubblico in occasione di manifestazioni, etc.
Questo senso di abbandono è maggiormente acuito dalla mancanza di riconoscimento della loro funzione pubblica; in pratica è come se l’istituzione locale non comprendesse quanto il Volontariato fa e quanto può fare, se stimolato, nella comunità locale aggiungendo le sue forze a quelle dei servizi pubblici. In attuazione del “principio della sussidiarietà orizzontale” l’ente o l’istituzione locale potrebbe svolgere meglio la sua funzione pubblica se valorizzasse quello che anche una piccola organizzazione di Volontariato può fare per rispondere ai bisogni della comunità locale. Valorizzarne l’apporto può significare, ad esempio, includerla nella fase della programmazione locale dei servizi (dai Piani Sociali di Zona alla realizzazione di servizi concertati insieme). Questo impegno, a favorire l’azione dei Volontari che perseguono l’interesse generale, spesso non avviene da parte del pubblico per scarsa attenzione rispetto ad una visione d’insieme più pratica e moderna delle politiche sociali;

b) operano in misura sottodimensionata rispetto alle loro potenzialità ed alla loro specifica progettualità, quando invece potrebbero fare di più e meglio con un piccolo sostegno; le recenti ricerche dimostrano che, non poche tra le piccole associazioni meritevoli e innovative negli ultimi anni hanno dovuto ridimensionarsi in mancanza di un aiuto minimo. Per esempio tra i compiti dei Centri di servizio per il Volontariato potrebbe esserci oggi anche quello di “censire” le esperienze di volontariato più meritevoli e di valutarne le potenzialità per attivare meccanismi di sostegno anche esterni allo stesso Csv (bandi europei, accordi con imprese, con consorzi di cooperative sociali, 5 per mille di territorio per progetti, accordi con Fondazione con il Sud, etc.);

c) da più parti ed in più regioni, subiscono comportamenti discriminatori da parte degli enti pubblici che agirebbero spesso in modo discrezionale privilegiando la concessione dei pochi contributi disponibili sulla base di appartenenze o altre logiche non meritocratiche; questo costume, ove confermato, viene considerato dai responsabili delle OdV come motivo di sfiducia nei confronti delle amministrazioni locali.

Una attenzione ed una risposta chiara e concreta alle suddette istanze come alle altre che verranno rappresentate, sia da parte di chi li rappresenta (forse troppi), sia da parte del legislatore attraverso i futuri decreti delegati, potrebbe finalmente aprire una stagione nuova di collaborazione e di effettivo rilancio di questo vitale, basilare e numerosissimo comparto della società italiana.

Lorenzo Maria Di Napoli

Presidente Co.Ge. Calabria

Presidente Onorario dell’Ass. Amici di Maratea, iscritta all’Albo Regionale della Basilicata (lodinapo@tin.it)

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