Recovery Plan e politiche sociali: le azioni previste per famiglie e persone

Dal rafforzamento degli asili nido alla riforma sulla non autosufficienza, passando per il contrasto alla marginalità sociale e per il supporto alle famiglie e alle persone con disabilità: viaggio dentro il Piano nazionale di ripresa e resilienza.

Famiglie, minori, persone con disabilità, anziani non autosufficienti. C’è un’attenzione specifica per loro nella bozza del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza che dopo l’esame del Parlamento sarà trasmesso dall’Italia alla Commissione Europea entro la fine di questo mese di aprile 2021. Rappresentano dunque una priorità gli interventi pensati per accrescere l’inclusione sociale, parte integrante del grande Piano chiamato a disegnare l’Italia che verrà.

“Nonostante gli importanti sforzi compiuti negli ultimi anni – si legge nel testo – le politiche sociali e di sostegno alle famiglie devono essere ancora notevolmente rafforzate. Queste politiche vanno inserite in una programmazione organica e di sistema che abbia lo scopo di superare i sensibili divari territoriali esistenti, con la finalità di migliorare l’equità sociale, la solidarietà intergenerazionale e la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro. A questo concorre in modo determinante la scelta nel Piano di destinare importanti risorse alle infrastrutture sociali funzionali alla realizzazione di politiche a sostegno delle famiglie, dei minori, delle persone con gravi disabilità e degli anziani non autosufficienti”. “Si tratta – specifica lo stesso PNRR – di interventi pensati per favorire la socializzazione, sostenere percorsi di vita indipendente, anche con la ristrutturazione di alloggi che sfruttino le tecnologie innovative per superare le barriere fisiche, sensoriali e cognitive che sono di impedimento allo svolgimento autonomo degli atti della vita quotidiana. Attraverso il riconoscimento del valore sociale dell’attività di cura, si può raggiungere il duplice obiettivo di alleggerire i carichi di cura tradizionalmente gestiti nella sfera familiare dalle donne e di stimolare una loro maggiore partecipazione al mercato del lavoro. Incrementare i servizi alla persona, vuol dire anche rafforzare un settore in cui è più alta la presenza d’impiego femminile. Questo tipo di progetti saranno affiancati da servizi a valere sui fondi PON. Ne va inoltre sottolineata l’integrazione possibile con le misure di sostegno monetario contenute nel Family Act, con particolare riferimento all’Assegno unico e universale per i figli”.

Gli interventi relativi alla Missione 5 (Inclusione e coesione) saranno accompagnate da una serie di riforme che sostengono e completano l’attuazione degli investimenti, e che si esplicano nei settori delle politiche per il lavoro, delle infrastrutture sociali, famiglie, comunità e terzo settore; e degli interventi speciali per la coesione territoriale.

Gli obiettivi generali su infrastrutture sociali, famiglie, comunità e terzo settore
Sul versante “infrastrutture sociali, famiglie, comunità e terzo settore” gli obiettivi generali sono quello di rafforzare il ruolo dei servizi sociali locali come strumento di resilienza mirando alla definizione di modelli personalizzati per la cura delle famiglie, dei minori e degli adolescenti; di migliorare il sistema di protezione e le azioni di inclusione a favore di persone in condizioni di estrema emarginazione (es. persone senza dimora) e di deprivazione abitativa attraverso una più ampia offerta di strutture e servizi anche temporanei; di Integrare politiche e investimenti nazionali per garantire un approccio multiplo che riguardi sia la disponibilità di case pubbliche e private più accessibili, sia la rigenerazione urbana e territoriale.

I fondi a disposizione assegnano 1,45 miliardi di euro al settore servizi sociali, disabilità e marginalità sociale, con azioni di sostegno alle persone vulnerabili e prevenzione dell’istituzionalizzazione (500 milioni di euro), di modelli di autonomia per le persone con disabilità (altri 500 milioni di euro), di housing first e stazioni di posta (450 milioni). Al versante della rigenerazione urbana e housing sociale sono destinati 7,31 miliardi di euro, con investimenti per ridurre situazioni di emarginazione e degrado sociale, piani urbani integrati e disponibilità di alloggi sociali. Interventi anche sul versante del carcere, con la costruzione di otto padiglioni di detenzione comprensivi di camere e spazi di riabilitazione e con investimenti per il miglioramento degli spazi e della qualità di vita all’interno delle strutture penitenziarie per adulti e minori.

Il sostegno ai più fragili
Gli interventi previsti – viene specificato nel PNRR – interessano le persone più fragili, nella loro dimensione individuale, familiare e sociale. Il fine è prevenire l’esclusione sociale intervenendo sui principali fattori di rischio individuale e collettivo, in coerenza con quanto già programmato nella prima componente. In particolare, questa componente mira a intercettare e supportare situazioni di fragilità sociale ed economica, sostenere le famiglie e la genitorialità. Una specifica linea d’intervento è pensata per le persone con disabilità o non autosufficienti e prevede l’incremento di infrastrutture (per esempio soluzioni abitative temporanee per persone con gravi disabilità, centri diurni, luoghi di sostegno e socializzazione per gli anziani fragili, case famiglia per il sostegno al disagio minorile, soluzioni abitative personalizzate e dotate di supporti tecnologici avanzati) e la messa a disposizione di servizi e reti di assistenza territoriale. Si interviene inoltre con progetti volti ad affrontare le principali vulnerabilità sociali in materia di povertà materiale, disagio abitativo, attraverso il rafforzamento dei servizi sociali, l’adozione di modelli innovativi di presa in carico dei soggetti più fragili e iniziative di housing sociale.

