Centri di Servizio per il Volontariato: non ha piu' senso distinguere fra ruolo tecnico e politico

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Si è chiusa oggi a Genova la Conferenza di CSVnet, il Coordinamento Nazionale che riunisce e rappresenta 68 dei Centri di Servizio per il Volontariato presenti in Italia.

Un sistema che è presente, diffuso in modo capillare e risulta sempre più strategico per lo sviluppo e la promozione del volontariato, come confermano alcuni dati salienti del Report sulle attività dei CSV relativi al 2015, diffusi in anteprima ai 250 partecipanti della conferenza: oltre 370 sportelli attivi sul territorio nazionale; più di 9 mila organizzazioni di volontariato socie dei CSV; circa 39 mila fra enti e associazioni di volontariato e di terzo settore dai servizi dei CSV nel 2015.

La tre giorni è stata ricca di momenti di approfondimento e di confronto sui temi che animano la vita del sistema.

Riprendendo la discussione della giornata di apertura, a cui hanno partecipato alcuni fra i più importanti rappresentanti delle reti nazionali di terzo settore, il presidente di CSVnet, Stefano Tabò, ha ribadito come sia da considerarsi ormai superato chiedersi se “la rete dei CSV debba avere un ruolo politico-strategico o tecnico-operativo, soprattutto alla luce del riconoscimento e del mandato avuto con la Legge delega n 106/2016”. L’opera dei CSV è la somma di queste due sensibilità e direzioni e il lavoro che svolgono deve essere considerato parte integrante delle finalità delle istituzioni pubbliche, delle associazioni di terzo settore e delle stesse fondazioni di origine bancaria”.

Ora la rete dei CSV si trova ad affrontare con urgenza la questione delle risorse per il 2017 e gli anni futuri, con l’apertura a breve di un tavolo di confronto sull’accordo Acri – Volontariato che riguarderà anche le sfide e le opportunità che impone la Legge delega.

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