E’ stata approvata questa mattina alla Camera la legge antisprechi nel settore alimentare dal titolo “Norme per la limitazione degli sprechi, l’uso consapevole delle risorse e la sostenibilità ambientale”, un testo unificato la cui prima firmataria è l’onorevole Gadda del Pd . La legge, che raccoglie in sé i contributi di diverse pdl e attorno al quale si è raggiunta un sintesi significativa, è stata licenziata dalla Commissione Affari Sociali a inizio marzo e ha raccolto i pareri favorevoli delle Commissioni Affari Costituzionali, Giustizia, Finanze, Cultura, Ambiente, Attività produttive, Lavoro, Agricoltura e Politiche Ue. Un viatico importante per la votazione di queste ore, che infatti ha visto ben 276 voti a favore, 106 astenuti e zero voti contrari.
Gli obiettivi
Ma ecco che cosa prevede l’articolato definitivo della legge. Innanzitutto, l’obiettivo è ridurre gli sprechi per ciascuna delle fasi di produzione, trasformazione, distribuzione e somministrazione di prodotti alimentari, farmaceutici e di altri prodotti, favorendo il recupero e la donazione di tutte le eccedenze a fini di solidarietà sociale e promuovendo il riuso e il riciclo. Un obiettivo che la legge raggiunge rendendo più fluido, agevolando anche con nuove risorse e semplificando il sistema che ha come principali protagonisti Onlus, grande distribuzione, organizzazioni agricole, imprese.
L’idea di fondo è che le eccedenze alimentari (per esempio gli alimenti invenduti per carenza di domanda o ritirati dalla vendita perché rimanenze di attività promozionali) e gli alimenti recuperati (prodotti alimentari scartati dalla catena agroalimentare per motivi commerciali o estetici o perché prossimi alla data di scadenza, nel rispetto rigoroso delle misure di conservazione) non sono rifiuti, ma cibo “buono” che può essere utilizzato per chi ne ha bisogno. Le norme favoriscono anche il recupero e la “donazione” dei prodotti farmaceutici (sempre nel rigoroso rispetto delle misure di conservazione e validità) e la ricerca sul confezionamento dei prodotti alimentari per limitare gli sprechi e ridurre le eccedenze e i rifiuti.
Non solo onlus
Il testo stabilisce innanzitutto che «gli operatori del settore alimentare possono cedere gratuitamente le eccedenze alimentari a soggetti cessionari i quali possono ritirarle direttamente o incaricandone altro soggetto cessionario» e obbligando le organizzazioni che ritirano le eccedenze a destinarle a favore di persone indigenti. Altra disposizione importante è quella che prevede la possibilità di cedere le eccedenze alimentari anche «oltre il termine minimo di conservazione, purché siano garantite l’integrità dell’imballaggio primario e le idonee condizioni di conservazione» inoltre, gli alimenti prodotti della panificazione invenduti o eccedenti, che non hanno bisogno di essere conservati in frigo, possono essere ceduti entro le 24 ore successive alla produzione anche da parte di supermercati, hotel o ristoranti. Ovviamente spetta alle organizzazioni che ritirano il cibo rispettare le corrette regole di conservazione che garantiscono igiene e sicurezza, e devono inoltre selezionarli per assicurarsi che arrivino agli indigenti in condizioni idonee al consumo.
Per quanto riguarda i soggetti che possono ritirare e distribuire le eccedenze, la legge aggiunge alle onlus anche tutti gli enti privati non profit che «promuovono e realizzano attività d’interesse generale anche mediante la produzione e lo scambio di beni e servizi di utilità sociale nonché attraverso forme di mutualità». Sempre per quanto riguarda lo spreco di cibo, via libera anche in Italia alla doggy bag, il contenitore di cui i ristoranti potranno dotarsi per permettere al cliente di portare via quanto non consumato.
Fondi e sgravi fiscali
Sul versante economico, il testo stanzia risorse specifiche (3 milioni di euro per il 2016, e almeno altri 2 milioni per il 2017 e il 2018, articoli 10 e 11) e insiste sugli incentivi e sulla semplificazione burocratica. Per esempio, chi dona (inclusi i soggetti della grande distribuzione) non solo potrà fare una dichiarazione consuntiva a fine mese – attualmente va fatta 5 giorni prima della cessione – ma avrà agevolazioni fiscali e potrà ottenere uno sconto sulla tassa dei rifiuti proporzionale alla quantità di cibo donato (articoli 14 e 16). Per un quantitativo donato inferiore ai 15mila euro è poi possibile non effettuare dichiarazioni. La legge amplia anche le categorie dei prodotti che possono essere cedute agli indigenti, includendo anche i prodotti farmaceutici. Le associazioni di volontariato potranno anche recuperare i prodotti che rimangono a terra durante la raccolta, sempre a sostegno degli indigenti. E’ prevista inoltre la possibilità (articolo 6) di distribuire beni alimentari confiscati che oggi esiste già ma è a discrezione dei magistrati.
Il provvedimento rifinanzia con 2 milioni di euro il Fondo già esistente per la distribuzione di derrate alimentari alle persone indigenti (che opera da un paio di anni, con risorse inferiori, mettendo insieme grande distribuzione, industria, enti caritativi e organizzazioni agricole) e istituisce presso il Ministero dell’agricoltura un nuovo Fondo con dotazione di 3 milioni di euro dal 2016 al 2018 (un milione per ogni anno) per finanziare progetti innovativi sulla riduzione degli sprechi, con particolare attenzione alla produzione di imballaggi riutilizzabili o riciclabili (il cosiddetto packaging intelligente antispreco articolo 10). Un altro milione di euro all’anno a partire dal 2017 viene destinato al Fondo del Ministero dell’ambiente sulla riduzione dei rifiuti alimentari.
Un impegno rispettato
«Questo è un testo che ha visto una convergenza sostanziale da parte di tutti i gruppi politici», osserva l’onorevole Mario Marazziti, presidente della Commissione Affari Sociali. «La relatrice onorevole Gadda ha svolto un ampio lavoro di ascolto e la Commissione ha lavorato bene. Non dimentichiamo che questa è una materia che attiene le competenze di tre ministeri, Agricoltura, Ambiente e Salute, e contiene anche una parte fiscale molto dettagliata». Nel corso dell’iter, durato meno di un anno, sottolinea Marazziti, si è puntato ad affrontare tre aspetti: quello della semplificazione, quello della sicurezza alimentare e quello fiscale. «Si è inteso favorire tutte quelle organizzazioni che contribuiscono a ridurre lo spreco, come il mondo delle aziende, della gdo e della ristorazione, e i soggetti che raccolgono e distribuiscono il cibo agli indigenti», spiega ancora il presidente. «Molta attenzione è stata poi posta alla sicurezza alimentare, in modo da garantire che ai poveri arrivi cibo “buono”, e infine si è chiarito che le donazioni sono atti liberali, e non scorciatoie per mettere in atto qualsivoglia pratica di evasione fiscale». Il tutto nell’ambito di un processo condiviso che ha visto le associazioni attive nel settore del recupero delle eccedenze trasformarsi in interlocutori privilegiati del legislatore e del governo: «Un governo che ha voluto dare un segnale preciso e no simbolico della propria volontà di avviare una concreta azione contro lo spreco: prova ne sia«, conclude Mario Marazziti, «lo stanziamento di 2 milioni
in più per il Fondo per gli indigenti e la creazione di altri due fondi, uno per l’innovazione e uno per la prevenzione».