La riforma sulla disabilità
In questo ambito, il PNRR prevede la realizzazione di una riforma che verrà finanziata a partire dalle risorse del nuovo Fondo disabilità e non autosufficienza creato con la legge di bilancio 2020 (800 milioni complessivamente per il triennio 2021- 2023) e che sarà finalizzata alla realizzazione di quel “Codice della disabilità” che si propone di realizzare pienamente i principi della Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità del 2006, ratificata dall’Italia fin dal 2009), secondo un approccio del tutto coerente con la Carta dei diritti fondamentale dell’Unione Europea e con la recente “Strategia per i diritti delle persone con disabilità 2021-2030” presentata a marzo 2021 dalla Commissione Europea. In particolare, la riforma semplificherà l’accesso ai servizi, i meccanismi di accertamento della disabilità e potenzierà gli strumenti finalizzati alla definizione del progetto di intervento individualizzato.

La riforma sulla non autosufficienza
Nel più generale ambito sociosanitario – si legge nel Piano – alle attività di investimento previste in ambito sociale e in ambito sanitario si affiancherà una componente di riforma volta alla non autosufficienza, con l’obiettivo primario di offrire risposte al problema degli anziani. Tale riforma – specifica il testo – affronterà in maniera coordinata “i diversi bisogni che scaturiscono dalle conseguenze dell’invecchiamento, ai fini di un approccio integrato, finalizzato ad offrire le migliori condizioni per mantenere, o riguadagnare laddove sia stata persa, la massima autonomia possibile in un contesto il più possibile de-istituzionalizzato”. Tale componente di riforma – si legge ancora nel PNRR – si inserirà in un progetto sociale che prevede un forte investimento volto alla ristrutturazione delle residenze per anziani e alla promozione di soluzioni abitative che permettano di continuare la vita autonoma nel proprio contesto territoriale anche attraverso il ricorso ad innovative dotazioni territoriali e a servizi domiciliari integrati, assieme al rafforzamento delle equipe destinate a permettere il ricorso in tutti i casi in cui è opportuno all’istituto delle “dimissioni protette”.

Più giovani in servizio civile
Fra le politiche per il lavoro, viene indicato anche il potenziamento del Servizio civile universale: l’obiettivo è di “disporre di un numero più elevato di giovani che, attraverso il Servizio Civile, compiano un percorso di apprendimento non formale, attraverso il quale accrescano le proprie conoscenze e competenze e siano meglio orientati rispetto allo sviluppo della propria vita professionale”, diffondendo al tempo stesso il valore e l’esperienza della cittadinanza attiva dei giovani come strumento di inclusione e coesione sociale. E’ previsto che Il Dipartimento per le Politiche Giovanili e il Servizio Civile Universale disponga di un ammontare complessivo di 650 milioni di euro per il periodo 2021-2023.

Servizi di istruzione: più asili nido in tutto il paese
Con il PNRR viene previsto che l’Italia debba “perseguire la costruzione, riqualificazione e messa in sicurezza degli asili e delle scuole materne, al fine di migliorare l’offerta educativa sin dalla prima infanzia e offrire un concreto aiuto alle famiglie, incoraggiando la partecipazione delle donne al mercato del lavoro e la conciliazione tra vita familiare e professionale”. La misura – spiega il Piano – consentirà la creazione di circa 228.000 posti, di cui 152.000 per i bambini 0-3 anni e circa 76.000 per la fascia 3-6 anni. Un intervento che verrà gestito dal Ministero dell’Istruzione, in collaborazione con il Dipartimento delle Politiche per la Famiglia della Presidenza del Consiglio dei Ministri, e realizzato mediante il coinvolgimento diretto dei Comuni che accederanno alle procedure selettive e condurranno la fase della realizzazione e gestione delle opere. L’obiettivo, evidentemente, è quello, con questo Piano asili nido, di innalzare il tasso di presa in carico degli asili, che nel 2018 – viene indicato nel PNRR – era pari ad appena il 14,1 per cento. Contestualmente, si prevedono il potenziamento dei servizi educativi dell’infanzia (3-6 anni) e l’estensione del tempo pieno a scuola, per fornire sostegno alle madri con figli piccoli e contribuire così all’occupazione femminile. Tutte queste misure sono contenute nella Missione 4 (Istruzione e Ricerca), per la quale si prevede l’utilizzo di oltre 32 miliardi, quasi 20 dei quali sono destinati propri al potenziamento dei servizi di istruzione, dagli asili nido alle università. Lo specifico intervento del Piano asili nido vale 4,60 miliardi di euro.

Coesione territoriale e aree interne: lotta alla povertà educativa
Nel PNRR è esplicitata anche una specifica area di intervento per la coesione territoriale, per un totale di 1,75 miliardi di euro. Di questi, 600 milioni sono dedicati alla Strategia nazionale per le aree interne; 300 milioni alla valorizzazione dei beni confiscati alle mafie; 250 milioni ad interventi socio-educativi per combattere la povertà educativa nel Sud sostenendo il Terzo Settore (la misura intende attivare fino a 2000 specifiche progettualità condotte da enti del Terzo Settore finalizzate a coinvolgere fino a 50 mila minori che versano in situazione di
disagio o a rischio devianza); 600 milioni ad interventi per zone economiche sociali (ZES), cioè regioni geografiche localizzate nel Mezzogiorno dotate di una legislazione economica di vantaggio. La riforma punta a semplificare il sistema di governance delle ZES e a favorire meccanismi in grado di garantire la cantierabilità degli interventi in tempi rapidi, nonché a favorire l’insediamento di nuove imprese.
Fonte: www.redattoresociale.it

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