Lavoro. Famiglia. Realizzazione dei propri sogni. I desideri dei ragazzi che convivono con il disagio mentale non si discostano molto da quelli dei loro coetanei. Peccato, però, che, oltre alla malattia mentale, questi ragazzi debbano vedersela anche con lo stigma ed il pregiudizio che la accompagnano.
Per combattere lo stigma è nata da poco un’associazione di volontariato, “Fiori del Deserto”. E con la medesima finalità domenica sera, al teatro Politeama di Catanzaro, è andato in scena lo spettacolo (che sarà poi trasmesso su “Padre Pio Tv”) con il quale l’associazione si è presentata alla città.
A descrivere i loro bisogni e le paure più grandi sono stati gli stessi ragazzi, nelle immagini che li ritraevano nel corso delle interviste rese qualche giorno prima; la presidente Palma La Bella, che ha rimarcato come solo chi vive “la malattia dell’anima” possa aiutare gli altri a capire, e le parole riassunte in versi poetici di Renato Denardis, scomparso due anni addietro quando ancora aveva molto da dire attraverso il dono della poesia. A declamarle alla folta platea è intervenuto un ospite d’eccezione, l’attore Giuseppe Pambieri, fiero di comparire nella prima edizione di un evento che, su impulso dell’associazione “Ave-Ama” presieduta da Ninetta Cristallo, si propone di diventare un appuntamento fisso per ricordare alla cittadinanza che la malattia mentale è come le altre, necessita di cure specifiche, di attenzioni costanti, ma certo non di pregiudizi inutili.
A ribadirlo con forza sono stati i diversi psichiatri dell’Asp di Catanzaro (il direttore del Dipartimento di Salute Mentale, Gregorio Corasaniti, Franco Lamonica, Fulvio Brescia e Vittorina Palazzo), Rossella Manfredi dell’Asp di Lamezia e Lidia Rizzo dell’Asp di Crotone, che hanno in cura gli stessi ragazzi, ed hanno ben presente cosa significhi credere in un progetto per lasciarsi dietro le angosce legate a questo inspiegabile stato di malessere. Alle preoccupazioni lamentate da più parti in merito alla chiusura del centro diurno di Catanzaro Lido, poi, Corasaniti ha dato rassicurazioni sulla continua erogazione dei servizi, nonostante l’accorpamento col centro diurno di Catanzaro per motivi legati ad un processo di razionalizzazione delle risorse. Ed anche il mondo del volontariato (rappresentato per l’occasione da Caterina Iuliano dell’associazione “Don Pellicanò”, Rosa Conca di “Ama Calabria”, Mario Nicotera di “Progetto Itaca”, Antonio Mangiafave del “Progetto Gedeone”, Giuseppe Mazzitelli di “Volare senz’ali”, Lillino Gaetano di “Intese”, ed Anna Paola Praticò e Rosellina Brancati di “Ave-Ama”), che svolge un’opera encomiabile tra i reparti di diagnosi e cura ed i centri diurni, è stato chiamato dal conduttore Domenico Gareri a dire la sua sui bisogni dei ragazzi assistiti. Lavoro, diritto di cittadinanza, impegno, considerazione, amicizia e vicinanza sono le parole che più ricorrono tra chi ha imparato ad aprirsi ai volontari, ed a trovare in loro lo sprone necessario per continuare. Non è un caso che “Ave-Ama” abbia voluto consegnare ad alcune di queste personalità un premio per l’assidua vicinanza accordata: allo staff del CSV di Catanzaro, rappresentato dal presidente Luigi Cuomo, per mano di Franco Montesano del Sert; a Mario Cortese, presidente di “Associazioni Amiche” nonché volontario di grande spessore umano, per mano degli stessi nipoti, ed a Nunzia Coppedè, che da sempre ha speso la sua vita a favore dell’inclusione sociale dei più deboli, che ha ricevuto il premio direttamente dal sindaco di Catanzaro Sergio Abramo.
Le performance artistiche di Pambieri (che ha regalato alla platea una superba interpretazione de “L’uomo dal fiore in bocca” di Luigi Pirandello), del cantautore Pasquale Musca, del coro “Santa Maria della Roccella” diretto da Leonardo Procopio, delle ballerine della compagnia “Studio Danza”, di Valentina Abramo nella veste di attrice e del soprano Francesca Cilurzo, accompagnate alla chitarra da Fabio Covelli ed al piano da Maria Pia Di Salvo, hanno dato libero sfogo all’amore per l’arte che in molti casi si rivela come la migliore delle terapie da seguire.
Così è stato anche per Renato Denardis, in memoria del quale lo spettacolo è stato concepito: nella sua “Luce di cera”, Renato cercava “le chiavi che aprono porte di frantumate vite”, in attesa di un domani che vedeva comunque speranzoso. L’attesa per lui è prematuramente finita, ma resta l’eredità dei suoi versi di incomparabile bellezza.