Una visita molto particolare quella che riceveranno venticinque ragazzi reclusi all’interno dell’Istituto penale minorile di Catanzaro. Sette pazienti con malattia di Alzheimer e Demenza fronto-temporale con declino cognitivo lieve e moderato, accompagnati da un gruppo di operatori del Centro Diurno della Ra.Gi. Onlus, Spazio Al.Pa.De. Alzheimer Parkinson e Demenze, varcheranno la porta del Silvio Paternostro. Ad accompagnare il gruppo sarà presente anche la presidente regionale della Società Italiana di Geriatria e Gerontologia, la geriatra Alba Malara.
L’appuntamento si svolgerà martedì 20 dicembre alle ore 10.00. Un momento intergenerazionale denso di emozioni, reso possibile anche grazie alla disponibilità dimostrata dal direttore dell’Ipm, dottor Francesco Pellegrino e dalle famiglie di questo gruppo di pazienti che hanno subito acconsentito all’iniziativa. Insieme ai ragazzi, oltre agli operatori dell’Ipm saranno presenti anche i professori che li stanno seguendo nel percorso scolastico. «Sento molto parlare di stigma sociale nei confronti di questi pazienti – afferma la responsabile del Centro Al.Pa.De., Elena Sodano – ma credo che il marchio sociale siamo noi terapeuti i primi a crearlo se non lasciamo che queste persone possano continuare a vivere la loro vita, pur con una malattia devastante. Occorre convivere con la demenza e non subirla e principalmente non trattarla solo da un punto di vista farmacologico. Non approviamo la frase “purtroppo non c’è più nulla da fare” che spesso viene detta alle famiglie facendole piombare in un oblio di disperazione, perché non è veritiera. Le persone con Alzheimer sono ancora persone che hanno tantissimo da dare e da dire. Abbiamo deciso di far incontrare i nostri ospiti con i ragazzi dell’Ipm perché siamo sicuri che riusciranno a lasciare una traccia indelebile dentro i loro cuori, nonostante le scelte sbagliate fatte in un certo punto della loro vita. Questi ragazzi possono ancora emozionarsi, pulsare di tenerezza nei confronti di una persona anziana che in quel momento sostituisce la figura del proprio nonno. E ben poco importa se i nostri pazienti un attimo dopo non ricorderanno più i volti incontrati e le parole dette. Quello che resterà in loro saranno le emozioni di un sorriso scambiato, di un abbraccio sincero, di una stretta di mano, il fatto che abbiano parlato con i ragazzi sentendosi, anche per una frazione di secondo, ancora protagonisti della loro esistenza seppur con parole e frasi che “sembrano” essere senza significato».