Il responsabile del settore conservazione dell’ente: «Nello specchio d’acqua della Seggiola fino alla Marina strisce grigiastre»
Acque luride o acqua minerale? A porgersi la domanda Pino Paolillo, naturalista e responsabile del settore conservazione Wwf Vibo Valentia/Vallata dello Stilaro in merito a quanto documentato nei giorni scorsi presso la cittadina napitina. Ne riportiamo l’intero contributo. «Lunedì 11 dicembre, ore 9,30: di ritorno da Tropea, mi affaccio per curiosità dalla terrazza del parcheggio Papa e osservo sconsolato i massi, messi (e poi rimossi) giù alla Seggiola. Mare un po’ agitato, ma niente di particolare. Tempo tre ore e mi giungono sul cellulare le foto dello stesso mare della Seggiola, e fin verso la Marina, con le ben note strisce grigiastre, segno evidente che, nel frattempo, qualcosa di anomalo (ma non troppo) è successo. Stavolta evito l’ennesima segnalazione per evitare l’ennesima replica che tutto è a posto e che le pompe di sollevamento delle 18 stazioni presenti su 13 chilometri di costa sono perfettamente funzionanti, come da più o meno recenti dichiarazioni. Ebbene, non avendo la possibilità di ispezionare personalmente tutti i 18 impianti, né di accertare lungo tutto il litorale napitino eventuali perdite, rotture di condotte e quant’altro, mi rassegno all’idea che (scommettiamo?) arriverà la prossima estate e assisteremo nuovamente all’ormai tradizionale ed entusiasmante diatriba tra gli incalliti detrattori del paese, quelli che ne vogliono la rovina turistica e ne infangano il santo nome, e quelli per cui i “liquami” o, se preferite, i “detriti”, oppure i “residui” o come cavolo vi pare, sono una pura invenzione, frutto di malevoli attacchi alla giunta di turno che assicura essere “tutto a posto”, così come in passato e “in saecula saeculorum”. Salvo poi convincere i turisti o i villeggianti a fare il bagno in mezzo ai “residui” che di tanto in tanto contrastano con le immagini di un mare cristallino che pure Pizzo sa offrire».
«Sabato 16 dicembre, ore 12,15, altro parcheggio (La Parrera), altra scena: dopo aver lasciato l’auto proprio sotto il costone roccioso, accanto al pozzo protetto da una grande grata di ferro e dopo aver decantato le bellezze del mio pase a un gruppo di visitatori appena scesi da un pullman, le mie papille olfattive (per nulla paragonabili a quelle di un segugio) vengono violentemente colpite da un odore non proprio olezzante, oserei dire, se mi è consentito, di origine fognaria. Mi sporgo sul pozzo e attraverso le sbarre noto un grosso tubo sulla destra da cui fuoriesce dell’acqua che proprio limpida non mi è sembrata, il che, associata alla particolare “fragranza”, per un attimo mi ha fatto pensare a dei veri e propri liquami che, vista la legge di gravità, sarebbero poi finiti in mare. Per onestà devo però ammettere che potrei essermi sbagliato, che in effetti il fetore può essere stato il frutto di un’allucinazione olfattiva e che le acque che ho fotografato, per uno strano gioco di luci, in effetti erano tutt’altro che torbide. Se così fosse, allora chiedo scusa per quella che potrebbe sembrare una infida allusione e, per farmi perdonare, propongo, dopo opportune analisi chimico-fisiche, se di acque limpide e salubri si tratta, di realizzare, occultando opportunamente la vicina stazione di sollevamento, una piccola fabbrica di imbottigliamento di acqua minerale. Un’occasione in più per rendere più piacevole la sosta dei turisti che arrivano con i pullman e che potrebbero dissetarsi nelle assolate giornate estive. In attesa di un posto (alberi no, per carità!) dove ripararsi e di un bagno pubblico dove espletare i loro impellenti bisogni corporali. Quanto al nome della nuova sorgente cristallina, non c’è che l’imbarazzo della scelta: La Parrera, la Pizzitanella, la Napizia, fate voi. La Gioacchina no, che porta male».
Fonte: ilVibonese