E’ “in etere” la puntata “numero zero” della Radio CSV Calabria Centro. Le modalità di messa in onda delle interviste, che andranno a comporre la trasmissione radiofonica del CSV Calabria Centro, sono ancora in via di definizione, ma intanto esiste la frequenza che le ospiterà periodicamente. A tenere a battesimo la nuova iniziativa comunicativa del CSV dell’area centrale della Calabria è stato il giornalista, nonché membro del comitato direttivo, Enzo Nania, che in qualità di conduttore del nascente programma radiofonico ha voluto attorno a sé il presidente del CSV, Guglielmo Merazzi, il presidente dell’associazione di medici di base “Mediass”, Giacinto Nanci, il presidente dell’Arci di Catanzaro, Rosario Bressi, e la presidente di “Cal.m.a –Calabria Malati Autoimmuni”, Luana Maurotti.
Quarantacinque minuti ininterrotti dedicati allo scottante tema della sanità, che ha trovato la sua spinta iniziale nell’imperdibile opportunità che il ricorso al Tar – avanzato dalla Regione Campania per la rimodulazione dei criteri di riparto dei fondi – rappresenta per le regioni del sud finora penalizzate. “Un’occasione per la Calabria che non può essere sprecata, visto che da vent’anni riceve meno fondi pur avendo 287mila malati cronici in più rispetto alle altre regioni d’Italia – ha spiegato il dottore Nanci – Con la rimodulazione dei criteri di riparto, infatti, le risorse vengono attribuite in base alla deprivazione, ovvero alle malattie, e non in base all’età come avviene finora”. Sulla dannosità del Piano di Rientro e dello stesso Commissariamento della Sanità che non aiuta i malati calabresi, si è soffermata in particolare Luana Maurotti, che vive in prima persona le difficoltà legate alla cura degli ammalati cronici di questa regione: “Alle malattie autoimmuni possono associarsi altre patologie, per le quali bisogna ricorrere di continuo alle strutture sanitarie. Peccato, però, che la prenotazione per una visita attraverso il CUP sia fissata dopo otto, nove mesi – continua Luana Maurotti – Non si esagera quando si dice che in Calabria il diritto alla cura non esiste, perché chi può si rivolge al privato, ma molti altri rinunciano a curarsi. Il reddito familiare non può sopperire alla carenze della sanità”.
Dal piano di rientro all’autonomia differenziata il passo è stato breve: alla domanda di Nania tutti sono stati concordi nel rispondere che la sanità, che rientra tra le materie concorrenti tra lo Stato e le Regioni, debba essere invece “centralizzata” e che il diritto alla cura non possa essere messo in discussione. Come calabresi, invece, continuiamo ad emigrare al nord anche per una visita di controllo, pur pagando tasse altissime ed avendo una prospettiva di vita ben più ridotta rispetto alle altre regioni.
Ed invece di concentrarsi sull’apertura di centri di eccellenza per scongiurare l’emigrazione sanitaria, i politici e gli amministratori calabresi si accapigliano sulla “moltiplicazione” delle facoltà di medicina: “Un errore intrecciare la questione dell’apertura della facoltà di medicina a Cosenza con quella della fusione della Mater Domini e del Pugliese-Ciaccio nell’azienda unica “Dulbecco” a Catanzaro – è il commento del presidente Merazzi – E’ chiaro che si sia trattato di una mera azione di scambio, che ha determinato colpevoli ritardi nella ricerca e nell’erogazione di servizi a discapito dei cittadini”.
Di “inutile sdoppiamento” di facoltà ha invece parlato Rosario Bressi: “E’ un obiettivo che da tempo rincorreva la città di Cosenza, senza che esso corrispondesse ad un’esigenza realmente sentita dai calabresi. Sarebbe stato il caso, invece, di potenziare la facoltà di medicina dell’Università di Catanzaro già esistente e di rafforzare le peculiarità dei tre atenei regionali”.
Il coinvolgimento della cittadinanza, attraverso forme di partecipazione che la recente riforma del Terzo Settore prevede, e che la Pubblica Amministrazione riconosce, ha messo tutti d’accordo nella proposta di soluzioni possibili. E lo strumento della radio, che dia voce ai problemi di tutti i giorni con l’intervento di cittadini, volontari, esponenti del terzo settore ed anche degli enti locali e del mondo politico, può fare la differenza nel racconto della vita e dei suoi aspetti socialmente rilevanti.
Ascolta la puntata “numero zero”