CSVnet presenta il ritratto del volontario "tipo"

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Presentati a Milano i risultati finali della ricerca “Un nuovo approccio al volontariato: grandi eventi e partecipazione attiva”. Ciessevi e CSVnet: “questo studio è un vero e proprio strumento per comprendere le nuove sfide del volontariato e capitalizzare la voglia di fare di milioni di italiani che si impegano senza casacca”.

Donna, età media 27 anni, italiana, con un livello d’istruzione medio-alto, non partecipa alle “vicende politiche”, ma ha a cuore l’impegno civico per il proprio Paese. Questa è la diapositiva del cosiddetto volontario post-moderno o episodico e che traspare dalla ricerca universitaria “Un nuovo approccio al volontariato: grandi eventi e partecipazione attiva”, voluta da Ciessevi – Centro di Servizi per il Volontariato Città Metropolitana di Milano e da CSVnet – Coordinamento Nazionale Centri di Servizio per il Volontariato e curata dal Prof. Maurizio Ambrosini con un’équipe afferente alle Università di Verona, Università di Pisa e Università Cattolica del Sacro Cuore.

Lo studio ha incontrato e analizzato ex ante, ex maentre, ex post 2.376 volontari Expo, il 48% del totale dei 5.797 candidati che hanno effettivamente prestato servizio sul sito espositivo (4.975 del Programma Volontari Expo e 822 del Programma Volontari Padiglione Unione Europea), riportando dati utili per approfondire tale fenomeno e la sua collocazione nello scacchiere tradizionale dell’impegno civico.

“Restituiamo con orgoglio i risultati di una ricerca che non è semplice esercizio sociologico – affermano Stefano Tabò, presidente CSVnet e Ivan Nissoli, presidente Ciessevi – ma uno strumento concreto, a disposizione dell’intero Terzo Settore per capire chi sono i volontari cosiddetti episodici, che l’Istat stima essere 3,1 milioni in Italia e come la loro voglia di impegno civico, pur essendo meno inquadrata, possa essere compresa, rispettata, incontrata, supportata, dalle realtà strutturate che quotidianamente sono in prima linea, nei propri territori, per il bene comune”.

Tornando ai dati della ricerca, scopriamo che il profilo tipo è donna, esattamente il 66% del totale, con un’età media pari a 27 anni e mezzo. Spiccano i risiedenti al Nord (72,6%). Il loro livello di istruzione è medio-alto, infatti la percentuale dei diplomati e laureati è pari al 91,5%. Oltre il 60% dei volontari è studente.

Per quanto riguarda l’analisi della collocazione politica del campione possiamo notare che il 19% dei volontari si dispone nel centro sinistra, il 10% nella sinistra e l’8,5% nel centro destra. Il dato più interessante è però che più della metà dei volontari non ha fornito una risposta a tale domanda. Infatti il 46% ha espresso un atteggiamento non partecipativo nei confronti della politica, solo il 2,5% si considera politicamente impegnato e il 25,5% si tiene al corrente e vorrebbe poter dare un suo contributo positivo per migliorarla. A ciò si aggiunge un 22% di volontari che dichiara di avere un atteggiamento politico di forte distacco e si colloca o nella categoria “Non la seguo, non mi interessa” (12%) o nella categoria “Mi disgusta” (10%).

Per quanto riguarda invece il tasso di religiosità dei volontari Expo, il 38% pratica saltuariamente, per esempio solo in occasioni particolari o per le feste comandate, mentre il 22% dichiara di non essere credente ma di partecipare per vicinanza umana a riti religiosi come funerali e matrimoni.

I risultati dello studio mostrano, inoltre, che i volontari Expo si dichiarano molto soddisfatti dell’esperienza avuta, un’esperienza che ha risposto alle loro aspettative in misura elevata. La stragrande maggioranza, il 98%, la consiglierebbe ad amici o a parenti. I newcomers (i debuttanti nel mondo del Volontariato) si mostrano più soddisfatti rispetto agli experienced (chi ha già esperienza). Nell’insieme il 96,5%, dichiara di voler fare volontariato in futuro e il 91,3% ipotizza che entro un anno dopo Expo avrà vissuto un’altra esperienza in un qualche servizio volontario. Tra i volontari che hanno espresso l’intenzione di fare volontariato in futuro, il 64,4% dichiara di volerlo svolgere soprattutto nella forma episodica (soprattutto i newcomers).

Una successiva fase di rilevazione del gradimento dell’esperienza (Follow-up) ha riconfermato il grado di soddisfazione soprattutto “per aver potuto partecipare a un grande evento”. Un dato che sottolinea quanto sia stata trascinante questa motivazione in particolare. Il 25,3% dichiara di aver inviato la domanda per partecipare a un altro evento nel ruolo di volontario, mentre il 16,9% di aver già partecipato come volontario in uno o più eventi. Quindi oltre un quarto si è concretamente mosso per realizzare l’intenzione espressa in precedenza.

“La ricerca, tra i molti risultati restituiti, evidenzia alcuni elementi utili per capire le strategie di avvicinamento e di mantenimento di nuovi volontari – afferma il Professor Maurizio Ambrosini, coordinatore del team di ricercatori – In particolare emerge che da una parte sì, ci sono nuovi ambiti, rispetto a quelli tradizionali, che intercettano le motivazioni, atteggiamenti e stili di vita del volontario per eventi, ma che lo stesso volontariato episodico non si pone in contrapposizione alle forme di volontariato tradizionale. Anzi, affiancandosi a queste esperienze – conclude Ambrosini – il volontariato diciamo tradizionale, può allargare l’impegno e la cittadinanza attiva a tante altre persone che non sarebbe così semplice raggiungere e ingaggiare altrimenti”.

I dati della ricerca sono consultabili nel libro “Volontariato post-moderno. Da Expo Milano 2015 alle nuove forme di impegno sociale”, edizioni Franco Angeli, a cura di Maurizio Ambrosini e disponibile dal 9 di novembre in tutte le librerie.

L’Abstract della ricerca

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