Uno studio sugli effetti della crisi climatica sulle migrazioni forzate
Il 6 dicembre scorso Legambiente ha presentato a Roma il report dal titolo “Un’umanità in fuga. Gli effetti della crisi climatica sulle migrazioni forzate”, realizzato in collaborazione con UNHCR, l’Agenzia ONU per i Rifugiati.
Nel nuovo report UNHCR e Legambiente fanno il punto su quanto sta accadendo oggi nel mondo, segnato da conflitti che non trovano pace e dalla crisi climatica che avanza sempre di più causando danni all’ambiente e colpendo in maniera sproporzionata le persone in situazione di vulnerabilità.
Una fotografia preoccupante su cui è fondamentale intervenire con azioni non più rimandabili. Per Legambiente e UNCHR cooperazione e dialogo internazionale, e più fondi per mitigazione e adattamento agli effetti della crisi climatica, in particolare ponendo attenzione al sostegno delle persone costrette alla fuga e alle comunità ospitanti, a partire dai gruppi più vulnerabili, devono essere le priorità da mettere al centro con l’urgenza di un’agenda internazionale comune che non può più aspettare.
Tra le testimonianze al centro del report quella di Madi Keita, 35 anni originario del Mali, che ha lasciato il suo Paese nel 2008 all’età di 19 anni. “In Mali manca l’acqua e chi non ha acqua non ha la vita. Senza contare la sistematica assenza del rispetto dei diritti umani che caratterizza le politiche e le azioni del governo”. Nel 2009 arriva in Libia, anche qui le condizioni politiche e sociali precipitano e Madi decide di andare in Europa. Nel 2011 arriva in Sicilia, dove inizia una nuova vita, prende il diploma di terza media e si forma per diventare mediatore interculturale.
Fonte: integrazionemigranti.gov.it