Dietro la scelta del nome, “Equality”, c’è tutto. C’è il concetto di uguaglianza, c’è l’attenzione rivolta a chi convive con una disabilità, c’è il desiderio di intervenire per poter cambiare qualcosa.
E da dove iniziare se non da ciò che più manca a chi si trova in uno stato di disabilità, ovvero uno spazio ed un tempo che sanno di normalità? Ferdinando Rappoli ha imparatomolto presto a mettersi nei panni di chi è disabile, perché sono proprio le persone a lui più vicine ad avergli insegnato cosa significhi doversi affidare continuamente agli altri. La mamma di Ferdinando, infatti, ha la sclerosi multipla, il papà il Parkinson: e per Ferdinando, che ha soli 37 anni ed è figlio unico, la giornata è scandita dai ritmi di vita e dai bisogni dei genitori, diventati disabili ancora in giovane età.
“Mia madre era un’artista, dipingeva quadri, e continua a farlo con un dito attraverso l’utilizzo del tablet – racconta Ferdinando – Ha sperimentato tutte le cure possibili contro la sclerosi multipla, ma ora è peggiorata, e per potersi spostare deve utilizzare la sedia a rotelle elettrica, che per fortuna abbiamo ottenuto dopo tanto tempo. Questa sedia, quantomeno, le permette di muoversi in casa e di scorgere anche il mare oltre il muretto che costeggia il lungomare di Catanzaro, quando la porto a passeggiare”.
Il padre, invece, non si è visto riconoscere il diritto all’accompagnatore, e per il disbrigo delle pratiche o per andare a ritirare la pensione fa riferimento al figlio, che deve districarsi anche tra le certificazioni da presentare ed i permessi da rinnovare per l’esenzione di medicinali e supporti medicali. Gran parte del suo tempo, quindi, Ferdinando lo dedica ai suoi genitori: e dopo aver fatto mille lavori e cercato inutilmente un’occupazione stabile, ha preso la decisione di fondare un’associazione di volontariato per portare avanti battaglie sociali nel loro nome e in nome di quanti condividono le medesime difficoltà.
“Le difficoltà non sono solo burocratiche, ma soprattutto legate allo scarso senso civico – continua Ferdinando – Ovunque in questa città bisogna ancora fare i conti con le barriere architettoniche, con le rampe troppo alte non a norma, con i pochi parcheggi destinati a disabili, in prossimità dei quali non è neanche previsto lo spazio necessario per l’apertura del portellone per la fuoriuscita della carrozzina. Nessuno, poi, fa a caso a quali pericoli possano celarsi, per le persone con difficoltà di deambulazione, dietro alle erbacce troppo alte, ai marciapiedi sconnessi, alle mancate segnalazioni degli accessi per disabili”. “Equality” nasce da tutto questo, e soprattutto dalla voglia di normalità delle persone con disabilità: per molti catanzaresi in difficoltà, infatti, poter andare al mare o in montagna, fare visita ad un amico o ad un parente, partecipare ad una festa o anche solo poter fare una passeggiata è equiparabile ad un sogno irrealizzabile. Ed è per questo che Ferdinando, sostenuto dai suoi genitori e da alcuni amici, ha pensato di mettersi a disposizione degli altri, alla guida del suo furgone a nove posti dotato di pedana, per permettere in totale gratuità di raggiungere il dottore, di fare visita ai parenti per Natale, di prendere parte al pranzo di Ferragosto o di andare in riva al mare a respirare un po’ d’aria. “Ci sono diverse associazioni che effettuano il servizio di disbrigo pratiche e di trasporto per le cure per i disabili, ma la mia intenzione è quella di andare oltre, di offrire cioè un momento di svago all’aria aperta o un po’ di compagnia nelle giornate in cui l’umore è più nero – spiega Ferdinando – Lo faccio ogni giorno con i miei genitori, sarei felice di poterlo fare anche con altri che si trovano nelle stesse condizioni e non possono contare sull’aiuto di un figlio, di un amico, di un vicino di casa”.
Per il mantenimento del veicolo Ferdinando si affida poi al buon cuore di sostenitori privati (soprattutto aziende) che possano fargli arrivare delle donazioni, contattandolo attraverso la pagina Facebook dell’associazione (Equality odv), o al numero 3898214596. Ma conta anche sulla disponibilità di volontari per la guida del mezzo, in modo da coprire, a turno, le varie richieste. La sua battaglia, infatti, per assicurare ai disabili una vita dignitosa che non si limita al puro assistenzialismo, dev’essere condivisa da tanti per essere vinta.